Secondo il rapporto 'Piccoli
schiavi invisibili 2019', le vittime accertate
in Italia sono 1.660.
I minorenni coinvolti sono passati dal 9 al 13 per cento. Anche sulle
20.500 vittime registrate complessivamente nell'Unione nel biennio
2015-16, più della metà dei casi riguarda lo
sfruttamento sessuale, e con un consistente 26% legato a quello
lavorativo.
Una
vittima su quattro è minorenne
Un
quarto delle vittime di tratta in Europa è composto da
minorenni e l’obiettivo principale dei
trafficanti di esseri umani è lo sfruttamento sessuale, che
in Italia è in crescita costante. Le vittime accertate sono 1.660, con un numero
sempre maggiore di minorenni coinvolti, cresciuti in un anno dal 9% al 13%.
Anche sulle 20.500 vittime registrate
complessivamente nell'Unione nel biennio 2015-16, il 56% dei casi riguarda la
tratta della prostituzione, con un pur consistente 26%
legato allo sfruttamento lavorativo.
“Non si può ignorare
il fatto che il fiorente mercato dello sfruttamento sessuale delle
minorenni in Italia è legato alla presenza di una forte
‘domanda’
da parte di quelli che ci rifiutiamo di definire ‘clienti’,
i quali sono parte attiva del processo”
Anche se non rappresenta il principale
obiettivo del sistema della tratta, lo sfruttamento lavorativo
in Italia è in crescita e nel 2018 gli illeciti registrati
con minori vittime, sia italiani che stranieri, sono stati 263, per il
76% nel settore terziario. Il
numero maggiore di violazioni sono state segnalate nei servizi di
alloggio e ristorazione (115) e nel commercio (39), nel
settore manifatturiero (36), nell'agricoltura (17) e nell'edilizia (11).
Piccoli
Schiavi Invisibili propone quest’anno al suo
interno la graphic novel ‘Storia di
Sophia. Una vittima di tratta. Una ragazza’,
illustrata dal fumettista Roberto
Cavone, che racconta
la storia vera di un’adolescente nigeriana.
Sfruttamento
sessuale, il 64% delle ragazze proviene dalla Nigeria
Provengono
dalla Nigeria o
dai Paesi dell’est europeo e dai Balcani le ragazze che sono maggiormente
esposte al traffico delle organizzazioni e reti criminali,
che poi gestiscono in Italia un circuito della prostituzione in
continua crescita. Il numero delle vittime di tratta minori e
neo-maggiorenni intercettate in sole cinque regioni (Marche, Abruzzo, Veneto, Lazio e
Sardegna) dagli operatori del progetto Vie d’Uscita
di Save the Children
è infatti cresciuto del 58%, passando dalle 1.396 vittime
del 2017 alle 2.210 nel 2018, mentre i Paesi di origine sono per il
64% la Nigeria e per il 34% Romania,
Bulgaria e Albania.
Il
sistema nigeriano
Il business della tratta internazionale a
scopo di sfruttamento sessuale adottato in Italia dalla mafia nigeriana
si basa su un sistema che si adatta al mutare delle condizioni.
Un
esempio: l’adescamento con la
falsa promessa di un lavoro in Italia di vittime nella Nigeria del sud,
avveniva in gran parte a Benin
City (Edo
State), ma sembra essersi
spostato più a sud, nel Delta
State, anche per ovviare agli
effetti di un editto della massima autorità religiosa del
popolo Edo, Ewuare
II, che nel 2018 ha dichiarato nullo il rito juju,
utilizzato dai trafficanti per sottomettere le giovani vittime,
disarticolando, purtroppo solo temporaneamente, l’intera rete
di controllo.
Le
ragazze e le donne nigeriane, giunte in
Italia dopo un viaggio attraverso la Libia e via mare dove subiscono
abusi e violenze, devono restituire alla mamam, la figura femminile che
gestisce il loro sfruttamento, un debito di viaggio che raggiunge i
30mila euro
e sono costrette a ‘lavorare’
fino a 12
ore tutte le notti, anche per 10-20 euro a prestazione, raccogliendo
dai 300 ai 700 euro al giorno.
"Buona
parte dei soldi, sottolinea Save the
Children, serve per
pagare vitto, alloggio e vestiti, spesso anche per
l’affitto del posto in strada dove si prostituiscono (joint),
e l’estinzione del debito diventa quasi
irraggiungibile”
Dalle
strade alle Connection-House
I
trafficanti hanno inoltre spostato il
circuito della prostituzione dai luoghi
più facilmente
identificabili, come le piazzole lungo le provinciali o le
maggiori
arterie stradali, verso
luoghi ‘meno
visibili’, il
cosiddetto giro walk, come le fermate dei bus o i parchi, oppure
all'interno delle case, che in alcuni casi sono connection-house,
gestite e frequentate prevalentemente da connazionali, come quelle
segnalate dagli operatori in Campania e Piemonte.
Albanesi,
bulgare e rumene. Il reclutamento e finti "Lover Boy"
Sulle
nostre strade è rimasta
costante la presenza di ragazze di origine rumena o bulgara,
ma si
segnala un aumento delle ragazze di origine albanese. Un
ritorno che
riguarda anche i gruppi criminali albanesi in Italia, secondi solo a
quelli nigeriani.
Il
reclutamento delle vittime nei Paesi di
origine avviene con metodi sempre più efficaci.
In Romania,
lo confermano diverse testimonianze, ci sono le
‘sentinelle’ dei trafficanti che individuano in
anticipo negli orfanotrofi le ragazze che stanno per lasciare le
strutture al compimento dei 18 anni, e mettono in atto un adescamento
basato su finte promesse d’amore e di un futuro felice in
Italia.
I
finti “lover
boy” che
sono affiancati ad ogni ragazza lungo il periodo di sfruttamento in
Italia, che può durare anni, esercitano un controllo totale
e violento, come nel caso, riportato dagli operatori, di una ragazza
rimasta incinta indotta ad entrare in una vasca riempita di cubetti di
ghiaccio per indurre l’aborto per shock termico.
Il
sistema nazionale anti-tratta adottato nel 2016 non è stato
ancora rifinanziato dall'attuale governo
La
risposta del sistema italiano di tutela
delle vittime è ancora frammentaria “ed
è necessario potenziarla”
spiega il dossier. Lo ha
rilevato anche il gruppo di esperti del Consiglio d’Europa
che nel 2018 ha condotto una valutazione del quadro normativo e
istituzionale nel nostro Paese rispetto all'applicazione della
Convenzione Europea in materia.
Secondo Save the Children il primo "Piano
Nazionale d’Azione contro la tratta" adottato
dai governi
Renzi e Gentiloni nel 2016 per tracciare le linee guida del contrasto e
della prevenzione ha rappresentato un passo positivo importante, ma
è scaduto a dicembre 2018 e non è stato ancora
definito un secondo piano dall'attuale governo.
Per quanto riguarda il "Programma
Unico di
Emersione", che racchiude le misure concrete per
l’emersione,
l’assistenza e l’integrazione sociale delle
vittime, il finanziamento è stato potenziato dall'attuale
governo e ammonta a 24 milioni per il triennio 2019-2021.
Vie
d'Uscita
L’organizzazione di Save the
Children ha attivato dal 2012 il progetto "Vie
d’Uscita",
realizzato in Marche,
Abruzzo, Veneto, Lazio, Calabria, Sardegna e
Piemonte.
Nel 2018 Vie d’Uscita ha sostenuto 32 percorsi di
avviamento all'autonomia di vittime fuoriuscite dal sistema di
sfruttamento.
Dal
2016, Save the Children ha poi attivato
la "Help-line
Minori Migranti" per offrire sostegno a minori stranieri
non accompagnati e a chi ha necessità di ricevere
informazioni ad hoc, dai familiari dei minori agli operatori delle
strutture di accoglienza, dai volontari ai comuni cittadini.
Il
servizio, gratuito e multilingue,
è attivo dal lunedì al venerdì, dalle
10 alle 17, al numero verde 800141016.