Stop
alla Tratta di Ragazze Nigeriane in Italia. Mai
più Schiave
(Who, What, Where, When, Why)
Ragazze ingannate, violentate, spesso
vendute dalle loro stesse famiglie in cambio di pochi dollari, portate
in Europa dalla Mafia Nigeriana, violenta e senza scrupoli per la vita
umana, schiave nel senso letterale del termine, costrette a pagare
anche l'aria che respirano. Minacciate le loro stesse, minacciata la
loro famiglia in Nigeria, private dei documenti personali, costrette a
prostituirsi fino a che quel dannato debito non viene estinto. Ragazze
che per uscire dalla povertà accettano un viaggio senza
ritorno.
La nostra è una denuncia
forte contro i trafficanti di queste schiave e la mafia nigeriana che
costringe queste ragazze, sempre più spesso minorenni, a
prostituirsi in Italia e in Europa. È anche una denuncia
forte contro il senso comune, che continua ancora a chiamare queste
donne-schiave "prostitute".
WHO(Chi)
Chi
è quella Ragazza?
Quel corpo seminudo ai bordi di una
strada buia di periferia?. Merce in vendita di una società
edonista e mercantile. Che la compra e la vende, insieme a moltissime
altre ragazzine come lei. Le chiamano prostitute, quando va bene.
Più spesso gettano loro addosso i vocaboli più
dispregiativi.
La maggior parte sono ragazze
giovanissime, quasi tutte immigrate: 15, 20 forse 30 mila sono
nigeriane. Vittime della povertà e dell'ingiustizia, di una
vita che non è degna di essere vissuta, molte di queste
ragazze si ritrovano ingannate da promesse fittizie, dal miraggio di
un'esistenza migliore, di un altrove fatto di benessere e
felicità: finiscono col ritrovarsi schiave sessuali, in una
situazione di vulnerabilità e povertà ancora
peggiore di quella da cui vengono, sradicate in un Paese straniero,
clandestine, senza identità né dignità.
Le chiamano prostitute, ma sarebbe
meglio chiamarle prostituite. Costrette a vendere se stesse,
corpi-merce di un traffico che ha preso la forma intollerabile di una
delle peggiori schivitù contemporanee. Donne vittime della
tratta, donne a pezzi, che cercano di liberarsi dalle catene di una
prigionia fatta di minacce e ricatti, di riti woodoo e di violenze, di
umiliazioni e paura.
Molte sono MORTE sulla strada, molte
sono uscite abbruttite, svuotate dei loro valori profondi, annientate
nella loro autostima, incapaci di recuperare il senso della vita e dei
loro valori femminili, negati e deturpati. Qualcuna ce l'ha fatta,
trovando conforto e protezione in molte persone e associazioni che in
Italia come in Nigeria hanno detto BASTA A QUESTO VERGOGNOSO TRAFFICO!
WHAT(Cosa)
La
Tratta di giovani ragazze, anche minorenni
La tratta di donne ai fini dello
sfruttamento sessuale è, secondo le Nazioni Unite, la terza
attività più redditizia al mondo, dopo il
traffico di armi e di droga. Ed è diffusa in maniera
capillare e ramificata in tutto il mondo. La "mafia
nigeriana" è tra le più potenti e
organizzate. A più livelli. A quello più basso si
trovano le mamam, spesso ex-prostitute loro stesse, che gestiscono le
ragazze quando arrivano in Italia, le avviano alla prostituzione e
raccolgono i pagamenti.
Le ragazze sono tenute a rimborsare
un debito spropositato: dai 30 ai 50 mila euro. Ogni loro prestazione "costa" al massimo
20 euro. Spesso anche di meno. E quindi la loro schiavitù
più durare anche diversi anni.
A un livello intermedio di questa
rete, il potere passa agli uomini che si occupano della logistica del
traffico da Benin City
a Lagos e da lì all'Europa. Alla fine degli anni '90 il "viaggio" si faceva
in aereo con documenti falsi, passando soprattutto per Parigi, ma anche
da Amsterdam e Madrid per poi arrivare a Torino, piuttosto che a
Palermo, Roma o Napoli. Oggi, con i controlli molto più
rigidi, il "viaggio"
avviene quasi sempre attraverso il deserto, da Benin City a Lagos e da
lì in Libia, attraversando il Niger e il deserto. Ed infine
in Italia sui barconi della morte.
Poi, a un livello più
alto, si trovano i veri e propri trafficanti che stanno in Nigeria: una
struttura ben organizzata, potente, ramificata, con molti contatti,
capace di corrompere ad alti livelli, con legami con governi e
ambasciate, e addentellata in tutta Europa. Una vera e propria
organizzazione a delinquere, in grado di trafficare documenti e visti
su scala trans-nazionale, oltre che ragazze spesso minorenni.
In Italia sono in molti a lottare
contro questo traffico, dalle forze dell'ordine alle numerose
associazioni e organizzazioni religiose e del privato sociale. Si
occupano di perseguire i trafficanti, ma soprattutto di sensibilizzare
e prevenire, di accogliere le ragazze che escono dalla strada e di
avviarle verso percorsi di recupero che restituiscano loro
DIGNITÀ e una prospettiva di futuro.
WHERE(Dove)
La
Nigeria
La
Nigeria, il "gigante
d'Africa". BENIN
CITY, la
città dove tutto è cominciato. Un'Africa che sta
cambiando in maniera impressionante e caotica. Un'Africa dove restano
forti alcuni riferimenti tradizionali, la famiglia, il villaggio,
valori e norme di comportamento, ma anche superstizioni e stregoneria,
e dove sempre più si impongono stili di vita e modelli
culturali di tipo occidentale, spesso legati a logiche consumistiche e
materialistiche.
E in tutto questo si inserisce Boko
Haram, i miliziani islamici che provocano terrore da anni nelle regioni
del Nord della Nigeria, e le violenze contro i cristiani, i rapimenti
di ragazze, la distruzione di villaggi, gli attentati quasi quotidiani.
Il connubio talvolta è un
ibrido inquietante. Come a Benin
City, centro dei traffici di ragazze
verso l'Europa e specialmente l'Italia. Qui la povertà
è diffusa ed è evidente e stride in maniera
sconcertante con alcuni simboli di ricchezza e potere ben esibiti: Suv
americani, campi da golf, ville sontuose e protette come fortezze. E
lì accanto, la miseria ed il degrado.
Ma Benin City non
è che
un piccolo specchio della Nigeria, un Paese dai forti contrasti,
ricchissimo di petrolio e vergognosamente povero: il 92,4 per cento
della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. La vita costa
poco e non vale quasi niente. Bastano pochi spiccioli per mangiare il
solito piatto di riso e pesce secco, ma per pochi spiccioli una
famiglia può "vendere"
il proprio bimbo come domestico (o
la
propria bimba) nelle case di chi sta un po' meglio. O una "ragazza"
può vendere se stessa per cercare di sopravvivere e di far
sopravvivere la propria famiglia.
Il sogno è di andarsene:
l'Europa, l'altrove, il paradiso immaginato, inseguito, voluto ad ogni
costo. Molte ci provano in tutti i modi a raggiungerlo. Molti, i
trafficanti di ragazze, si sono ben organizzati per renderlo possibile.
Ma a carissimo prezzo!
WHEN(Quando)
Quando
è cominciato
Negli ANNI OTTANTA,
il traffico di ragazze nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale
era una delle tante attività illegali gestite dai nigeriani.
Poi si è consolidato nei decenni successivi, diventando una
vera e propria "impresa"
ben strutturata e particolarmente redditizia. Sin dall'inizio hanno
avuto come punti di approdo e "smistamento"
Torino e l'area di Castel Volturno, in provincia di Caserta. E come
base
logistica, organizzativa e di "reclutamento"
Benin City.
A Castel Volturno, in
particolare, mafia
nigeriana e camorra
nel tempo hanno stretto alleanze e oggi è considerata una
vera e propria roccaforte della mafia nigeriana in Italia.
Qui, molte ragazze provano
innanzittutto a cavarsela con lavoretti informali, che rappresentano
spesso l'unica possibilità di guadagnare qualche soldo. Per
tante il sogno è di fare la parrucchiera. E con il miraggio
di questo sogno semplice molte sono state convinte a partire. Un
inganno che le ha portate a sopportare viaggi impossibili: la
traversata nel deserto del Sahara e poi del Mediterraneo, dove molte
hanno perso la vita. Chi
ce la fa finisce su una strada.
QUANDO
IL SOGNO SI TRASFORMA IN UN
INCUBO. Eppure alcune ragazze sono riuscite a liberarsi da
questa
schiavitù. Molte sono rimaste in Italia, dove hanno provato
a fare altro e a ricostruirsi una vita. Alcune sono rientrate in
Nigeria. A Benin City c'è qualcuno che le aspetta: le
religiose italiane, insieme a quelle nigeriane, con la collaborazione
di Caritas Italiana, della CEI e dei salesiani, hanno realizzato una
casa di accoglienza per ospitare quelle che tornano e hanno bisogno di
sostegno. QUANDO IL
VIAGGIO NON È A SENSO UNICO.
WHY(Perché)
Perché
hai fame
Perché
hai fame e ascolti il tuo stomaco. Prima di ogni altra
cosa. Perché a scuola non c'è posto per te. Ci
sono stati i tuoi fratelli maschi, non c'erano abbastanza soldi per
pagare tasse e libri per tutti. A casa, le bambine, aiutano la mamma.
Tanto lì ci sono tante cose da fare. Solo che quando diventi
grande, di lavoro non ne trovi mai.
Perché
manca sempre tutto: l'acqua
in casa, quando hai una casa vera e non una baracca, e i soldi per fare
la spesa. E manca la benzina alla pompa. E allora ci si
mette in fila, anche per giorni. Eppure la Nigeria produce
un'enormità di petrolio. Ma per gli altri!
Non
c'è lavoro e non c'è giustizia. E
c'è chi non ha niente e chi ha troppo, e se ne va in giro
con l'ultimo modello di Suv americano o va a giocare a golf e ha la
mega-villa fortificata come una fortezza.Perché altrove
è meglio. Altrove non può che essere meglio che
qui. Altrove ci sono tanti soldi e si può fare una bella
villa. E guadagnare un po' per aiutare la famiglia.
Perché
quello che è capitato alle altre non può capitare
a me. Quei racconti, tutte storie! Perché io
sono più intelligente e più furba, e
farò la parrucchiera o la cameriera. Perché
quando un sogno nasce dallo stomaco non credi a chi vuole demolirtelo,
prima ancora che provi a realizzarlo. Perché sognare
è l'unica cosa che ti resta quando non hai più
nient'altro. E PER UN
SOGNO SI PUÒ ESSERE DISPOSTI A TUTTO.