Informazioni

Foundation for Africa

Foundation for Africa, associazione fondata nel 2011 da Maris Davis, è entrata a far parte del circuito Piccoli Mondi Onlus, associazione veronese che si occupa di aiuti ad orfanotrofi in Siberia. Lo scopo è quello di creare una sinergia di collaborazione a livello europeo per quanto riguarda l'aiuto a bambini in difficoltà e più in generale alla protezione dell'infanzia abbandonata.

Foundation for Africa, in particolare, si occupa fin dalla sua nascita di problematiche inerenti al continente africano, della tratta di ragazze nigeriane fatte arrivare in Italia a fini di sfruttamento sessuale, e appunto di bambini africani (bambini e bambine soldato, mortalità e schiavitù infantile, bambini nelle zone di guerra o di conflitto, istruzione in Africa, sostegno di un orfanotrofio a Benin City in Nigeria, e propone l'istituto delle adozioni a distanza da attuarsi direttamente con associazioni e onlus che operano in Africa).

In questo sito ci occuperemo in particolare di informazione e formazione sull'Africa, tratteremo argomenti finalizzati a divulgare le nostre "Campagne Informative", e contribuireremo a sostenere il nostro orfanotrofio "Friends of Africa" a Benin City in Nigeria.

- Sito Internet principale -

Piccoli Mondi Onlus

Associazione Volontariato che aiuta gli Orfani fra il Lago Baikal e la Mongolia

Piccoli Mondi si occupa dei bambini di qualsiasi paese del mondo ma sopratutto dove non arriva mai nessuno.

Negli orfanotrofi della Siberia Orientale i bambini sono pacchetti in attesa di adozione, e le risorse per accudirli sono insufficienti. Molti di loro sono disabili o malati, e destinati a passare tutta la vita in un’istituzione. D’inverno le temperature arrivano a -45° e negli istituti abbiamo incontrato bambini senza scarpe, senza vestiti adatti ma soprattutto senza sogni e speranze. Vedere questi bimbi è un’esperienza che scuote, fa pensare che il mondo è davvero ingiusto, e poi che potresti fare qualcosa per loro.

Sostenere chi se ne prende cura, trovare i soldi per ciò di cui hanno bisogno non è cosa impossibile. Così è nata Piccoli Mondi - Associazione Volontari Orfani Siberiani onlus. Con i fondi raccolti dai volontari acquistiamo beni di prima necessità per neonati, vestiti e vaccini per i più grandicelli, ristrutturiamo case abbandonate e compriamo attrezzature e bestiame perché imparino a coltivare la terra e avere un futuro indipendente.

Piccoli Mondi collabora con la Fondazione siberiana Mondo Onesto con la ong Spagnola Filomundo, l’alliance worldnet, l’associazione di promozione sociale piùper e la rete di Istituzioni educative Polo Europeo della conoscenza.

- Sito Internet -

Friends of Africa

Edo Orphanage Home, Benin City (Nigeria)

Friends of Africa è nata nel 2008 per iniziativa di Maris Davis, Betty Amadin e di un gruppo di ragazze nigeriane di Udine al fine di aiutare e sostenere un orfanotrofio a Benin City in Nigeria.

In Italia l'Associazione "Friends of Africa" è sostenuta dalla comunità nigeriana del Friuli e fa parte della più ampia struttura organizzativa di Foundation for Africa.

Edo Orphanage Home ospita bambini di strada, bambini orfani e bambini abbandonati. Nell'orfanotrofio sono ospitate anche alcune giovanissime "ragazze madri" con i loro bimbi.

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Campagne Informative

Le Ragazze di Benin City

Ragazze ingannate, violentate, spesso vendute dalle loro stesse famiglie in cambio di pochi dollari, portate in Europa dalla Mafia Nigeriana, violenta e senza scrupoli per la vita umana, schiave nel senso letterale del termine, costrette a pagare anche l'aria che respirano. Minacciate le loro stesse, minacciata la loro famiglia in Nigeria, private dei documenti personali, costrette a prostituirsi fino a che quel dannato debito non viene estinto. Ragazze che per uscire dalla povertà accettano un viaggio senza ritorno.

La nostra è una denuncia forte contro i trafficanti di queste schiave e la mafia nigeriana che costringe queste ragazze, sempre più spesso minorenni, a prostituirsi in Italia e in Europa. È anche una denuncia forte contro il senso comune, che continua ancora a chiamare queste donne-schiave "prostitute".

Secondo la Caritas e le Associazioni anti-tratta attualmente in Italia ci sarebbero tra le 27 e le 30 mila ragazze nigeriane vittime di schiavitù sessuale, e due su cinque sono minorenni. Il totale delle prostitute sfruttate sono oltre centomila e, quindi, una su tre è di nazionalità nigeriana.

Il mercato della prostituzione nigeriana, solo in Italia, sviluppa un giro d'affari illecito a favore della mafia nigeriana di circa 5 milioni di euro al mese e va ad alimentare il mercato della droga, il traffico di esseri umani e, stante a recenti informative della DIA, anche il traffico di organi.

Un mercato alimentato dalla crescente offerta di sesso. In Italia ci sono nove milioni di clienti, il più alto numero in Europa, la metà dei quali è da considerarsi un frequentatore abituale di prostitute.

È soprattutto per questo motivo che Foundation for Africa, assieme ad altre associazioni anti-tratta, sostiene una legge che colpisca i "clienti", sul modello di quello nordico e francese, e come raccomandato anche dall'Unione Europea. Siamo assolutamente contrari alle case chiuse come aiuspicato, anche di recente, da alcune formazioni politiche.

Lo Stato NON deve diventare MAI, esso stesso, uno "sfruttatore" e favorire la prostituzione-coatta. Un modello ormai fallito (quello delle case chiuse) come dimostrato dalle legislazioni adottate in Germania, Austria, Svizzera e Olanda, dove la legalizzazione sulla prostituzione ha fatto aumentare gli sfruttatori, le prostitute, le case di appuntamento, e reso sempre più ricche le multinazionali del sesso a pagamento sulla pelle di ragazze deboli, povere e spesso emarginate.

Biafra, la Nigeria riconosce risarcimenti a 50 anni dalla guerra

La guerra che è costata la vita a oltre 1,2 milioni di persone pesa ancora oggi sul Biafra. Altri due milioni morirono di fame e malattie, la metà erano bambini.

Alla fine del conflitto oltre 5 milioni di persone furono costrette ad abbandonare le loro terre per far posto ai pozzi petroliferi.

Se da una parte il governo di Abuja riconosce un risarcimento alle vittime e inizia a bonificare le aree infestate da ordigni abbandonati, dall'altra dichiara "terroristica" l'organizzazione che chiede l'indipendenza.

In uno dei rari tentativi di affrontare la questione della guerra del Biafra e di sanare le profonde cicatrici che ha lasciato su milioni di nigeriani, nei giorni scorsi il governo di Abuja ha accettato di risarcire con 139 milioni di dollari le vittime del confitto, concluso cinquant’anni fa. E oltre a versare l’indennizzo, saranno stanziati 105 milioni di dollari per bonificare dagli ordigni abbandonati, i territori che furono teatro degli aspri combattimenti tra il 1967 e il 1970.

Gli esperti governativi hanno riconosciuto lo status di reduci di guerra a 685 persone. A quasi 500 di esse, incluse quelle che avevano inizialmente citato in giudizio il governo, è stato anche accordato un risarcimento per essere stati vittime dell’esplosione di mine e bombe. La decisione della Nigeria è il risultato di una risoluzione extragiudiziale, che ha fatto seguito a un procedimento presentato contro il governo federale nel 2012.

Una lunga scia di violenza nel sud-est della Nigeria

Il provvedimento giunge dopo mesi di crescenti tensioni nel sud-est della Nigeria causate dalle rinnovate richieste di secessione avanzate dal movimento dei popoli indigeni del Biafra (IPOB), che dopo mezzo secolo continua a rivendicare l’indipendenza del Biafra.

La radicalizzazione violenta del confronto si era manifestata lo scorso 12 settembre, quando l’esercito nigeriano ha fatto irruzione nella casa del leader dell’Ipob, NwannekaenyiNnamdiKenny Okwu Kanu, per arrestarlo. Nel conflitto a fuoco che ne è seguito sono morti 20 militanti del gruppo separatista.

Poi, lo scorso 15 settembre, le truppe nigeriane dispiegate nella regione hanno lanciato l’operazione Python Dance II nei cinque stati sud-orientali, Abia, Anambra, Ebonyi, Enugu e Imo, per porre fine alla campagna di secessione del movimento. Nel corso dell’operazione, terminata il 10 ottobre, sono morti quattro membri dell’IPOB, mentre il leader Nnamdi Kanu, da allora non è più comparso in pubblico.

Movimento per indipendenza Biafra definito “terrorista”

Pochi giorni dopo, il ministro della Giustizia nigeriano, Abubakar Malami, ha emesso un provvedimento che bollava l’IPOB come un’organizzazione terroristica, per aver agito contro funzionari della sicurezza e cittadini nigeriani.

La decisione di classificare l’IPOB come un’organizzazione terroristica ha suscitato le critiche degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Inoltre, questa scelta stride col fatto che il gruppo indipendentista è ufficialmente riconosciuto a livello internazionale, da quando le Nazioni Unite l’hanno annesso nell’Ecosoc, l’organismo che raccoglie più di 3.200 ong internazionali.

Nel frattempo, il sentimento anti-nigeriano dei biafrani ha continuato a covare sotto le ceneri emergendo periodicamente e dando luogo a sanguinosi scontri fra i separatisti biafrani e l’esercito federale, sempre repressi con violenza dai militari nigeriani.

La guerra del Biafra oggi è ancora un tabù in Nigeria

Nel paese africano molti sperano che il risarcimento deciso dal governo serva a stemperare le tensioni degli ultimi mesi e sia un segnale della volontà di discutere la pluridecennale questione dell’eredità e delle divisioni lasciate dalla guerra, che dopo cinquant’anni in Nigeria è ancora considerata un argomento tabù.

Certo è che nell’immediato dopoguerra, le ritorsioni applicate dal governo federale nei confronti degli Igbo (l’etnia della popolazione biafrana) furono pesantissime, come la limitazione all’accesso ai conti correnti e le discriminazioni nell’impiego pubblico e privato. Mentre l’amministrazione di alcune delle città con forte presenza Igbo venne affidata a gruppi etnici rivali come gli Ijaw e Ikwerre.

Senza contare che il nome Biafra è stato cancellato da tutte le mappe geografiche della Nigeria e quello che per tre anni fu uno Stato indipendente, adesso è smembrato in nove entità territoriali diverse.

Senza dubbio, è troppo tardi per i programmi di riconciliazione, ma oltre ai risarcimenti, anche l’apertura di un dialogo tra governo e movimenti pro-Biafra può avere un ruolo importante nell’aiutare i molti nigeriani, che ancora portano le cicatrici di uno dei conflitti più devastanti del secolo scorso.

Fame e malattie. L’emergenza umanitaria del Biafra

Un conflitto che costò la vita a più di un milione e 200 mila persone e produsse un’emergenza umanitaria senza precedenti, che culminò in una drammatica carestia che provocò la morte di altri due milioni di uomini, donne e bambini.

Tutto questo, mentre i filmati in bianco e nero trasmessi dai telegiornali dell’epoca mandavano in onda le terribili immagini dei volti scavati di bambini biafrani sofferenti con l’addome gonfiato dal liquido ascitico.

La mobilitazione generale delle organizzazioni non governative internazionali fu così impressionante che sotto la guida del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc), Oxfam, Africa Concern, Catholic Relief Services, Caritas International, Quaker-Service-Nigeria e altre organizzazioni che operavano sotto il cappello della Joint Church Aid (Jca), diedero vita alla più importante operazione umanitaria della loro storia dopo i programmi di assistenza ai rifugiati della seconda guerra mondiale.