Stop alla Tratta di Ragazze Nigeriane in Italia. Mai più Schiave
(Who, What, Where, When, Why)
![Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/betty.marisdavis.com/CI/photo/CI02.jpg?w=525)
Ragazze ingannate, violentate, spesso vendute dalle loro stesse famiglie in cambio di pochi dollari, portate in Europa dalla Mafia Nigeriana, violenta e senza scrupoli per la vita umana, schiave nel senso letterale del termine, costrette a pagare anche l'aria che respirano. Minacciate le loro stesse, minacciata la loro famiglia in Nigeria, private dei documenti personali, costrette a prostituirsi fino a che quel dannato debito non viene estinto. Ragazze che per uscire dalla povertà accettano un viaggio senza ritorno.
La nostra è una denuncia forte contro i trafficanti di queste schiave e la mafia nigeriana che costringe queste ragazze, sempre più spesso minorenni, a prostituirsi in Italia e in Europa. È anche una denuncia forte contro il senso comune, che continua ancora a chiamare queste donne-schiave "prostitute".
![020300 Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/rbc.marisdavis.com/02/020300_s.jpg?w=525)
Quel corpo seminudo ai bordi di una strada buia di periferia?. Merce in vendita di una società edonista e mercantile. Che la compra e la vende, insieme a moltissime altre ragazzine come lei. Le chiamano prostitute, quando va bene. Più spesso gettano loro addosso i vocaboli più dispregiativi.
La maggior parte sono ragazze giovanissime, quasi tutte immigrate: 15, 20 forse 30 mila sono nigeriane. Vittime della povertà e dell'ingiustizia, di una vita che non è degna di essere vissuta, molte di queste ragazze si ritrovano ingannate da promesse fittizie, dal miraggio di un'esistenza migliore, di un altrove fatto di benessere e felicità: finiscono col ritrovarsi schiave sessuali, in una situazione di vulnerabilità e povertà ancora peggiore di quella da cui vengono, sradicate in un Paese straniero, clandestine, senza identità né dignità.
Le chiamano prostitute, ma sarebbe meglio chiamarle prostituite. Costrette a vendere se stesse, corpi-merce di un traffico che ha preso la forma intollerabile di una delle peggiori schivitù contemporanee. Donne vittime della tratta, donne a pezzi, che cercano di liberarsi dalle catene di una prigionia fatta di minacce e ricatti, di riti woodoo e di violenze, di umiliazioni e paura.
Molte sono MORTE sulla strada, molte sono uscite abbruttite, svuotate dei loro valori profondi, annientate nella loro autostima, incapaci di recuperare il senso della vita e dei loro valori femminili, negati e deturpati. Qualcuna ce l'ha fatta, trovando conforto e protezione in molte persone e associazioni che in Italia come in Nigeria hanno detto BASTA A QUESTO VERGOGNOSO TRAFFICO!
![020111 Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/rbc.marisdavis.com/02/020111_s.jpg?w=525)
La tratta di donne ai fini dello sfruttamento sessuale è, secondo le Nazioni Unite, la terza attività più redditizia al mondo, dopo il traffico di armi e di droga. Ed è diffusa in maniera capillare e ramificata in tutto il mondo. La "mafia nigeriana" è tra le più potenti e organizzate. A più livelli. A quello più basso si trovano le mamam, spesso ex-prostitute loro stesse, che gestiscono le ragazze quando arrivano in Italia, le avviano alla prostituzione e raccolgono i pagamenti.
Le ragazze sono tenute a rimborsare un debito spropositato: dai 30 ai 50 mila euro. Ogni loro prestazione "costa" al massimo 20 euro. Spesso anche di meno. E quindi la loro schiavitù più durare anche diversi anni.
A un livello intermedio di questa rete, il potere passa agli uomini che si occupano della logistica del traffico da Benin City a Lagos e da lì all'Europa. Alla fine degli anni '90 il "viaggio" si faceva in aereo con documenti falsi, passando soprattutto per Parigi, ma anche da Amsterdam e Madrid per poi arrivare a Torino, piuttosto che a Palermo, Roma o Napoli. Oggi, con i controlli molto più rigidi, il "viaggio" avviene quasi sempre attraverso il deserto, da Benin City a Lagos e da lì in Libia, attraversando il Niger e il deserto. Ed infine in Italia sui barconi della morte.
Poi, a un livello più alto, si trovano i veri e propri trafficanti che stanno in Nigeria: una struttura ben organizzata, potente, ramificata, con molti contatti, capace di corrompere ad alti livelli, con legami con governi e ambasciate, e addentellata in tutta Europa. Una vera e propria organizzazione a delinquere, in grado di trafficare documenti e visti su scala trans-nazionale, oltre che ragazze spesso minorenni.
In Italia sono in molti a lottare contro questo traffico, dalle forze dell'ordine alle numerose associazioni e organizzazioni religiose e del privato sociale. Si occupano di perseguire i trafficanti, ma soprattutto di sensibilizzare e prevenire, di accogliere le ragazze che escono dalla strada e di avviarle verso percorsi di recupero che restituiscano loro DIGNITÀ e una prospettiva di futuro.
![020112 Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/rbc.marisdavis.com/02/020112_s.jpg?w=525)
La Nigeria, il "gigante d'Africa". BENIN CITY, la città dove tutto è cominciato. Un'Africa che sta cambiando in maniera impressionante e caotica. Un'Africa dove restano forti alcuni riferimenti tradizionali, la famiglia, il villaggio, valori e norme di comportamento, ma anche superstizioni e stregoneria, e dove sempre più si impongono stili di vita e modelli culturali di tipo occidentale, spesso legati a logiche consumistiche e materialistiche.
E in tutto questo si inserisce Boko Haram, i miliziani islamici che provocano terrore da anni nelle regioni del Nord della Nigeria, e le violenze contro i cristiani, i rapimenti di ragazze, la distruzione di villaggi, gli attentati quasi quotidiani.
Il connubio talvolta è un ibrido inquietante. Come a Benin City, centro dei traffici di ragazze verso l'Europa e specialmente l'Italia. Qui la povertà è diffusa ed è evidente e stride in maniera sconcertante con alcuni simboli di ricchezza e potere ben esibiti: Suv americani, campi da golf, ville sontuose e protette come fortezze. E lì accanto, la miseria ed il degrado.
Ma Benin City non è che un piccolo specchio della Nigeria, un Paese dai forti contrasti, ricchissimo di petrolio e vergognosamente povero: il 92,4 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. La vita costa poco e non vale quasi niente. Bastano pochi spiccioli per mangiare il solito piatto di riso e pesce secco, ma per pochi spiccioli una famiglia può "vendere" il proprio bimbo come domestico (o la propria bimba) nelle case di chi sta un po' meglio. O una "ragazza" può vendere se stessa per cercare di sopravvivere e di far sopravvivere la propria famiglia.
Il sogno è di andarsene: l'Europa, l'altrove, il paradiso immaginato, inseguito, voluto ad ogni costo. Molte ci provano in tutti i modi a raggiungerlo. Molti, i trafficanti di ragazze, si sono ben organizzati per renderlo possibile. Ma a carissimo prezzo!
![020151 Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/rbc.marisdavis.com/02/020151_s.jpg?w=525)
Negli ANNI OTTANTA, il traffico di ragazze nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale era una delle tante attività illegali gestite dai nigeriani. Poi si è consolidato nei decenni successivi, diventando una vera e propria "impresa" ben strutturata e particolarmente redditizia. Sin dall'inizio hanno avuto come punti di approdo e "smistamento" Torino e l'area di Castel Volturno, in provincia di Caserta. E come base logistica, organizzativa e di "reclutamento" Benin City.
A Castel Volturno, in particolare, mafia nigeriana e camorra nel tempo hanno stretto alleanze e oggi è considerata una vera e propria roccaforte della mafia nigeriana in Italia.
Qui, molte ragazze provano innanzittutto a cavarsela con lavoretti informali, che rappresentano spesso l'unica possibilità di guadagnare qualche soldo. Per tante il sogno è di fare la parrucchiera. E con il miraggio di questo sogno semplice molte sono state convinte a partire. Un inganno che le ha portate a sopportare viaggi impossibili: la traversata nel deserto del Sahara e poi del Mediterraneo, dove molte hanno perso la vita. Chi ce la fa finisce su una strada.
QUANDO IL SOGNO SI TRASFORMA IN UN INCUBO. Eppure alcune ragazze sono riuscite a liberarsi da questa schiavitù. Molte sono rimaste in Italia, dove hanno provato a fare altro e a ricostruirsi una vita. Alcune sono rientrate in Nigeria. A Benin City c'è qualcuno che le aspetta: le religiose italiane, insieme a quelle nigeriane, con la collaborazione di Caritas Italiana, della CEI e dei salesiani, hanno realizzato una casa di accoglienza per ospitare quelle che tornano e hanno bisogno di sostegno. QUANDO IL VIAGGIO NON È A SENSO UNICO.
![020936 Le Ragazze di Benin City](https://i0.wp.com/rbc.marisdavis.com/02/020936_s.jpg?w=525)
Perché hai fame e ascolti il tuo stomaco. Prima di ogni altra cosa. Perché a scuola non c'è posto per te. Ci sono stati i tuoi fratelli maschi, non c'erano abbastanza soldi per pagare tasse e libri per tutti. A casa, le bambine, aiutano la mamma. Tanto lì ci sono tante cose da fare. Solo che quando diventi grande, di lavoro non ne trovi mai.
Perché manca sempre tutto: l'acqua in casa, quando hai una casa vera e non una baracca, e i soldi per fare la spesa. E manca la benzina alla pompa. E allora ci si mette in fila, anche per giorni. Eppure la Nigeria produce un'enormità di petrolio. Ma per gli altri!
Non c'è lavoro e non c'è giustizia. E c'è chi non ha niente e chi ha troppo, e se ne va in giro con l'ultimo modello di Suv americano o va a giocare a golf e ha la mega-villa fortificata come una fortezza.Perché altrove è meglio. Altrove non può che essere meglio che qui. Altrove ci sono tanti soldi e si può fare una bella villa. E guadagnare un po' per aiutare la famiglia.
Perché quello che è capitato alle altre non può capitare a me. Quei racconti, tutte storie! Perché io sono più intelligente e più furba, e farò la parrucchiera o la cameriera. Perché quando un sogno nasce dallo stomaco non credi a chi vuole demolirtelo, prima ancora che provi a realizzarlo. Perché sognare è l'unica cosa che ti resta quando non hai più nient'altro. E PER UN SOGNO SI PUÒ ESSERE DISPOSTI A TUTTO.