Quello che nessuno osa dire di Maometto

Le Pillole di Maris

Quello che nessuno osa dire di Maometto

Sono molto orgogliosa di essere definita "razzista" perché NON amo l'Islam

Non odio i mussulmani in quanto persone, poveretti sono nati semplicemente in un posto sbagliato, in mezzo ad una cultura intrisa di Islam, non hanno colpe. Ma non capisco coloro che si convertono all'Islam da grandi. Semplicemente inconcepibile, come Silvia Romano, convertita nella religione di chi la rapì.

Fatevi qualche domanda, tra tutte le religioni al mondo l'Islam è l'unica che nasce dall'oggi al domani per "ispirazione" di un certo Maometto. Si dice che il Corano non lo scrisse nemmeno lui, il Profeta, (alcuni pensano, anche in ambienti islamici, che era pure analfabeta), ma lo dettò ai suoi seguaci, e la stesura definitiva fu scritta da "qualcuno" dopo la sua morte.

Ma chi era Maometto

Perfino Dante lo colloca all'Inferno (Canto XXVIII)

Tra i commenti dei miei post c'è sempre qualcuno che mi definisce "razzista". Ma se essere definita "razzista" perché odio Maometto, un terrorista dei suoi tempi (ve lo immaginate una religione fondata da un terrorista ??).

Nel 627 d.C. Maometto partecipò di persona alla decapitazione di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza alle porte di Medina in Arabia Saudita, e questo al giorno d'oggi lo definiremo massacro. (Fatto storico)

Ma se essere definita "razzista" perché odio Maometto, un pedofilo (ve lo immaginate una religione fondata da un pedofilo ??)

Sposò Aisha, la sua sesta moglie), quando lei aveva solo sei anni, matrimonio combinato, poi la stuprò quando ne aveva nove. Tutto scritto nero su bianco nel Corano.

Essere definita "razzista" da gente che crede ancora che Maometto sia l'incarnazione del bene, mi rende orgogliosa. È tutta "gente" che rinnega la storia e che oggi, in nome di un Dio "fantasma" continua ad UCCIDERE.

Il Woodoo e la religione Animista dell’Africa occidentale

Il Woodoo e la religione animista dell'Africa occidentale

Le Ragazze di Benin City, vittime di tratta, costrette a prostituirsi, vengono sottoposte a rituali woodoo "juju". Abbiamo scritto una serie di articoli per capire e far capire che cosa è il woodoo, la "religione" più antica del mondo.

Una ragazza sottoposta a un rito "juju" non deve mai denunciare i suoi sfruttatori, deve pagare il debito di viaggio, deve obbedire alla sua "mamam". Per chi trasgredisce la morte, sua o dei suoi familiari, disgrazia e maleficio.

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Nigeria. Oltre 400 studenti rapiti dopo il vile attacco islamista ad una scuola nello Stato di Katsina

Continuano nel nostro paese d'origine gli orrori dell'Islam integralista nell'indifferenza dell'occidente e nel nulla assoluto dell'attuale governo federale nigeriano (di ispirazione islamica)

Nigeria, attacco a una scuola nel nord-ovest, rapiti e poi rilasciati 400 studenti. Altri 400 ancora nelle mani degli integralisti islamici responsabili dell'attacco

Sono stati rilasciati alcuni dei circa 800 studenti che erano scomparsi dopo che uomini armati, appartenenti alla milizia islamica Boko Haram, hanno attaccato una scuola di istruzione secondaria nella zona nord-occidentale della Nigeria, la Government Science Secondary School di Kankara. È accaduto venerdì sera nello Stato di Katsina, nella Nigeria nord-occidentale.

«I ragazzi continuano a tornare e, secondo le informazioni disponibili, sono 406 in totale quelli già rientrati». Così ha affermato Badamasi Charanchi, funzionario del ministero dell'Istruzione in dichiarazioni riportate dal quotidiano nigeriano Vanguard. Ma gli studenti dell'istituto sarebbero più di 800 e la polizia al momento ha confermato il rientro di soli 200 ragazzi.

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato l'attacco e ha ordinato alla scuola di effettuare un controllo e chiesto alle famiglie di collaborare per determinare il numero specifico di studenti che si trovavano nell'istituto.

Testimonianze

I residenti che vivono vicino al collegio per soli ragazzi hanno raccontato alla BBC di aver sentito degli spari intorno alle 23 ora locale di venerdì e che l'attacco è durato più di un'ora. Il personale di sicurezza della scuola è riuscito a respingere alcuni degli aggressori prima che arrivassero i rinforzi della polizia.

Durante il successivo scontro a fuoco, alcuni degli uomini armati sono stati costretti a ritirarsi, dando ad alcuni degli studenti la possibilità di scalare la recinzione della scuola e correre verso la salvezza, riparando nella foresta. Molti, sempre secondo le testimonianze rese alla polizia, sono stati rapiti e portati via dagli assalitori, molti si sono salvati, di altre centinaia si sono perse le tracce. I genitori si sono subito affollati nella scuola tentando di avere notizie e in contemporanea sono partite le ricerche.

Decine di episodi simili in passato

L’accaduto evoca il ricordo sinistro del sequestro di 276 studentesse dall'istituto di Chibok, nello Stato nord-orientale di Borno nell'aprile 2014, ad opera del gruppo estremista islamico Boko Haram. La dinamica è sempre la stessa, un attacco a colpi di Kalashnikov contro una scuola quando ormai è buio, lo scontro a fuoco con la polizia, il panico dei ragazzi che cercano di fuggire, il caos. Di quelle ragazze di Chibok un centinaio sono tuttora introvabili.

Nel febbraio 2018 un altro rapimento, quello di 110 studentesse da una scuola-collegio a Dapchi, nel nord este della Nigeria, sempre da parte dell'ala filo-Isis dell'organizzazione terroristica sunnita. Le ragazze furono rilasciate dopo poco più di un mese con un monito, non mandate più nessuna giovane a scuola perché, come significa Boko Haram in lingua locale, «l'istruzione occidentale è proibita».

L'attacco di venerdì non è stato rivendicato ma l'ipotesi più probabile è che questa volta la paternità sia da attribuire a uno dei molti gruppi di banditi islamisti di etnia fulani attivi nella Nigeria nord-occidentale, e che si ispirano a Boko Haram.

A partire dal governo federale e fino ad arrivare all'occidente tanto evoluto, nella mia Nigeria nessuno ha fatto mai niente per contrastare la crudeltà dell'integralismo islamico

Dal 2009, ovvero da oltre dieci anni, l'integralismo islamico nella mia Nigeria uccide, mette bombe, distrugge chiese e scuole. Brucia interi villaggi e rapisce ragazze per farne delle schiave sessuali, e rapisce ragazzi (come in questo ultimo caso) affinché diventino soldati di Boko Haram.

Boko Haram ha provocato 2,7 milioni di profughi, e quasi tutti non potranno mai più tornare alle loro case perché i loro villaggi, le loro case sono state rase al suolo. Un'area grande come il Belgio, nel Borno State a nord-est del paese, è diventata un deserto, tutto è stato distrutto. 4,5 milioni di persone attorno al lago Ciad sta morendo di fame perché prive di qualsiasi sostentamento, luoghi inaccessibili e pericolosi dove anche le associazioni umanitarie hanno difficoltà ad arrivare.

Più di un milione e mezzo di bambini e bambine non potrà mai più andare a scuola perché l'Islam ha distrutto le loro scuole, ucciso o fatto fuggire i loro insegnanti.

Di tutto questo orrore l'occidente tace, i media occidentali se ne fregano, salvo scrivere quattro fredde righe di circostanza quando capita qualcosa di davvero grave come è accaduto questa volta. Due governi federali degli ultimi dieci anni non hanno fatto nulla, davvero poco, per contrastare l'orrore dell'integralismo islamico nigeriano.

News dall'Africa

Sta arrivando un altro Natale. Siate felici

Da 2000 anni (e passa) nasce (in questo periodo) il “Salvatore“. L’umanità si è lasciata “fregare“. Duemila anni di guerre, di sofferenze, di discriminazioni, di soprusi. Che sciocchezza credere ancora al “Natale”

Il “Figlio di Dio“, era nato per salvare l’Umanità, sono passati duemila anni e nulla è cambiato. Che orrore credere ancora ad una favola. Milioni di persone (oggi) muoiono perché vengono uccise, massacrate, giustiziate. Milioni di persone muoiono perché vivono in zone di guerra. Centinaia di migliaia di donne sono “schiave” di uomini malvagi.

I ricchi che diventano sempre più ricchi alle spalle della povera gente, dei più deboli, degli indifesi, degli ultimi del mondo. Che fine hanno fatto le promesse del “Salvatore” di duemila anni fa. Dov’era quando mi stuprarono, e dov’era in tutti gli anni della mia schiavitù. Dove è adesso, mentre nella mia Nigeria stanno massacrando i cristiani, dov’era il “Salvatore” quando nella mia Nigeria hanno bruciato i villaggi, rapito e stuprato donne e ragazze, distrutto scuole e ucciso insegnanti per impedire ai bambini di studiare.

E poi ci dicono che ogni anno, da duemila anni, nasce il “Salvatore. Stronzate. Se fosse vero duemila anni sarebbero stati sufficienti per debellare guerre, soprusi, discriminazioni, schiavitù.

Andate a “fan culo” o voi che comperate il panettone per festeggiare un “SalvatoreINUTILE.

Oggi, giorno di Natale. Ma io NON perdono

Le pillole di Maris Davis

Oggi, giorno di Natale. Ma io NON perdono

Riflessioni sulle parole di Papa Francesco nel giorno di Natale, e che in troppi NON mettono in pratica o fanno finta di non ascoltare. Le contraddizioni di tanti che, oggi, perfino si vantano di essere cristiani, ma che di cristiano non hanno nulla.

Nel giorno più importante per la cristianità il Papa ci invita a diffondere Amore, a seminare Speranza, ad avere Coraggio.

Ma ha ricordato anche i mali del mondo, i conflitti, l'odio che si diffonde, la schiavitù, quella del lavoro e quella sessuale, i bambini che muoiono per mancanza di medicine, di fame.

Ha ricordato chi è costretto migrare a causa dei conflitti, della mancanza di libertà, delle persecuzioni, della fame, della terra che si trasforma in deserto.

Ha ricordato chi viene torturato e violentato nei campi di prigionia, e magari muore nel deserto o nel mare per cercare un posto migliore in cui vivere, e ha ammonito chi NON accoglie, e alza muri, e distrugge i ponti della fraternità e della tolleranza.

Ha ricordato la mia Africa, la mia Nigeria, dove una religione "cattiva" uccide. Anche questa mattina in Burkina Faso 35 persone sono state uccise, erano quasi tutte donne. Un centinaio di uomini "cattivi" hanno assaltato un villaggio per uccidere proprio loro, le donne. Vigliacchi, ma vigliacco anche l'occidente cristiano che anche di fronte al grido del Papa non fa nulla e perfino fa finta di niente.

Impossibile perdonare chi non si pente per il male che ha fatto, impossibile perdonare chi uccide in nome di una religione, chi tortura, chi rende schiave le donne, i bambini, gli uomini. Io NON perdonerò mai chi mi rese schiava, come potrei se loro NON si sono mai pentiti, e anzi continuano e rendere schiave altre donne nigeriane.

Pensavo alle parole che il Papa ha rivolto oggi, giorno di Natale, ai cristiani, ai cattolici di tutto il mondo. Parole che sono lo spirito stesso del Vangelo, il libro che ci racconta di una nascita, pieno di parole d'Amore, di Speranza, di Coraggio, un libro che parla di accoglienza e di fraternità.

E poi penso all'ipocrisia di tanti italiani che sul quel Vangelo hanno "giurato", che si vantano di avere il crocifisso in tasca, che arrivano nei congressi di partito addirittura con il Presepio, simbolo della Natività, ma poi predicano odio per i migranti, i diversi. Impediscono alle navi di chi salva vite in mare di sbarcare e prestare soccorso.

Dall'alto della loro autorità istituzionale hanno fatto leggi che hanno reso "legale" l'odio, la discriminazione, e impediscono l'accoglienza, la fraternità e l'integrazione. Come hanno potuto fare tutto questo in nome del Vangelo ?? IPOCRITI, appunto.

Per fortuna c'è ancora un Papa coraggioso, baluardo di quelle parole scritte nel Vangelo e che oggi ci racconta di una nascita, alla faccia di quegli ipocriti che usano quello stesso Vangelo per fini politici personali.

Cari italiani, NON siate ipocriti, siate coraggiosi e liberatevi dei falsi profeti, di coloro che diffondono paure "ingiustificate", dei CATTIVI "dentro", di tutti quelli che si fanno scudo dei simboli del Cristianesimo ma poi se ne fregano di quello che quei simboli rappresentano, Amore, Speranza, Accoglienza, Integrazione, Coraggio.

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Burkina Faso. Le speranze di un popolo tra violenza jihadista e una grave crisi umanitaria

Il World Food Programme (WFP) lancia l’allarme sul peggioramento delle condizioni di vita in atto in Burkina Faso e nei paesi confinanti. Violenze diffuse e cambiamenti climatici le cause principali.

Burkina Faso. Le speranze di un popolo tra violenza jihadista e una grave crisi umanitaria

Nella fascia saheliana la crisi alimentare super il livello dell'emergenza

L’agenzia ONU World Food Programme (WFP) ha lanciato oggi l’allarme sul peggioramento della crisi umanitaria in atto in Burkina Faso e nei paesi confinanti, nella fascia saheliana centrale dell’Africa occidentale. La violenza diffusa e l’impatto a lungo termine del cambiamento climatico le cause principali. Secondo il WFP, la risposta umanitaria deve essere rapidamente potenziata, se si vogliono proteggere e salvare vite nel Burkina Faso e nella regione.

La malnutrizione oltre la soglia dell'emergenza

Il Burkina Faso sta vivendo una crisi drammatica crisi che ha sconvolto le vite di milioni di esseri umani. Quasi mezzo milione di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e un terzo del Paese è considerato ora zona di guerra. Le associazioni umanitarie registrano tassi di malnutrizione ben al di sopra della soglia di emergenza. Significa che bambini piccoli e madri che hanno appena partorito sono particolarmente in pericolo. Se il mondo vuole davvero salvare vite, questo è il momento

Scuole chiuse e campi abbandonati

C’è stato un brusco aumento delle violenze in Burkina Faso. Nella prima metà del 2019 si sono registrati più attacchi di quanti ne siano avvenuti in tutto il 2018, con vittime civili in numero quattro volte maggiore rispetto a tutto il 2018. I livelli crescenti di insicurezza hanno portato alla chiusura delle scuole e all'abbandono dei campi da parte degli agricoltori, fuggiti in cerca di salvezza, in un paese dove quattro persone su cinque contano sull'agricoltura per i propri mezzi di sostentamento.

L’impatto sui 20 milioni di persone che vivono in aree di conflitto nella regione è drammatico. Solo nel Burkina Faso, almeno 486.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. Nei tre paesi del Sahel centrale (Mali, Burkina Faso e Niger) gli sfollati sono ora 860.000 mentre arrivano a 2,4 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza alimentare anche se la cifra aumenta in continuazione a causa del continuo aumento di persone costrette ad abbandonare i propri luoghi di origine.

La sfida contro i cambiamenti climatici

Il WFP e le altre agenzie umanitarie si trovano ad affrontare la crisi crescente in un momento in cui scarseggiano i finanziamenti a sostegno delle operazioni di soccorso e nuove risorse sono necessarie per rispondere ai maggiori bisogni. Anche al netto dell’insicurezza che aggrava la situazione, il Sahel è colpito duramente dai cambiamenti climatici e molte comunità stanno già cercando di adattarsi all'imprevedibilità del clima.

La sfida per il WFP è immensa: rispondere ai bisogni umanitari immediati e, allo stesso tempo, salvaguardare gli investimenti fatti nella resilienza e nella auto-sufficienza delle comunità affinché i progressi fatti negli ultimi anni non siano vanificati.

Il lavoro del WFP in 80 Paesi

Il WFP ha rafforzato la sua risposta, fornendo assistenza alimentare e nutrizionale, quest'anno, ad oltre 2,6 milioni di persone nei tre paesi del Sahel Centrale, concentrando gli sforzi in aree dove i bisogni umanitari sono maggiori e dove si sono verificati i maggiori spostamenti di popolazione.

Il WFP ha urgentemente bisogno di 150 milioni di dollari per le operazioni nei tre paesi del Sahel centrale, Mali, Niger e Burkina Faso, che includono sia le attività emergenziali che quelle sulla costruzione della resilienza. Il World Food Programme delle Nazioni Unite lavora in oltre 80 paesi nel mondo, sfamando le persone colpite da conflitti e disastri e gettando le basi per un futuro migliore.

“Il conflitto va avanti a passo veloce"

Sahel Centrale. L'emergenza umanitaria che il mondo sta ignorando

Stiamo parlando del Sahel centrale, una regione dell’Africa che comprende Burkina Faso, Mali e Niger, dove 20 milioni di persone, si stima, vivono in zone colpite dai conflitti e dove 2,4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare, un numero in crescita a causa dei continui spostamenti di sfollati.

Il Sahel è storicamente e strutturalmente molto povero, non riceve i grandi investimenti di cui avrebbe bisogno. È un’area soggetta a shock climatici, dove si registrano le temperature più alte e le minori risorse naturali per l’agricoltura

Parti del Burkina Faso, dove il conflitto si è intensificato durante tutto l’anno, sono in “caduta libera” poiché la minaccia di violenza da parte dei gruppi armati costringe le persone nelle zone rurali a fuggire.

A gennaio c’erano circa 80.000 sfollati, ora sono circa 486.000, altri 250.000 sono sfollati del Mali e del Niger. Nelle prossime settimane, la cifra totale nella regione raggiungerà 1 milione di persone. Con questi due paesi anch'essi sull'orlo della crisi, a settembre il WFP ha dichiarato il Sahel centrale un’emergenza di livello 3, il grado più alto"

È un ambiente difficile, ancora di più adesso che la gente ha meno coltivazioni disponibili a causa del conflitto, il bestiame viene ucciso, la gente ha perso i mezzi di sussistenza

In questi paesi del Sahel, il 60% della popolazione ha meno di 25 anni, con un accesso limitato alle opportunità di lavoro e ai servizi sociali. Livelli cronici di malnutrizione, insicurezza alimentare, povertà e disuguaglianza sono prevalenti in tutti questi paesi; e con una popolazione sempre più giovane, alcuni finiscono ad ingrossare le fila dei gruppi armati.

I progressi che faticosamente si sono fatti nella costruzione della resilienza e nello sviluppo rischiano di sfumare. In Niger, da gennaio a settembre, il WFP ha assistito 9.700 studentesse adolescenti con borse di studio. Oggi le scuole sono chiuse in molte zone colpite dal conflitto, un bambino su tre non può andare a scuola.

Gli edifici scolastici sono tra i primi spazi che vengono usati per accogliere gli sfollati. Ciò influisce sulla frequenza scolastica nelle comunità ospitanti che, per complicare di più le cose, il WFP a volte non è in grado di raggiungere alcune zone proprio a causa del conflitto.

Il WFP ha assistito quest’anno 2,6 milioni di persone nei tre paesi del Sahel e richiede investimenti urgenti per una risposta più incisiva e per proteggere i progressi compiuti nei programmi in corso, in particolare nella costruzione della resilienza.

Ogni giorno ci sono persone fuggite appena in tempo dai loro villaggi con storie orribili”. Come ad esempio, l’uccisione di 25 membri di una famiglia. “Alcuni cercano di tornare indietro per vedere se riescono a prendere alcuni dei loro beni e non tornano, quindi è probabile che siano stati uccisi. Sono storie terrificanti

Il WFP lavora anche per sostenere le famiglie ospitanti che ricevono gli sfollati, l’ospitalità non è sempre facile, quando chi non ha quasi nulla accoglie decine di persone. Tra l’altro, sia chi ospita che chi viene ospitato deve affrontare un altro problema: trasferirsi in un determinato territorio, e viceversa non lasciarlo, può sollevare i sospetti del governo su come ciò sia possibile senza l’allineamento o la complicità con i gruppi armati.

La sfiducia, la violenza, non rispettano confini politici, né più né meno che una possibile siccità, che è una minaccia sempre sospesa sul Sahel, (l’ultima è avvenuta quasi dieci anni fa). Così il Burkina Faso, il Mali e il Niger rimangono in un groviglio di disperazione sempre più profondo.

Il Mali e il Burkina Faso erano paesi emblematici, negli anni ’90. Hanno rappresentato un buon esempio di contesti in cui “la vita non è facile, le risorse sono scarse ma c’è stabilità, erano sulla via della democrazia, la gente viveva bene insieme, nessun conflitto”. Noi avevamo zero problemi di accesso, loro avevano il turismo.

La stabilità che ha posto i paesi sulla strada dello sviluppo si è conclusa con la diffusione dei conflitti. Prima in Mali, nel 2012, e dal 2018 in Burkina Faso. In entrambi i paesi, la violenza ingolfa gli investimenti e mette a rischio lo sviluppo e i progressi nella resilienza. Un altro problema che il Sahel centrale deve affrontare è la mancanza di copertura mediatica: non se ne parla abbastanza, come per la Siria e per lo Yemen, ma la portata della tragedia è sostanziale e potenzialmente colpisce più persone di Siria e Yemen messi insieme.

Quest’area non interessa quasi a nessuno. Fino a quando non colpisce davvero dal punto di vista finanziario o politico e ha un impatto diretto sugli attori globali. Al momento, nessuno è veramente interessato e si sta semplicemente a guardare la tragedia che ha luogo davanti ai nostri occhi

Noi stiamo cercando in tutti i modi di continuare ad esserci, con le nostre operazioni sempre più rafforzate, perché questo dà anche un po’ di speranza alle persone, per non farle sentire completamente abbandonate”. Il WFP sta lavorando con i paesi del Sahel centrale, con l’UNICEF, la FAO e molti partner umanitari locali e internazionali.

Ciò che è immediatamente necessario è l’attenzione globale, gli sforzi politici e diplomatici e un enorme sostegno alle persone sul terreno per salvare vite umane, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile. Questo significa che, oltre alla risposta umanitaria, dovremmo agire collettivamente nelle “zone cuscinetto”, quelle aree del paese a rischio di scivolare nella violenza, per evitare ulteriori catastrofi.

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Cos’è morale e cos’è “immorale”

Le pillole di Maris Davis

Cos'è morale e cos'è "immorale"

Prendo spunto da una discussione che ho avuto solo ieri con un amico che contestava una mia foto (secondo lui immorale perché troppo "nuda", messa lì per prendere like) che ho pubblicato per parlare di un problema serio come il razzismo.

Ognuno di noi si crea delle barriere mentali in base a dove vive, come vive, in base alle tradizioni sociali e religiose in cui è cresciuto, ai luoghi e alle situazioni in cui si trova, e all'evoluzione dei tempi.

Parliamo in particolare del nudo femminile.

Se alcuni decenni fa faceva scandalo il seno esibito da una donna in spiaggia, oggi il seno femminile non fa scandalo, se esibito in spiaggia.

Ma solo sulle spiagge, se quelle stesse tette fossero mostrate su qualsiasi piazza italiana veniamo subito "arrestate" per atti osceni in luogo pubblico.

Volevo solo capire perché ci sono due atteggiamenti, diversi in base al luogo in cui ci troviamo. Le tette sono sempre le stesse.

Il confine della moralità si abbassa sempre di più mano a mano che ci abituiamo alla libertà degli altri, soprattutto delle donne, di esibire il proprio corpo come vogliono e come si sentono.

Provengo da una cultura "animista", quella della Nigeria del Sud dove questo problema non esiste, non è mai esistito perché il seno femminile rappresenta la vita, la crescita, la maternità. Anzi, per una donna esibirlo in pubblico nella vita quotidiana come durante le feste tradizionali è motivo di orgoglio.

Le barriere mentali che ci siamo creati, o che altri hanno creato per noi, ci fanno giudicare gli altri immorali quando gli altri superano i confini della "nostra" moralità percepita.

Viviamo in una società (quella occidentale) in cui certe regole vanno rispettate, ma di certo va rispettata anche la LIBERTÀ della donna di vestirsi (o svestirsi) come vuole, quando vuole e dove vuole senza per questo essere giudicata (come procacciatrice di like o addirittura come puttana), e soprattutto senza attirare per forza gli appetiti sessuali della fauna maschile arrapata e affamata di sesso.

No agli ipocriti che dopo avermi detto "sporca negra" in pubblico, mi chiedono i miei "nudi artistici" in privato.

E di certo NON sarà mai un uomo bigotto (che magari nemmeno conosco) a darmi lezioni su ciò che è morale e su ciò che immorale, su ciò che è opportuno o su ciò che è inopportuno. Sono una donna libera, la mia schiavitù è finita molto tempo fa.

Se qualcuno mi giudica "immorale" è sempre libero di togliersi dal mio sguardo e dalle mie amicizie. Le mie tette sono mie, il mio corpo è mio. Dio creò la donna nuda, nasciamo nudi, TUTTI.

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Riciclaggio e tratta. Sgominata banda di nigeriani operativa tra Marche e Abruzzo

Vasta operazione della polizia di Stato di Teramo denominata "The Travelers". Arrestati otto nigeriani, uno è ricercato. In meno di un anno oltre cento viaggi per portare il denaro frutto dello sfruttamento della prostituzione in Nigeria. 7,5 i milioni di euro riciclati.

Mafia nigeriana, sistema nazionale di riciclaggio e prostituzione

La Polizia di Stato di Teramo ha eseguito una vasta operazione, denominata "The Travelers", nei confronti di cittadini nigeriani accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dell'illecita intermediazione finanziaria, auto-riciclaggio e riciclaggio tras-nazionale, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.

Le indagini degli investigatori della Squadra mobile con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine "Abruzzo" di Pescara e delle Squadre mobili di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila, hanno accertato "l'esistenza di un'associazione a delinquere, con basi operative nelle province di Teramo, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, composta tutta da cittadini nigeriani dedita al riciclaggio ed all'auto-riciclaggio verso la Nigeria, attraverso viaggi in aereo, di ingenti somme di denaro, abilmente occultate all'interno dei bagagli al seguito, provenienti dallo sfruttamento sessuale di giovani nigeriane e da ulteriori attività illecite"

Dall'inchiesta è emersa l'esistenza di "un sistema capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale che costituisce un meccanismo strutturato e transazionale di raccolta del risparmio o di riciclaggio ed auto-riciclaggio attraverso il meccanismo dell'hawala"

"Hawala", un sistema per inviare denaro che non lascia tracce

L’illecito trasporto di denaro veniva svolto dietro un compenso pari ad una percentuale della somma che il committente vuole far recapitare in Nigeria, percentuale che diminuisce al crescere della somma consegnata. Si è accertato come il denaro che il committente vuole far arrivare in Nigeria viene anticipato al destinatario su base fiduciaria dall’havaladar, che si trova in Nigeria, e che ne rientrerà in possesso solo dopo che l’havaladar, che opera in Italia, gli porterà fisicamente il denaro raccolto in questo paese dagli ordinanti.

Nello specifico all'interno della predetta associazione criminale alcuni dei membri svolgono il ruolo di collettori ossia di coloro che ricevono dai committenti dapprima l’incarico (principalmente tramite contatto telefonico o sms) e poi materialmente il denaro che si intende inviare in Nigeria. Il collettore successivamente, anche a brevissima distanza di tempo (generalmente tramite sms o messaggio whatsapp) fornisce al committente un codice identificativo numerico o alfa numerico che servirà al destinatario in Nigeria per poter ritirare subito il denaro (in “naira”, valuta nigeriana) dal corrispondente in Nigeria dell’associazione.

Vi sono poi membri dell’associazione con lo specifico ruolo di corrieri, ossia di coloro che provvedono a ritirare materialmente le somme di denaro consegnate dai committenti per il loro trasporto in Nigeria con viaggi aerei. Tale denaro, una volta giunti a destinazione viene consegnato al gestore dell’Ufficio in Nigeria (gestito da un familiare o da un fiduciario) che si è occupato della preventiva consegna al destinatario.

In Nigeria non solo il denaro derivante dallo sfruttamento della prostituzione, ma un vero e proprio business al servizio della comunità nigeriana

Gli appartenenti al sodalizio trasportano abitualmente in Nigeria, sempre per via aerea, non solo il denaro frutto dello sfruttamento sessuale, ma anche somme di denaro (di provenienza più o meno illecita) consegnato loro da numerosi connazionali, dimoranti nelle Marche ed in Abruzzo, il tutto in violazione delle norme in materia di raccolta del risparmio e di intermediazione finanziaria. Il meccanismo è consolidato su scala nazionale e comporta il trasferimento illecito di imponenti somme dall'Italia verso la Nigeria.

Solo nel corso dei controlli effettuati con la collaborazione della Polizia di Frontiera e dell’Ufficio delle Dogane presso l’aeroporto di Fiumicino, sui “corrieri” dell’associazione prima che si imbarcassero per voli diretti in Nigeria, gli stessi sono stati trovati in possesso di oltre 400.000 euro. Nel corso dell’indagine (meno di un anno) i corrieri indagati si sono complessivamente recati in Nigeria circa 100 volte per trasportare illecitamente i soldi consegnatigli dai committenti ne consegue che secondo una stima indicativa la somma illecitamente trasportata in Nigeria corrisponde a 7 milioni 500 mila euro.

Proporzionando queste cifre al fenomeno nazionale si ricava un flusso impressionante di denaro (in parte proveniente dallo sfruttamento sessuale delle giovani donne vittime di tratta, ma anche da altri gravi reati posti in essere da tali sodalizi) che viene trasferito in Nigeria al di fuori dei canali finanziari tradizionali per essere poi immesso nel paese africano in circuiti bancari locali per giungere, ormai ripulito, nelle mani delle organizzazioni criminali che li utilizzeranno per successive attività illecite o per investimenti "leciti"

Gli arresti

Degli otto arrestati due stavano per imbarcarsi a Roma Fiumicino su un volo per tornare in Nigeria, un terzo complice è stato bloccato sull'autostrada A24, al casello di Teramo, Una delle persone sottoposte a custodia cautelare si è resa irreperibile e ora è attivamente ricercata su tutto il territorio nazionale.

Sono dunque otto su nove le misure di custodia cautelare in carcere eseguite per associazione a delinquere eseguite fra Marche e Abruzzo dalla Squadra mobile di Teramo nell'ambito dell'operazione coordinata dalla DDA dell'Aquila. Gli arrestati sono 4 uomini e 4 donne fra i 24 e i 42 anni. Sono accusati di far parte di un'organizzazione specializzata nell'illecita intermediazione finanziaria, auto-riciclaggio e riciclaggio transnazionale e nella tratta di esseri umani, in particolare di connazionali da sfruttare sessualmente in Italia.

Facendo la spola in aereo tra l'Italia e la Nigeria, i componenti della banda trasportavano non solo il denaro ricavato dalla prostituzione, ma anche somme consegnate da connazionali che si erano trasferiti nelle Marche e in Abruzzo.

Le banconote in mazzette arrotolate venivano nascoste nelle valige. I 'corrieri' finiti nei controlli all'aeroporto di Fiumicino sono stati trovati in possesso di oltre 400mila euro e, in totale, in meno di un anno, erano tornati in Nigeria almeno un centinaio di volte per trasportare illecitamente il denaro.

Si stima che il denaro contante trasportato illecitamente in Nigeria abbia raggiunto la ragguardevole somma di sette milioni e mezzo di euro in meno di un anno

News dall'Africa

Burkina Faso. Continuano gli assalti dei gruppi di matrice islamica-integralista

L'ennesima azione terroristica contro un luogo di culto cristiano nell'area di Foutouri, già presa di mira in passato dai jihadisti, 14 morti e decine di feriti.

La violenza jihadista è tornata a colpire in una chiesa in Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri dell'Africa, da anni teatro di attacchi delle milizie fondamentaliste spesso provenienti dai Paesi vicini. Almeno 14 persone, tra le quali diversi bambini, sono morte e altre sono rimaste ferite nell'assalto a una chiesa protestante durante una funzione domenicale.

L'attacco è avvenuto nella zona di Foutouri, già presa di mira in passato da terroristi legati ad al Qaeda e all'Isis. "Una chiesa protestante è stata attaccata ad Hantoukoura, nel dipartimento di Fouturi, vicino alla frontiera con il Niger lo scorso 28 novembre, causando 14 morti e numerosi feriti"

Secondo alcune fonti la strage è stata perpetrata da una decina di uomini armati che hanno colpito anche il celebrante, oltre a diversi bambini presenti alla funzione. Subito dopo le forze di sicurezza hanno lanciato una caccia all'uomo per individuare i membri del commando, fuggiti in motocicletta.

In Burkina Faso gli attacchi armati di matrice jihadista a luoghi di culto cristiani sono sempre più frequenti

Le forze di sicurezza stentano ad averne ragione per mancanza di uomini e mezzi. Nella scorsa primavera i raid contro i cristiani sono stati quasi quotidiani: tra il 29 aprile e il 26 maggio, quindi in meno di un mese, almeno 20 persone erano morte in azioni attribuite ai gruppi jihadisti militanti Ansar-ul-Islam e JNIM (Group in Support of Islam and Muslims)

Uccisi anche diversi imam, in una spirale di violenza progressivamente intensificata da quattro anni a questa parte, spesso alimentata da milizie provenienti dai Paesi confinanti. Ed è del 6 novembre l'attacco a un convoglio di una società canadese in cui 37 persone hanno pero la vita e 60 sono rimaste ferite.

News dall'Africa

La deriva verso il razzismo diffuso

Le pillole di Maris Davis

La deriva verso il razzismo diffuso

Giuri sul Vangelo, ti vanti di avere sempre il crocifisso in tasca. Ma sei capace di odiare il diverso, il nero, l'immigrato. Sei perfino pronto a lasciare morire un bambino, tanti bambini, in mezzo al mare. Metti le tue ragioni "politiche" al di sopra delle vite umane, ma quando mi vedi nuda ti vado bene anche se sono "negra". Sei solo un'ipocrita.

Siamo alla frutta, inconsapevoli della bassezza morale verso cui stiamo andando.

Università di Siena

Un professore, certo Emanuele Castrucci che si definisce filosofo, inneggia a Hitler su Twitter (e non è la prima volta), il rettore prima minimizza e poi, travolto dalle polemiche, annuncia un'azione disciplinare. Io mi chiedo come faccia un professore così ancora ad insegnare. Va cacciato SUBITO, è indegno.

Su Amazon

Azienda italiana mette in vendita gadget natalizi inneggianti ai campi di sterminio nazisti. Amazon li ritira dall'on-line, ma solo dopo la denuncia del museo della Shoah di Auschwitz.

Gruppi neonazisti che nascono come funghi un po' in tutta Italia

È proprio di questi giorni la notizia di arresti in diverse città italiane. Possiedono e accumulano armi, in un caso progettavano un attentato ad una Sinagoga. Eleggono perfino le loro "Miss Hitler"

Si moltiplicano i casi di discriminazione ovunque

Verso i migranti, la gente di colore, i diversi, gli omosessuali, casi di discriminazione che restano impuniti anche se si arriva alla violenza vera e propria.

Facebook e Twitter

I due principali social network annunciano una stretta verso i post discriminatori, già centinaia di gruppi e pagine neo-fasciste e neo-razziste sono state bandite dai social, ma non basta, ne cancelli una e ne nascono altre dieci al loro posto.

I social appunto

Nati per divertire e per svago, e oggi diventati veicoli di diffusione dell'odio, di fake-news, di discriminazioni di ogni genere, di integralismi religiosi e politici. Luoghi del web dove la gente anziché accrescere la propria cultura, diventa sempre più "stupida", facile preda di meccanismi subdoli che orientano politicamente, che ti dicono perfino cosa devi comprare, cosa devi pensare, cosa devi fare.

A me fa davvero paura l'indifferenza e la sottovalutazione delle "brave persone"

Devo dire grazie ai tantissimi giovani italiani che finalmente si stanno ribellando a tutto questo. Penso al popolo delle "sardine" che in queste settimane riempie tantissime piazze italiane, e a tutto quel mondo che sogna un mondo più "verde", più pulito, che sogna un "mondo migliore".

Grazie ragazzi, voi avete capito che senza un risveglio culturale, questa Italia sta scivolando nel fango della "bassezza morale" del razzismo, della discriminazione e dell'odio. Continuate a lottare, io sono con voi.

Campagne Informative
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Disuguaglianze

I ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri

Aumenta il divario tra ricchi e poveri. In 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone. I meccanismi psicologici per cui le politiche di redistribuzione non prendono piede e le persone di basso reddito accettano la situazione come legittima

In 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone

Ogni giorno muoiono 10 mila persone perché non possono permettersi cure sanitarie, e 262 milioni di bambini non vanno a scuola. Il rapporto Oxfam 2019 fa luce su disuguaglianza economica e disuguaglianza sociale in Italia e nel mondo. L'ingiusta distribuzione della ricchezza potrebbe essere risolta in parte se l'1% dei più ricchi pagasse lo 0,5% in più di imposte sul patrimonio

A dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria i miliardari sono più ricchi che mai e la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani. L’anno scorso soltanto 26 individui possedevano la ricchezza di 3,8 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale. Nel 2017 queste fortune erano concentrate nelle mani di 46 individui e nel 2016 nelle tasche di 61 miliardari. Il trend è netto e sembra inarrestabile. Una situazione che tocca soltanto i paesi in via di sviluppo? No, perché anche in Italia la tendenza all’aumento della concentrazione delle ricchezze è chiara.

A metà 2018 il 20% più ricco tra gli italiani possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Salendo più in alto nella scala, il 5% più ricco era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero.

Nei dieci anni successivi alla crisi finanziaria il numero di miliardari è quasi raddoppiato. Solo nell'ultimo anno la ricchezza dei Paperoni nel mondo è aumentata di 900 miliardi di dollari (pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno) mentre quella della metà più povera dell'umanità, composta da 3,8 miliardi di persone, si è ridotta dell’11,23.

Oggi 10 mila donne e uomini saranno condannati a morte dalla mancanza di accesso a cure sanitarie e 262 milioni di bambine e bambini non potranno andare a scuola. Oggi, come in qualunque altro giorno dell’anno. Il mondo dipinto dal rapporto globale di Oxfam è in bianco e nero, con buona pace per le sfumature: sempre più persone in povertà estrema da una parte, pochi Paperoni ultra-miliardari dall’altra. Tanto che se l’1% dei più ricchi pagasse lo 0,5% in più di imposte sul patrimonio, si potrebbe salvare la vita a 100 milioni di persone e permettere a tutti i bambini di avere un’istruzione nel prossimo decennio.

Una grossa mole di numeri, percentuali e statistiche, quelli contenuti nel rapporto Oxfam 2019 “Bene pubblico o ricchezza privata?” che dipingono una realtà di marcata disuguaglianza sociale ed economica che non accenna a diminuire. Tanto nei paesi ricchi, Italia compresa, quanto in quelli da ormai troppo tempo definiti “in via di sviluppo”.

Rapporto Oxfam 2019

Dal report emergono le numerose conseguenze di questo stato di cose: oltre a gettare nella povertà centinaia di milioni di persone, a partire dalle donne, la distanza crescente tra ricchi e poveri «alimenta la rabbia sociale in tutto il mondo» e «danneggia le nostre economie»

E il documento arriva a individuare anche un’agenda che i governi di tutto il mondo dovrebbero promuovere nella lotta alla disuguaglianza. Cominciando dallo sviluppo di servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione, passando per la lotta all’elusione fiscale e arrivando a un’imposizione fiscale che chieda a tutti di contribuire a una società più equa in base alle proprie possibilità.

«Non dovrebbe essere il conto in banca a decidere per quanto tempo si potrà andare a scuola o quanto a lungo si vivrà. Eppure è proprio questa la realtà di oggi in gran parte del mondo. Mentre multinazionali e super-ricchi accrescono le loro fortune a dismisura, spesso anche grazie a trattamenti fiscali privilegiati, milioni di ragazzi, soprattutto ragazze, non hanno accesso a un’istruzione decente e le donne continuano a morire di parto»


Bene pubblico o ricchezza privata?

Rapporto Oxfam (Versione Inglese)

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