Islam Integralista

No alla persecuzione dei Cristiani e No all'Islam integralista

Bring Back Our Girls

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014, 276 studentesse sono state rapite dalla scuola nella città di Chibok, nello stato di Borno, in Nigeria. La responsabilità del rapimento è stata rivendicata da Boko Haram, un'organizzazione terroristica estremista islamica che opera nel nord-est della Nigeria. Fu il più grande rapimento di massa compiuto in Nigeria e destò  indignazione in tutto il mondo sia per l'alto numero delle ragazze rapite, ma soprattutto per la loro giovane età, tutte ragazzine tra i 13 e i 17 anni.

Boko Haram, è un'organizzazione terroristica di matrice islamica integralista che dal 2009, in Nigeria, provoca terrore, morte e distruzione. Il senso di quel rapimento in una scuola sta tutto nel nome stesso "Boko Haram" che nella lingua haussa significa "l'istruzione occidentale è peccato".

BringBackOurGirls (restituiteci le nostre ragazze) fu l'hastag che per molti mesi identificò nel web quel rapimento odioso e divenne anche per noi di Foundation for Africa il motto per dire "No all'Islam integralista e alla persecuzione dei cristiani".

No all'Islam integralista

È in atto in molti luoghi del Mondo una vera e propria discriminazione nei confronti dei cristiani, fino ad arrivare alle persecuzioni.

In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una escalation dell'integralismo islamico soprattutto nei confronti delle minoranze cristiane e dell'occidente.

La nascita dello Stato Islamico di Siria e Iraq sono stati solo il culmine dell'aberrazione umana che viene giustificata in nome di un Dio che si chiama Allah.

Nella nostra Nigeria dal 2009 assistiamo alla persecuzione della minoranza cristiana degli stati del nord da parte del gruppo integralista di ispirazione islamica Boko Haram. Si stima che in questi ultimi anni l'integralismo islamico solo in Nigeria abbia provocato 25 mila morti, e ad oggi 2,7 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi.

Rapimenti di ragazze, stupri e violenze, distruzione di Chiese e luoghi di culto cristiani, massacri nelle scuole, devastazione di interi villaggi e città. Duemilioni e settecentomila profughi, questo è quello che sta provocando l'Islam integralista nella nostra Nigeria.

Il mondo Islamico così detto moderato, di fronte agli orrori dell'Islam integralista, in tutti questi anni è rimasto "silente", colpevolmente ha taciuto, e in alcuni casi è stato anche complice e fiancheggiatore.

Le violenze causate dall'Islam integralista nello Stato Islamico, in Nigeria, in Sudan, in Somalia, in Medio Oriente, in Pakistan, ma anche nella Repubblica Centrafricana, in Afghanistan, in Libia, in Indonesia, ecc.. sono sotto gli occhi di tutti.

Ad oggi, non c'è un solo luogo al mondo dove ci sia un conflitto, una guerra, o una qualsiasi tensione sociale in cui l'Islam non sia coinvolto. Popolazioni islamiche le une contro le altre, Sciiti contro Sunnuti e viceversa, ma soprattutto l'Islam contro le minoranze "non islamiche", l'Islam contro i cristiani, l'Islam contro gli "infedeli", oppure genericamente l'Islam contro l'occidente.

E poi c'è la discriminazione nei confronti della donna, la distruzione della storia, della cultura del passato, come si è visto e come si vede ogni giorno nel luoghi che furono la culla dell'umanità. Una "barbarie" che questo "islam" indegno sta portando avanti proprio in questi tempi.

Per tutto questo e per molto altro ancora .. "Ecco perché diciamo No all'Islam" e No alla persecuzione dei cristiani

Il calvario di Rebecca è iniziato quando Boko Haram ha attaccato il suo villaggio all'inizio del 2015, Baga, situato nel nord-est della Nigeria. Ha dovuto fuggire correndo insieme al marito, Vitrus, e ai due figli, Zacharias di due anni e Jonathan di uno. Rebecca, 24 anni, essendo incinta, non riusciva a tenere il ritmo. La coppia ha deciso di separarsi perché il gruppo terroristico uccide subito gli uomini e sequestra le donne.

Boko Haram ha raggiunto la donna, cristiana, e i suoi due figli, e subito si è sentita una raffica di colpi di arma da fuoco. Rebecca ha pensato che avessero assassinato Vitrus, che a sua volta ha pensato che sua moglie fosse stata uccisa.

I terroristi di Boko Haram hanno lanciato il piccolo Zacharias, di appena due anni, nel lago Ciad, in cui è morto affogato, perché sua madre si rifiutava di avere rapporti sessuali con i miliziani. Era il secondo figlio che Rebecca ha perso dopo essere stata sequestrata dal gruppo terroristico. Era tale la violenza esercitata su di lei che le hanno rotto i denti e ha perso il bambino che aspettava.

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Bambini e Bambine Soldato

Nel mondo ci sono circa 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati. Sono decine di migliaia anche le bambine costrette da milizie armate ed eserciti a diventare schiave sessuali

Nel mondo risultano più di 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati, anche se è difficile fare stime esatte e il numero effettivo è probabilmente più alto.

Il rapporto ONU 2014 ha individuato 22 paesi nel mondo che hanno posto in essere almeno uno dei 6 (sei) crimini gravi contro i bambini durante i conflitti armati.

  • 1. Uccisione e mutilazione di bambini
  • 2. Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati
  • 3. Violenza sessuale contro i bambini e le bambine
  • 4. Attacchi contro scuole o ospedali
  • 5. Impedimento dell'assistenza umanitaria ai bambini
  • 6. Sequestro di bambini

Sono 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sul coinvolgimento di minori nei conflitti armati.

I dati resi noti sono più che allarmanti perché si tratta di oltre 250.000 bambini e adolescenti utilizzati in guerre, principalmente in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Myanmar, Filippine, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Costa d'Avorio, Libia.

I bambini e adolescenti usati nelle guerre sono per la maggioranza sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie o addirittura rapiti dai loro villaggi. Vengono usati come scudi umani o spie, per il trasporto dei rifornimenti o per combattere. Una piaga che sta minando psicologicamente intere future generazioni.

In questo dramma sono coinvolte anche moltissime bambine, spesso abusate e rese schiave sessuali. Spesso sono costretti ad assumere droghe per renderli sottomessi.

Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori nelle guerre

Mappa delle violazioni

Nella mappa sono indicati i Paesi in cui si rileva almeno una delle sei gravi violazioni formulate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere i bambini durante i conflitti armati e individuare i responsabili.

Unicef

Bambini Soldato

Un bambino soldato è una persona sotto i 18 anni di età, che fa parte di qualunque forza armata o gruppo armato, regolare o irregolare che sia, a qualsiasi titolo - tra cui i combattenti, i cuochi, facchini, messaggeri e chiunque si accompagni a tali gruppi, diversi dai membri della propria famiglia. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati.

Per l'UNICEF, la protezione dei bambini vittime di violenza, sfruttamento e abusi è parte integrante della difesa del diritto di ogni bambino alla sopravvivenza, alla vita e allo sviluppo.

Ecco perchè, negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha realizzato in numerosi paesi programmi per assistere e aiutare nel reinserimento i bambini soldato: Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Sri Lanka.

Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, approvato nel 2000, aumenta l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (articolo 2).

Lo Statuto della Corte penale internazionale, approvato nel 1998 pone come crimine di guerra l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni in forze armate nazionali e il loro utilizzo nella partecipazione attiva alle ostilità in conflitti sia internazionali sia interni.

La Convenzione n. 182 dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), approvata nel 1999, definisce il reclutamento forzato e obbligatorio di bambini una delle "peggiori forme di lavoro minorile" e lo vieta.

La mancata protezione dei bambini dall'utilizzo da parte di gruppi armati ostacola il raggiungimento di almeno tre degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:

  • l'istruzione primaria universale (OSM 2). Infatti il bambino soldato spesso è tagliato fuori dalla possibilità di frequentare la scuola;
  • la riduzione della mortalità infantile (OSM 4). I bambini coinvolti nei conflitti armati spesso non hanno accesso all'assistenza sanitaria e sono esposti a situazioni di pericolo di vita;
  • la lotta contro l'HIV/AIDS, malaria e altre malattie (OSM 6). I bambini nei gruppi armati sono soggetti ad abusi sessuali e sfruttamento.

Gli scopi dell'azione dell'UNICEF

  • allontanare dei bambini dai gruppi armati o dagli eserciti
  • assicurare loro l'accesso ai servizi sanitari e sociali di base
  • consentire il reinserimento familiare e sociale degli ex bambini soldato
  • offrire loro alternative concrete attraverso percorsi di scolarizzazione, formazione psico-attitudinale, supporto psicologico, mediazione familiare e supporto alle comunità di provenienza
  • proporre progetti specifici rivolti alle bambine e ragazze vittime di violenza sessuale e alle giovani madri.

Fatti chiave

Si stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.

Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Ma l'impatto dei conflitti armati sui bambini è difficile da stimare a causa della mancanza di informazioni affidabili e aggiornate. Si stima siano 14,2 milioni i rifugiati in tutto il mondo, di cui il 41 % di età inferiore a 18 anni. E sono 24,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti, di cui il 36 % sono minorenni. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.

I principi guida dell'intervento internazionale

Per intervenire con efficacia, occorre analizzare i motivi sociali che portano al reclutamento di bambini: se sono reclutati forzatamente oppure si uniscono "volontariamente" a gruppi armati, al fine di sfuggire alla povertà e alla fame o per sostenere attivamente una causa. Occorre anche coprire l'intera gamma dei bambini coinvolti nelle forze armate, comprese le bambine,  senza limitare l'intervento ai soli bambini arruolati formalmente.

È anche necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e recupero: senza un sostegno duraturo da parte della comunità internazionale, i progetti di smobilitazione rischiano di essere inefficaci e puramente "di facciata"

Monitorare efficacemente la situazione aiuta a mostrare l'effettiva estensione e gravità delle violazioni commesse. Dobbiamo costringere chi colpisce, abusa o sfrutta i bambini a renderne conto.

Le Scuole in Africa

L'istruzione è il mezzo indispensabile per interrompere il ciclo di marginalizzazione, povertà e violenza

Istruzione in Africa

Nell'Africa Sub-Sahariana 29 milioni di bambini non hanno ancora oggi accesso all'istruzione primaria. L'istruzione è il mezzo indispensabile per interrompere il ciclo di marginalizzazione, povertà e violenza. Un elemento importante per dare ad ogni individuo gli strumenti necessari per costruire un futuro per se e contribuire così allo sviluppo della società.

Purtroppo il tasso di analfabetismo nei paesi poveri fatica ad abbassarsi. L'Unesco ha calcolato che sarebbero necessari solo 16 milioni di dollari per garantire l'accesso scolastico a tutti i bambini dei paesi in via di sviluppo, la metà di quanto spendiamo per comperare "gelati" in Europa e in America.

Dei 121 milioni di bambini che nel mondo non hanno mai avuto la possibilità di andare a scuola, il 65% sono bambine. Nell'Africa Sub-Sahariana questa percentuale sale all'83%.

Gli ostacoli alla scolarizzazione femminile nascono da discriminazioni e pregiudizi assai radicati in numerose culture, due terzi degli 875 milioni di adulti analfabeti nel mondo sono donne.

È indubbio che una ragazza analfabeta è meno protetta dalla violenza, dalle malattie e dallo sfruttamento rispetto ad una sua coetanea che ha alle spalle almeno alcuni anni di studio.

In Africa solo 3 bambine su 10 riescono a completare i due cicli scolastici che portano al diploma di scuola superiore (secondary school).

I bambini africani che vanno a scuola sanno di essere dei privilegiati. Per ognuno di loro ce ne sono cinque che non hanno materialmente una scuola, che non avranno mai un quaderno, che non impareranno mai a leggere e scrivere perché sono nati dove c’è da sempre la guerra e la miseria.

Governi africani che spendono milioni di dollari in armi e armamenti, per costruire lussuose ville ai loro funzionari corrotti, che favoriscono il "furto" delle ricchezze dell'Africa da parte delle già miliardarie compagnie straniere di tutto il mondo, ma che fanno poco o nulla per l'istruzione dei loro bambini.

Scuole in Africa

Nella maggior parte dei paesi africani gli investimenti fatti a favore dell'istruzione sono ridotti al minimo, spesso è colpa della perenne instabilità sociale (o di guerra), altre volte di governi dittatoriali il cui unico pensiero è quello di reprimere le opposizioni, ma anche in paesi dove la democrazia ha fatto dei passi in avanti l'investimento sulle scuole, sugli insegnanti e sull'istruzione non brilla.

Altri motivi di freno sono tradizioni dure a morire, la disparità di trattamento tra bambini e bambine, la povertà, o anche la distanza degli edifici scolasti dalle abitazioni e i pochissimi e pessimi collegamenti tra le città e i villaggi delle periferie.

E poi c'è la "solita" e "immancabile" corruzione. Insegnati malpagati che si fanno pagare molto meglio dalle famiglie in cambio dell'insegnamento ai bambini, in questo modo emarginando le famiglie più povere.

Troppo spesso i governi delegano l'insegnamento alle organizzazioni internazionali, alle associazioni umanitarie, alle missioni religiose, che però non potranno mai sostituirsi completamente alle scuole pubbliche.

Quasi ovunque nell'Africa Sub-Sahariana gli unici edifici scolastici in muratura sono quelli costruiti durante il colonialismo, ma sono ormai fatiscenti e senza manutenzione.

Gli unici due leader africani che, una volta al governo, hanno davvero investito nell'istruzione e riconosciuto la sua importanza, sono stati Thomas Sankara in Burkina Faso (1984-1987) e Nelson Mandela in Sudafrica. Il primo lo hanno ucciso perché non portasse avanti le sue riforme a favore del popolo. Del secondo è il merito se oggi in Sudafrica ci sono le migliori scuole e le più prestigiose università di tutto il continente.

Se l'Africa non trova il modo di investire massicciamente nella scuola e nell'istruzione dei suoi figli resterà sempre emarginata e in balia dei paesi maggiormente sviluppati che continuano a saccheggiare le sue ricchezze. Un circolo vizioso che solo l'Africa con le sue forze può spezzare.

Attualmente nell'Africa Sub-Sahariana

solo 3 bambine su 10 riescono a diplomarsi
solo 1 ragazza su 30 si laurea
il 50% dei laureati africani ha studiato all'estero

un dato triste per il continente con la popolazione più "giovane" al mondo

Moderne Schiavitù

Si pensa che la Schiavitù appartenga solo al passato, ma nel mondo i "moderni schiavi" esistono ancora, e sono in tanti

Sono circa 35,8 milioni le persone nel mondo che vivono in condizioni di schiavitù, costrette da padroni senza scrupoli a svolgere i lavori più duri, ma anche a prostituirsi e combattere guerre.

Si pensa che la schiavitù appartenga al passato o che esista solo nei paesi devastati da guerre e povertà, ma la schiavitù è ancora una drammatica realtà. La moderna schiavitù include anche pratiche assimilabili, come:

  • Strozzinaggio,
  • Accattonaggio,
  • Matrimoni forzati, precoci o combinati,
  • Bambini e bambine soldato,
  • Sfruttamento di bambini e minori,
  • Traffico di esseri umani,
  • Lavori forzati o sottopagati,
  • Sfruttamento sessuale,
  • Caporalato,
  • e altro ancora.

Secondo International Labour Organization (ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro), i profitti derivanti dallo sfruttamento dei "moderni schiavi" sono di circa 150 miliardi di dollari ogni anno.

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

(Articolo 4)

Nessun uomo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù. La schiavitù e la tratta di esseri umani saranno proibite sotto qualsiasi forma

Mutilazioni Genitali Femminili

Sono ancora milioni le bambine che subiscono questa forma di tortura

Per non dimenticare che nel mondo sono tra 100 e 400 milioni le bambine, ragazze e donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale. È un fenomeno che spesso avviene in clandestinità, senza assistenza medica e troppo spesso in assenza di igiene. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) denuncia anche che oltre 2 milioni di bambine sono a rischio nel prossimo futuro.

L'Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF (Mutilazioni Genitali Femminili) è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.

Anche in Italia ci sono più di 40mila bambine vittime di infibulazione (per lo più appartenenti a comunità di immigrati). È il dato più alto d’Europa, che conta 500mila casi.

Pregiudizi alla base delle Mutilazioni Genitali Femminili, vengono praticate per una serie di motivazioni:

  • Ragioni sessuali: soggiogare o ridurre la sessualità femminile.
  • Ragioni sociologiche: iniziazione delle adolescenti all'età adulta, integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella comunità.
  • Ragioni igieniche ed estetiche: in alcune culture, i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e oscenità.
  • Ragioni sanitarie: si pensa a volte che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino.
  • Ragioni religiose: molti credono che questa pratica sia prevista da testi religiosi (Corano).

Sradicare credenze, tradizioni e culture radicate è difficile, ma la causa principale delle Mutilazioni Genitali Femminili è la volontà di sottomettere la donna all'uomo. Le nuove generazioni africane sono molto più informate, ed è proprio la conoscenza la chiave per risolvere il problema.

Friends of Africa

Edo Orphanage Home, Benin City (Nigeria)

Friends of Africa è nata nel 2008 per iniziativa di Maris Davis e di un gruppo di ragazze nigeriane di Udine al fine di aiutare e sostenere un orfanotrofio a Benin City in Nigeria.

In Italia l'Associazione "Friends of Africa" è sostenuta dalla comunità nigeriana del Friuli e fa parte della più ampia struttura organizzativa di Foundation for Africa.

Edo Orphanage Home ospita bambini di strada, bambini orfani e bambini abbandonati. Nell'orfanotrofio sono ospitate anche alcune giovanissime "ragazze madri" con i loro bimbi.

In Nigeria il fenomeno della mamme adolescenti è piuttosto diffuso. Restare incinta prima di essere sposate magari senza che il padre naturale riconosca il proprio figlio o che sia disposto ad un matrimonio "riparatore", può essere motivo di "espulsione" dalla famiglia di origine.

La ragazza madre viene rifiutata per aver disonorato la propria famiglia, e allora queste mamme adolescenti trovano nell'orfanotrofio il solo rifugio possibile.

Sede Orfanotrofio

“Edo Orphanage Home”

20 Unity Street, Benin City, Edo State, Nigeria

Le Ragazze di Benin City

Stop alla Tratta di Ragazze Nigeriane in Italia. Mai più Schiave

(Who, What, Where, When, Why)

Ragazze ingannate, violentate, spesso vendute dalle loro stesse famiglie in cambio di pochi dollari, portate in Europa dalla Mafia Nigeriana, violenta e senza scrupoli per la vita umana, schiave nel senso letterale del termine, costrette a pagare anche l'aria che respirano. Minacciate le loro stesse, minacciata la loro famiglia in Nigeria, private dei documenti personali, costrette a prostituirsi fino a che quel dannato debito non viene estinto. Ragazze che per uscire dalla povertà accettano un viaggio senza ritorno.

La nostra è una denuncia forte contro i trafficanti di queste schiave e la mafia nigeriana che costringe queste ragazze, sempre più spesso minorenni, a prostituirsi in Italia e in Europa. È anche una denuncia forte contro il senso comune, che continua ancora a chiamare queste donne-schiave "prostitute".

WHO(Chi) Chi è quella Ragazza?

Quel corpo seminudo ai bordi di una strada buia di periferia?. Merce in vendita di una società edonista e mercantile. Che la compra e la vende, insieme a moltissime altre ragazzine come lei. Le chiamano prostitute, quando va bene. Più spesso gettano loro addosso i vocaboli più dispregiativi.

La maggior parte sono ragazze giovanissime, quasi tutte immigrate: 15, 20 forse 30 mila sono nigeriane. Vittime della povertà e dell'ingiustizia, di una vita che non è degna di essere vissuta, molte di queste ragazze si ritrovano ingannate da promesse fittizie, dal miraggio di un'esistenza migliore, di un altrove fatto di benessere e felicità: finiscono col ritrovarsi schiave sessuali, in una situazione di vulnerabilità e povertà ancora peggiore di quella da cui vengono, sradicate in un Paese straniero, clandestine, senza identità né dignità.

Le chiamano prostitute, ma sarebbe meglio chiamarle prostituite. Costrette a vendere se stesse, corpi-merce di un traffico che ha preso la forma intollerabile di una delle peggiori schivitù contemporanee. Donne vittime della tratta, donne a pezzi, che cercano di liberarsi dalle catene di una prigionia fatta di minacce e ricatti, di riti woodoo e di violenze, di umiliazioni e paura.

Molte sono MORTE sulla strada, molte sono uscite abbruttite, svuotate dei loro valori profondi, annientate nella loro autostima, incapaci di recuperare il senso della vita e dei loro valori femminili, negati e deturpati. Qualcuna ce l'ha fatta, trovando conforto e protezione in molte persone e associazioni che in Italia come in Nigeria hanno detto BASTA A QUESTO VERGOGNOSO TRAFFICO!

WHAT(Cosa) La Tratta di giovani ragazze, anche minorenni

La tratta di donne ai fini dello sfruttamento sessuale è, secondo le Nazioni Unite, la terza attività più redditizia al mondo, dopo il traffico di armi e di droga. Ed è diffusa in maniera capillare e ramificata in tutto il mondo. La "mafia nigeriana" è tra le più potenti e organizzate. A più livelli. A quello più basso si trovano le mamam, spesso ex-prostitute loro stesse, che gestiscono le ragazze quando arrivano in Italia, le avviano alla prostituzione e raccolgono i pagamenti.

Le ragazze sono tenute a rimborsare un debito spropositato: dai 30 ai 50 mila euro. Ogni loro prestazione "costa" al massimo 20 euro. Spesso anche di meno. E quindi la loro schiavitù più durare anche diversi anni.

A un livello intermedio di questa rete, il potere passa agli uomini che si occupano della logistica del traffico da Benin City a Lagos e da lì all'Europa. Alla fine degli anni '90 il "viaggio" si faceva in aereo con documenti falsi, passando soprattutto per Parigi, ma anche da Amsterdam e Madrid per poi arrivare a Torino, piuttosto che a Palermo, Roma o Napoli. Oggi, con i controlli molto più rigidi, il "viaggio" avviene quasi sempre attraverso il deserto, da Benin City a Lagos e da lì in Libia, attraversando il Niger e il deserto. Ed infine in Italia sui barconi della morte.

Poi, a un livello più alto, si trovano i veri e propri trafficanti che stanno in Nigeria: una struttura ben organizzata, potente, ramificata, con molti contatti, capace di corrompere ad alti livelli, con legami con governi e ambasciate, e addentellata in tutta Europa. Una vera e propria organizzazione a delinquere, in grado di trafficare documenti e visti su scala trans-nazionale, oltre che ragazze spesso minorenni.

In Italia sono in molti a lottare contro questo traffico, dalle forze dell'ordine alle numerose associazioni e organizzazioni religiose e del privato sociale. Si occupano di perseguire i trafficanti, ma soprattutto di sensibilizzare e prevenire, di accogliere le ragazze che escono dalla strada e di avviarle verso percorsi di recupero che restituiscano loro DIGNITÀ e una prospettiva di futuro.

WHERE(Dove) La Nigeria

La Nigeria, il "gigante d'Africa". BENIN CITY, la città dove tutto è cominciato. Un'Africa che sta cambiando in maniera impressionante e caotica. Un'Africa dove restano forti alcuni riferimenti tradizionali, la famiglia, il villaggio, valori e norme di comportamento, ma anche superstizioni e stregoneria, e dove sempre più si impongono stili di vita e modelli culturali di tipo occidentale, spesso legati a logiche consumistiche e materialistiche.

E in tutto questo si inserisce Boko Haram, i miliziani islamici che provocano terrore da anni nelle regioni del Nord della Nigeria, e le violenze contro i cristiani, i rapimenti di ragazze, la distruzione di villaggi, gli attentati quasi quotidiani.

Il connubio talvolta è un ibrido inquietante. Come a Benin City, centro dei traffici di ragazze verso l'Europa e specialmente l'Italia. Qui la povertà è diffusa ed è evidente e stride in maniera sconcertante con alcuni simboli di ricchezza e potere ben esibiti: Suv americani, campi da golf, ville sontuose e protette come fortezze. E lì accanto, la miseria ed il degrado.

Ma Benin City non è che un piccolo specchio della Nigeria, un Paese dai forti contrasti, ricchissimo di petrolio e vergognosamente povero: il 92,4 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. La vita costa poco e non vale quasi niente. Bastano pochi spiccioli per mangiare il solito piatto di riso e pesce secco, ma per pochi spiccioli una famiglia può "vendere" il proprio bimbo come domestico (o la propria bimba) nelle case di chi sta un po' meglio. O una "ragazza" può vendere se stessa per cercare di sopravvivere e di far sopravvivere la propria famiglia.

Il sogno è di andarsene: l'Europa, l'altrove, il paradiso immaginato, inseguito, voluto ad ogni costo. Molte ci provano in tutti i modi a raggiungerlo. Molti, i trafficanti di ragazze, si sono ben organizzati per renderlo possibile. Ma a carissimo prezzo!

WHEN(Quando) Quando è cominciato

Negli ANNI OTTANTA, il traffico di ragazze nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale era una delle tante attività illegali gestite dai nigeriani. Poi si è consolidato nei decenni successivi, diventando una vera e propria "impresa" ben strutturata e particolarmente redditizia. Sin dall'inizio hanno avuto come punti di approdo e "smistamento" Torino e l'area di Castel Volturno, in provincia di Caserta. E come base logistica, organizzativa e di "reclutamento" Benin City.

A  Castel Volturno, in particolare, mafia nigeriana e camorra nel tempo hanno stretto alleanze e oggi è considerata una vera e propria roccaforte della mafia nigeriana in Italia.

Qui, molte ragazze provano innanzittutto a cavarsela con lavoretti informali, che rappresentano spesso l'unica possibilità di guadagnare qualche soldo. Per tante il sogno è di fare la parrucchiera. E con il miraggio di questo sogno semplice molte sono state convinte a partire. Un inganno che le ha portate a sopportare viaggi impossibili: la traversata nel deserto del Sahara e poi del Mediterraneo, dove molte hanno perso la vita. Chi ce la fa finisce su una strada.

QUANDO IL SOGNO SI TRASFORMA IN UN INCUBO. Eppure alcune ragazze sono riuscite a liberarsi da questa schiavitù. Molte sono rimaste in Italia, dove hanno provato a fare altro e a ricostruirsi una vita. Alcune sono rientrate in Nigeria. A Benin City c'è qualcuno che le aspetta: le religiose italiane, insieme a quelle nigeriane, con la collaborazione di Caritas Italiana, della CEI e dei salesiani, hanno realizzato una casa di accoglienza per ospitare quelle che tornano e hanno bisogno di sostegno. QUANDO IL VIAGGIO NON È A SENSO UNICO.

WHY(Perché) Perché hai fame

Perché hai fame e ascolti il tuo stomaco. Prima di ogni altra cosa. Perché a scuola non c'è posto per te. Ci sono stati i tuoi fratelli maschi, non c'erano abbastanza soldi per pagare tasse e libri per tutti. A casa, le bambine, aiutano la mamma. Tanto lì ci sono tante cose da fare. Solo che quando diventi grande, di lavoro non ne trovi mai.

Perché manca sempre tutto: l'acqua in casa, quando hai una casa vera e non una baracca, e i soldi per fare la spesa. E manca la benzina alla pompa. E allora ci si mette in fila, anche per giorni. Eppure la Nigeria produce un'enormità di petrolio. Ma per gli altri!

Non c'è lavoro e non c'è giustizia. E c'è chi non ha niente e chi ha troppo, e se ne va in giro con l'ultimo modello di Suv americano o va a giocare a golf e ha la mega-villa fortificata come una fortezza.Perché altrove è meglio. Altrove non può che essere meglio che qui. Altrove ci sono tanti soldi e si può fare una bella villa. E guadagnare un po' per aiutare la famiglia.

Perché quello che è capitato alle altre non può capitare a me. Quei racconti, tutte storie! Perché io sono più intelligente e più furba, e farò la parrucchiera o la cameriera. Perché quando un sogno nasce dallo stomaco non credi a chi vuole demolirtelo, prima ancora che provi a realizzarlo. Perché sognare è l'unica cosa che ti resta quando non hai più nient'altro. E PER UN SOGNO SI PUÒ ESSERE DISPOSTI A TUTTO.

Trafficking

Tratta e traffico di esseri umani

Il fenomeno .. La tratta di esseri umani è una delle peggiori schiavitù. E riguarda il mondo intero. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento:

  • sessuale,
  • lavoro forzato,
  • espianto di organi,
  • accattonaggio forzato,
  • servitù domestica
  • matrimonio forzato,
  • adozione illegale,
  • o altre forme di sfruttamento.

Ogni anno, circa 2,5 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù. Il 60 per cento sono donne e minori e quasi sempre subiscono abusi e violenze inaudite.

La tratta di esseri umani è una delle attività illegali più lucrative al mondo, rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno ed è il terzo “business” più redditizio, dopo il traffico di droga e di armi.

Come Foundation for Africa, seguiamo con particolare attenzione il fenomeno della ragazze trafficate della nigeria che vengono portate in Europa e costrette a diventare schiave sessuali. Un traffico purtroppo accresciuto in questi anni sia a causa della situazione interna della stessa Nigeria e le violenze causate da Boko Haram, sia a causa della situazione complessiva nell'Africa sub-sahariana e mediterranea.

Ragazze nigeriane costrette a prostituirsi non solo in Italia o in Europa, luoghi di destinazione finale, ma anche in Niger, Mali o Libia, luoghi di transito.

La Caritas Italiana ha confermato che attualmente in Italia ci sarebbero circa 70.000 ragazze "trafficate per scopi sessuali", la maggior parte di esse, il 35% è di nazionalità nigeriana, ben rappresentate anche le rumene, le albanesi, altri paesi dell'ex-repubbliche sovietiche, le cinesi e le colombiane.

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Le Ragazze di Benin City

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Foundation for Africa, associazione che gestisce il sito web http://f4a.org (di seguito il "Sito"), fornisce le informazioni riguardanti il trattamento dei dati personali forniti per l'utilizzo dei servizi offerti dal Sito (di seguito i "Servizi"), in osservanza del D.L. 196/03 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e successive integrazioni e modifiche (di seguito "Codice").

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  • 6 - Titolare del trattamento dei dati è: Foundation for Africa, Via XXV Aprile 38 - 33010 Mortegliano (Udine)
  • 7 - Il responsabile del trattamento dei dati personali è: Florindo Dal Bello, domiciliato presso la sede dell'associazione.
  • 8 - Per ogni comunicazione: foundation4africa@marisdavis.com

Web privacy policy

Introduzione

Foundation for Africa, con la presente Privacy Policy rende note le modalità di gestione con cui tutela la privacy dei clienti/visitatori che consultano il sito http://f4a.org gestito da Foundation for Africa stessa.

Informative sul trattamento dettagliate, rese ai sensi dell'art. 13 del D.L. 196/03 - Codice in materia di protezione dei dati personali - sono riportate di volta in volta nelle pagine relative ai singoli servizi offerti. Tali informative sono dirette a definire limiti e modalità del trattamento dei dati di ciascun servizio in base alle quali poi, il cliente/visitatore potrà esprimere liberamente il proprio consenso ed autorizzare la raccolta dei dati ed il successivo utilizzo. In relazione ai vari servizi saranno comunicati i nominativi degli ulteriori eventuali Titolari o Responsabili del trattamento.

Tipologia di dati trattati

Il sito WEB offre contenuti di tipo informativo ed interattivo. Durante la navigazione del sito, si possono quindi acquisire informazioni sul cliente, o più in generale sul visitatore, nei seguenti modi:

Dati di navigazione

Il sito WEB raccoglie informazioni tecniche relative all'hardware e al software utilizzati dai visitatori, sia autonomamente sia attraverso l'ausilio di strumenti della Società Google Inc. per l'analisi dei file di collegamento. Tali informazioni riguardano:

  • - indirizzo IP,
  • - tipo di browser,
  • - Internet service provider,
  • - sistema operativo,
  • - nome di dominio e indirizzi di siti Web dai quali ha effettuato l'accesso o l'uscita (referring/exit pages),
  • - informazioni sulle pagine visitate dagli utenti all'interno del sito,
  • - orario d'accesso,
  • - permanenza sulla singola pagina,
  • - analisi di percorso interno (clickstream)
  • - risoluzione video
  • - tipo di connessione
  • - nazione da cui il cliente/visitatore si collega
  • - presenza di plugin java installati

Tali informazioni non forniscono dati personali del cliente/visitatore ma solo dati di carattere tecnico/informatico che sono raccolti ed utilizzati in maniera aggregata ed anonima al solo scopo di migliorare la qualità del servizio e fornire statistiche concernenti l'uso del sito. I suddetti dati vengono cancellati subito dopo l'elaborazione. Si rinvia alla Privacy policy della Società Google Inc. per altre informazioni in materia.

Dati forniti dal cliente/visitatore

Si tratta dei casi in cui è lo stesso cliente/visitatore a rilasciare sul sito, previa lettura di informativa dettagliata, i propri dati personali per accedere a determinati servizi ovvero per inoltrare richieste a mezzo di posta elettronica. Ciò comporta l'acquisizione da parte di Piam Onlus dell'indirizzo del mittente e/o di altri eventuali dati personali che saranno trattati esclusivamente per rispondere alle richieste effettuate ovvero per l'erogazione del servizio richiesto.

Policy di "Opt-In" e "Opt-Out": in tutti i casi, prima di procedere all'attivazione di un determinato servizio sarà fornita idonea informativa e, dove necessario, acquisito il relativo consenso al trattamento dei dati personali. Tale consenso potrà essere in seguito revocato in qualsiasi momento, facendo decadere la possibilità di utilizzo del servizio in questione.

La conservazione dei dati raccolti avviene per il tempo strettamente necessario al conseguimento della finalità per la quale il trattamento è effettuato, ossia l'attivazione/gestione del servizio richiesto. In ogni caso tutti i dati personali saranno trattati conformemente alla relativa informativa e a quanto previsto dalla normativa applicabile in materia.

Modalità del trattamento

Il trattamento viene effettuato attraverso strumenti automatizzati (ad es. utilizzando procedure e supporti elettronici) e/o manualmente (ad es. su supporto cartaceo) per il tempo strettamente necessario a conseguire gli scopi per i quali i dati sono stati raccolti e, comunque, nel rispetto della normativa vigente in materia.

Conferimento dei dati

Il conferimento dei dati da parte del cliente/visitatore è strettamente funzionale alla erogazione dei servizi richiesti.

Titolare, Responsabili e incaricati

  • - Titolare del trattamento è Foundation for Africa con sede legale in Via XXV Aprile 38, 33050 Mortegliano (Udine)
  • - Responsabili: vedi sezione "Chi Siamo" in questo sito internet,
  • - Incaricati all'interno della società i dati saranno trattati dai dipendenti in qualità di incaricati sotto la diretta autorità del rispettivo responsabile del trattamento.

Oltre che dai collaboratori di Foundation for Africa, il trattamento dei dati personali potrà essere effettuato anche da soggetti terzi, ai quali la nostra Azienda affida talune attività (o parte di esse) connesse e/o strumentali allo svolgimento dei trattamenti e/o alla erogazione dei servizi offerti. In tale evenienza gli stessi soggetti opereranno in qualità di titolari autonomi o saranno nominati Responsabili o incaricati del trattamento e il cliente/visitatore sarà adeguatamente informato e, dove necessario, sarà acquisito il suo consenso.

Diritti degli interessati

I soggetti cui si riferiscono i dati personali hanno diritto in qualunque momento di ottenere la conferma dell'esistenza o meno dei medesimi dati e di conoscere il contenuto e l'origine, verificarne l'esattezza o chiederne l'integrazione o l'aggiornamento, oppure la rettificazione (art. 7 del D.L. 196/03). Ai sensi del medesimo articolo si ha diritto di chiedere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché di opporsi in ogni caso, per motivi legittimi al loro trattamento. Le richieste vanno rivolte ai Responsabili sopra indicati.

Altre forme di utilizzo dei dati

Per motivi di ordine pubblico e nel rispetto di disposizioni di legge per la sicurezza e difesa dello Stato, per la prevenzione, accertamento e/o repressione dei reati, i dati forniti potrebbero essere usati con altre finalità rispetto alla fornitura dei servizi ed essere comunicati a soggetti pubblici, quali forze dell'ordine, Autorità pubbliche e Autorità giudiziaria, per lo svolgimento delle attività di loro competenza.

Modifiche alla politica

La presente Policy Privacy regola le modalità di trattamento dei dati personali forniti dai clienti/visitatori durante la navigazione del sito. L'eventuale entrata in vigore di nuove normative di settore, l'aggiornamento o l'entrata di nuovi servizi all'utente ovvero l'adeguarsi ad intervenute innovazioni tecnologiche, potrebbe comportare la necessità di variare tali modalità. è pertanto possibile che la nostra policy subisca modifiche nel tempo ed invitiamo quindi il cliente/visitatore a consultare periodicamente questa pagina.

Cookies

Cosa sono

I cookies sono porzioni d'informazione memorizzabili nel computer durante la navigazione di un sito Web, al fine di elaborare ed identificare i dati d'utilizzo. Il file di cookie è solitamente di ridottissime dimensioni e non contribuisce alla saturazione dello spazio fisico del disco rigido. Il cookie è trasferito sul disco dell'utente a fini di registrazione per "memorizzare" quali aree di un sito Web sono state visitate. Questa scelta consente di risparmiare tempo, permettendo cliente/visitatore di raggiungere più velocemente le parti principali di un sito in precedenza visitate.

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A fini puramente statistici sono inoltre rilasciati cookies della Società Google Inc. (cookies di terzi) per la misurazione d'informazioni aggregate (vedi parte relativa a Informazioni raccolte indirettamente sull'utente) nonché cookies della società YoutTube.com.

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Maris Davis

Maris Davis. Nel 2008 fonda Friends of Africa con l'intento di aiutare bambini bisognosi nella sua città di origine, Benin City in Nigeria. Nel 2010 decide di raccontare la sua vicenda personale di schiava sessuale e vittima della Mafia Nigeriana. Maris Davis History

Chantal

Chantal. Amica e compagna di studi di Maris all'Università di Udine. Anche Chantal fu vittima di schiavitù sessuale per un breve periodo. Dal 2010 vive a Toronto dove segue la comunità nigeriana residente in Canada.

Betty Amadin

Betty Amadin. Dal 2011 è responsabile del progetto Friends of Africa. Coetanea e grande amica di Maris, Betty è sposata, vive in Friuli.

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Queenet Joseph. Sorella di Maris, vive a Toronto dove assieme a Chantal coordina le attività di Foundation for Africa in Canada.

Florindo

Florindo. È  il marito di Maris, friulano, si sono sposati a Madrid nel 2006. Collabora con l'associazione nell'attività di divulgazione dei progetti e delle attività.