Riciclaggio e tratta. Sgominata banda di nigeriani operativa tra Marche e Abruzzo

Vasta operazione della polizia di Stato di Teramo denominata "The Travelers". Arrestati otto nigeriani, uno è ricercato. In meno di un anno oltre cento viaggi per portare il denaro frutto dello sfruttamento della prostituzione in Nigeria. 7,5 i milioni di euro riciclati.

Mafia nigeriana, sistema nazionale di riciclaggio e prostituzione

La Polizia di Stato di Teramo ha eseguito una vasta operazione, denominata "The Travelers", nei confronti di cittadini nigeriani accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dell'illecita intermediazione finanziaria, auto-riciclaggio e riciclaggio tras-nazionale, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.

Le indagini degli investigatori della Squadra mobile con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine "Abruzzo" di Pescara e delle Squadre mobili di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila, hanno accertato "l'esistenza di un'associazione a delinquere, con basi operative nelle province di Teramo, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, composta tutta da cittadini nigeriani dedita al riciclaggio ed all'auto-riciclaggio verso la Nigeria, attraverso viaggi in aereo, di ingenti somme di denaro, abilmente occultate all'interno dei bagagli al seguito, provenienti dallo sfruttamento sessuale di giovani nigeriane e da ulteriori attività illecite"

Dall'inchiesta è emersa l'esistenza di "un sistema capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale che costituisce un meccanismo strutturato e transazionale di raccolta del risparmio o di riciclaggio ed auto-riciclaggio attraverso il meccanismo dell'hawala"

"Hawala", un sistema per inviare denaro che non lascia tracce

L’illecito trasporto di denaro veniva svolto dietro un compenso pari ad una percentuale della somma che il committente vuole far recapitare in Nigeria, percentuale che diminuisce al crescere della somma consegnata. Si è accertato come il denaro che il committente vuole far arrivare in Nigeria viene anticipato al destinatario su base fiduciaria dall’havaladar, che si trova in Nigeria, e che ne rientrerà in possesso solo dopo che l’havaladar, che opera in Italia, gli porterà fisicamente il denaro raccolto in questo paese dagli ordinanti.

Nello specifico all'interno della predetta associazione criminale alcuni dei membri svolgono il ruolo di collettori ossia di coloro che ricevono dai committenti dapprima l’incarico (principalmente tramite contatto telefonico o sms) e poi materialmente il denaro che si intende inviare in Nigeria. Il collettore successivamente, anche a brevissima distanza di tempo (generalmente tramite sms o messaggio whatsapp) fornisce al committente un codice identificativo numerico o alfa numerico che servirà al destinatario in Nigeria per poter ritirare subito il denaro (in “naira”, valuta nigeriana) dal corrispondente in Nigeria dell’associazione.

Vi sono poi membri dell’associazione con lo specifico ruolo di corrieri, ossia di coloro che provvedono a ritirare materialmente le somme di denaro consegnate dai committenti per il loro trasporto in Nigeria con viaggi aerei. Tale denaro, una volta giunti a destinazione viene consegnato al gestore dell’Ufficio in Nigeria (gestito da un familiare o da un fiduciario) che si è occupato della preventiva consegna al destinatario.

In Nigeria non solo il denaro derivante dallo sfruttamento della prostituzione, ma un vero e proprio business al servizio della comunità nigeriana

Gli appartenenti al sodalizio trasportano abitualmente in Nigeria, sempre per via aerea, non solo il denaro frutto dello sfruttamento sessuale, ma anche somme di denaro (di provenienza più o meno illecita) consegnato loro da numerosi connazionali, dimoranti nelle Marche ed in Abruzzo, il tutto in violazione delle norme in materia di raccolta del risparmio e di intermediazione finanziaria. Il meccanismo è consolidato su scala nazionale e comporta il trasferimento illecito di imponenti somme dall'Italia verso la Nigeria.

Solo nel corso dei controlli effettuati con la collaborazione della Polizia di Frontiera e dell’Ufficio delle Dogane presso l’aeroporto di Fiumicino, sui “corrieri” dell’associazione prima che si imbarcassero per voli diretti in Nigeria, gli stessi sono stati trovati in possesso di oltre 400.000 euro. Nel corso dell’indagine (meno di un anno) i corrieri indagati si sono complessivamente recati in Nigeria circa 100 volte per trasportare illecitamente i soldi consegnatigli dai committenti ne consegue che secondo una stima indicativa la somma illecitamente trasportata in Nigeria corrisponde a 7 milioni 500 mila euro.

Proporzionando queste cifre al fenomeno nazionale si ricava un flusso impressionante di denaro (in parte proveniente dallo sfruttamento sessuale delle giovani donne vittime di tratta, ma anche da altri gravi reati posti in essere da tali sodalizi) che viene trasferito in Nigeria al di fuori dei canali finanziari tradizionali per essere poi immesso nel paese africano in circuiti bancari locali per giungere, ormai ripulito, nelle mani delle organizzazioni criminali che li utilizzeranno per successive attività illecite o per investimenti "leciti"

Gli arresti

Degli otto arrestati due stavano per imbarcarsi a Roma Fiumicino su un volo per tornare in Nigeria, un terzo complice è stato bloccato sull'autostrada A24, al casello di Teramo, Una delle persone sottoposte a custodia cautelare si è resa irreperibile e ora è attivamente ricercata su tutto il territorio nazionale.

Sono dunque otto su nove le misure di custodia cautelare in carcere eseguite per associazione a delinquere eseguite fra Marche e Abruzzo dalla Squadra mobile di Teramo nell'ambito dell'operazione coordinata dalla DDA dell'Aquila. Gli arrestati sono 4 uomini e 4 donne fra i 24 e i 42 anni. Sono accusati di far parte di un'organizzazione specializzata nell'illecita intermediazione finanziaria, auto-riciclaggio e riciclaggio transnazionale e nella tratta di esseri umani, in particolare di connazionali da sfruttare sessualmente in Italia.

Facendo la spola in aereo tra l'Italia e la Nigeria, i componenti della banda trasportavano non solo il denaro ricavato dalla prostituzione, ma anche somme consegnate da connazionali che si erano trasferiti nelle Marche e in Abruzzo.

Le banconote in mazzette arrotolate venivano nascoste nelle valige. I 'corrieri' finiti nei controlli all'aeroporto di Fiumicino sono stati trovati in possesso di oltre 400mila euro e, in totale, in meno di un anno, erano tornati in Nigeria almeno un centinaio di volte per trasportare illecitamente il denaro.

Si stima che il denaro contante trasportato illecitamente in Nigeria abbia raggiunto la ragguardevole somma di sette milioni e mezzo di euro in meno di un anno

News dall'Africa

Cargo e barconi, così la mafia nigeriana si rafforza in Europa

Diverse operazioni delle unità investigative venete hanno dimostrato quello che, ormai da anni, è un fenomeno criminoso diffuso in modo capillare, traffico di droga e di esseri umani, oltre a sfruttamento della prostituzione, sono le attività della "piovra nera" che a Verona ha una delle sue roccaforti.

Verona, una delle roccaforti della Mafia Nigeriana in Italia

A inizio estate erano stati fermati in stazione a Vicenza una decina di nigeriani. Avevano 15 chili di marijuana e in tasca una richiesta di asilo. Destinazione della droga una tra le tante insopettabili basi di spaccio in città. Provenienza ignota, forse la vicina Verona, la roccaforte della cult Eiye, che ha il controllo del Veneto.

La piovra nera

Solo un mese fa l'ultimo colpo assestato alla mafia nigeriana in una più ampia operazione coordinata dalla procura di Torino che ha visto l'arresto di una trentina di affiliati in diverse città del nord e del centro Italia. In quella operazione a Verona furono arrestati due "capi" del clan dei Maphite.

Ma, come sanno gli inquirenti, si tratta di una piccola goccia nel vasto mare criminale che è sotto il controllo di questa organizzazione altamente verticistica, violenta e senza scrupoli, che negli ultimi 30 anni si è andata sempre più rafforzando in alcuni paesi europei (ma anche oltre oceano), Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Belgio, e ovviamente l'Italia.

Le mani dei boss, che risiedono nei Paesi d'origine, quindi Nigeria, Benin e Ghana, gestiscono miliardi di euro, frutto del traffico di droga e di esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione.

A Vicenza

Il capoluogo berico non è tra le città venete a più alta infiltrazione, che in Veneto si possono identificare in Verona, Padova e Venezia ma, rileggendo le cronache degli ultimi 10 anni, non può non saltare agli occhi come la perecentuale di arresti e fermi tra la comunità nigeriana residente in città sia un dato di fatto importante.

Da quando emerge, la presenza della mafia nigeriana a Vicenza, è legata ai gradini più bassi della struttura, dove il "criminale" è spesso anche "vittima".

Dal barcone alle bici

I piccoli spacciatori nigeriani vengono spesso assoldati nei centri di accoglienza, la mafia del loro paese sembra quasi essere l'unica certezza in terra straniera. L'arruolamento può avvenire anche nei cosiddetti "lager libici" dove numerosi testimoni hanno riferito che tra i più feroci aguzzini ci sono moltissimi uomini nigeriani, oltre ai miliziani locali. Il "responsabile" smista letteralmente i migranti arrivati in Italia con i barconi nelle varie città della rete e dà loro un contatto sicuro.

Si tratta di una persona già da tempo in Italia, quasi sempre con regolare permesso di soggiorno e "insospettabile" Le ragazze vengono indirizzate alle "mamam" che le hanno fatte arrivare in Italia e saranno sfruttate sessualmente, mentre i ragazzi appena arrivati vengono consegnati ai "boys" o capi-zona e sono destianati a diventari spacciatori o corrieri della droga.

Probabilmente è da un appartenente a quest'ultima tipologia che si stavano recando i due arrestati di due giorni fa alla stazione di Verona. Mentre è solo di qualche settimana fa l'arresto, sempre nel veronese, di un 31enne nigeriano trovato in casa oltre 10 chili di marijuana, sulla quale la mafia nigeriana ha praticamente il monopolio, occupandosi sia della produzione che della spedizione via nave. In questi lindi appartamenti avviene il confezionamento della sostanza e ha il via la micro-rete di pony express in bicicletta nelle diverse città venete.

Woodoo, stupri e sfruttamento della prostituzione

Diverso e assolutamente più drammatico quanto emerge sulla condizione delle donne. Reclutate nei villaggi di origine, oltre a dover subire molteplici violenze sessuali nel calvario fino alla Libia, vengono spesso utilizzate come "ovulatrici" al momento dell'imbarco (oltre alla Nigeria, anche la Libia è punto di partenza della droga), per poi subire lo sfruttamento lungo le strade italiane.

Chi ce la fa può diventare "mamam", e passare da vittima a carnefice, salendo la sanguinosa piramide criminale della piovra nera. A Vicenza ne fu arrestata una, con altri sodali, ma, nonostante gli sforzi investigativi dei carabinieri, il giudice non li condannò per associazione mafiosa.

Tutti sono tenuti sotto lo strettissimo controllo dei vertici dell'organizzazione tramite l'attuazione di violente pratiche che si ispirano al woodoo e con minacce reali di ritorsioni nei confronti dei familiari rimasti in patria. Questo aspetto, emerso in numerosi rapporti investigativi europei, è stato confermato dalle drammatiche testimonianze dei primi pentiti.

Gli accordi

Una simile infiltrazione in un territorio come quello italiano dove la criminalità organizzata è tradizionalmente autoctona non può che essere spiegata con dei veri e propri accordi commerciali con l'organizzazione che comanda nelle aree dove la mafia nigeriana vuole fare affari. Rimanendo nel vicentino e nel veronese, la controparte non può che essere stata la 'ndrangheta, responsabile del traffico di droga nel Veneto nord-occidentale ma, ad oggi, questa sfera resta ancora avvolta nel buio.

Dalla prostituzione al traffico di organi. Si allarga il business della Mafia Nigeriana

Un falso contratto di lavoro a Dubai dietro al quale si nasconde il commercio peggiore. Ecco come le ragazze già costrette a vendersi in italia vengono ingannate di nuovo. Con il sogno di sottrarsi al marciapiede.

Dalla prostituzione al traffico di organi, Si allarga il business della Mafia Nigeriana

Le ragazze nigeriane sono l’80 per cento delle vittime dello sfruttamento sessuale in Italia, fenomeno che interessa in totale tra le 30 e le 50 mila donne. E il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini rende più vulnerabile chi è arrivata negli anni scorsi, in particolare le vittime di tratta. Mentre si fanno largo fenomeni di sfruttamento nello sfruttamento. sempre più difficili da combattere e segnali allarmanti di come il fenomeno stia cambiando, in peggio. Ad esempio, ormai ci sono tratte dentro la tratta: donne ingannate più volte, passate di paese in paese, scomparse e spesso uccise: circa 500 in Italia negli ultimi 20 anni.

Quello che accade dentro la rete fittissima e autoreferenziale che è la comunità nigeriana, in cui i legami sono una protezione ma anche una trappola, in cui tutti conoscono tutti e se un destino è deciso nessuno tenta di cambiarlo, a volte emerge grazie a donne coraggiose come Isoke, Maris Davis, Grace, Nadine, Blessing e tante altre che hanno visto la neve per la prima volta in Italia più di venti anni fa. Oggi come allora le cose NON sono cambiate, poco hanno fatto le istituzioni per contrastare il fenomeno, tanto ha fatto la mafia nigeriana che ha affinato le armi e si è intrufolata nel territorio italiano in modo ancora più capillare. Rispetto a 20 anni fa, ai tempi di Isoke, Maris Davis, Grace, Nadine, le cose sono peggiorate.

Appena arrivate, accanto al fuoco, semi svestite, non si capacitavano di essere cadute nella trappola della tratta. Ribellarsi è costato molto, pestaggi, tentativi di essere uccise e per Maris Davis anche un rapimento cruento che l'ha portata in Spagna dove è rimasta segregata per 4 anni, come racconta lei stessa nel libro "Parlo di me"

«Come siete arrivate qui, possono ingannarvi ancora e portarvi altrove, non accettate nulla», ripetono a tutte. Perché il destino può essere ancora peggiore della schiavitù e della prostituzione: e si chiama traffico di organi.

Per le donne vittime di tratta le cose sono peggiorate ancora di più con l'entrata in vigore dei due decreti sicurezza voluti da Salvini. È stata smantellata tutta quella rete di protezione sociale così faticosamente costruita negli anni. Un colpo al Cuore per tutte quelle ragazze nigeriane che con fatica e tanta sofferenza avevano denunciato i loro aguzzini e che ora rischiano di ritornare dentro al vortice della schiavitù sessuale.

Il trucco dei falsi fidanzati

«A Verona una ragazza nigeriana ci ha mostrato un contratto di assunzione per un lavoro a Dubai, ottenuto tramite il fidanzato. Un contratto come quello non ti fa dubitare, ci credi sempre». Dietro però, spesso, si nasconde il traffico peggiore: quando si ricevono queste opportunità allettanti, addirittura con contratto firmato, c’è dietro una rete criminale transnazionale attiva da tempo, ma che negli ultimi cinque anni è emersa con forza: «Questi falsi fidanzati conquistano la loro fiducia, dicono alla ragazza “tu sei sveglia, cosa fai qui in attesa, c’è questa possibilità»

Arriva il contratto e le giovani donne vengono spedite nel Golfo, di solito a Dubai, Gibuti ed Emirati. Ai “fidanzati”, contemporaneamente, arrivano i soldi tramite money transfer o su carte ricaricabili. «Delle ragazze poi non si sa più nulla», dietro c'è il racket del traffico di organi: «In quei paesi operano medici cinesi, stando a quello che ci hanno detto, non arabi. Magari loro fanno i broker, ma chi fa le operazioni è asiatico». Il fenomeno delle sparizioni e in generale della tratta, riguarda anche i minori.

«Qualche anno fa collaborai con i Carabinieri del Ros all'indagine per il ritrovamento di un bambino africano nel Tamigi, a Londra, privato di tutti gli organi. Non era chiaro se fosse per qualche rito o altro. Con Esther Ekanem, anche lei nigeriana, che da Londra si occupa di tratta di esseri umani, ci siamo subito attivate. Lei stava indagando sulla tratta delle donne sfruttate per fare figli destinati alla vendita, alle adozioni illegali, ma non si nasconde che i bambini servano per più scopi»

Joseph Chidiebere Osuigwe, avvocato e direttore del Devatop Centre for Africa Development in Nigeria, conferma che la mafia nigeriana ha ormai un ruolo di primo piano in questo traffico, annidato dentro la tratta tradizionale per lo sfruttamento sessuale o lavorativo che dalla Nigeria, anche attraverso il Mediterraneo, si indirizza verso tre continenti.

È un commercio fiorente perché raddoppia il guadagno del trafficante che costringe le vittime, donne, giovani e capifamiglia attratti da un lavoro all'estero, a vendere un organo per saldare il proprio debito: pagano lui con la vendita di un rene, il quale poi riceve soldi anche dal broker. «Le vittime, al netto dei casi di rapimento o convinte da qualcuno di necessitare di un’operazione, vendono a partire da 1.500 dollari, ignare dei 50 mila che guadagna l’organizzazione e dei 128.500 di base che i ricchi pazienti danno alle gang per un rene»

«Questo commercio in Nigeria è tra le forme allargate di sfruttamento degli ultimi dieci anni, insieme a schiavitù domestica, matrimoni forzati, traffico di minori attraverso gli orfanotrofi o il lavoro di apprendistato, i bambini soldato, il traffico per scopi rituali. Siamo a conoscenza di casi avvenuti in India, Malesia e Dubai che coinvolgono cittadini nigeriani, la mia organizzazione ha ricevuto due segnalazioni di rimozione illegale di organi di due nigeriani in India», spiega Osuigwe.

Doppio inganno

L’eventualità che la tratta finalizzata al traffico d’organi coinvolga anche l’Italia non è, allo stato, suffragata da prove giudiziarie. Don Carmine Schiavone, direttore della Caritas diocesana di Aversa e referente regionale Caritas per l’immigrazione, ha rilasciato però un’intervista al sito Vatican News dicendo che «una delle ragazze a ottobre scorso ha cominciato a raccontare di questo commercio, rivelando che alcuni amici suoi, per arrivare in Italia, hanno dovuto dare un rene, alcuni la cornea»

Sotto osservazione poi è il litorale di Castel Volturno, dove sono noti i rapporti tra la mafia nigeriana e la camorra. Va detto però che difficilmente può svilupparsi un traffico d’organi “interno” al nostro Paese: per un trapianto servono strutture ospedaliere complici e molto vicine al luogo in cui l’organo viene espiantato. Il problema, da noi, sono invece le ragazze nigeriane già in Italia che per sottrarsi alla prostituzione accettano le improbabili “offerte di lavoro” in Paesi dove il traffico d’organi non è una leggenda metropolitana ma è stato provato, come appunto l’India e i Paesi del Golfo. Ingannate una volta per farle venire in Italia e una seconda volta per portarle via dal nostro Paese, verso un destino ancora peggiore.

Nel 2018 sono arrivati in Italia solo 1.250 migranti nigeriani, ma aumentano gli adescamenti di chi è già presente da tempo in Europa. Mentre la crescente instabilità libica e la politica dei “porti chiusi” hanno trasformato le rotte: si rafforza quella Nigeria-Mali-Spagna mentre è storico il legame diretto tra la Nigeria e i Paesi del Golfo Persico.

«Nel 2014 sono arrivate in Italia circa 2.400 ragazze. 5.600 nel 2015 e nel 2016 erano 11 mila», spiega Anna Pozzi, giornalista e studiosa esperta di tratta. Col tempo è diminuita l’età delle ragazze, minorenni che spesso non si dichiaravano tali per evitare di essere inserite in strutture protette, con scolarità bassa se non analfabete.

Secondo il rapporto di ActionAid pubblicato ad aprile sulla base di 60 verbali di vittime di tratta presentati presso la Commissione territoriale di Roma tra il 2016 e il 2017, il decreto Sicurezza colpirebbe soprattutto loro: stabilendo il rigetto della richiesta di asilo avanzata da chi ha in esecuzione già un provvedimento di espulsione, queste non hanno la possibilità di presentare nuove richieste e non c’è il tempo di indagare sulle loro storie di sfruttamento.

Il decreto inoltre non solo abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari prima concesso anche in ragione delle violenze subìte nei Paesi di transito, ma i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione umanitaria non accedono più al sistema ex Sprar (ora solo per titolari di status di rifugiato o protezione sussidiaria e minori non accompagnati) ma ai Centri ordinari, Cas e Cara: affollati, privi di personale qualificato e programmi di inclusione. L’eliminazione dell’obbligo di denuncia da parte della vittima di tratta per ottenere il permesso di soggiorno depotenzia anche l’articolo 18 del Testo Unico sull'Immigrazione che prima le tutelava.

L'incrocio con la religione

Una sera scaricano Gioia da un’auto davanti alla porta della Caritas di Aversa. La accolgono, non ha documenti, non parla. Se la ricordano a fissare il muro, con le braccia appoggiate su un tavolo per interi pomeriggi. «Quando ha ricominciato a parlare abbiamo capito che era molto confusa. Aveva bisogno di un supporto psicologico importante. Ovunque mi incrociasse, voleva per forza una benedizione», dice don Carmine Schiavone. Con suor Rita Giarretta delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria, fondatrice di Casa Rut, Schiavone svolge la sua pastorale in una delle «periferie del mondo»: la strada. «Un giorno ha detto di aver conosciuto un pastore, un reverendo: aveva un numero che chiamava in continuazione perché adesso poteva stare finalmente bene, diceva. Una mattina è uscita e nessuno l’ha più vista»

I sedicenti “pastori” religiosi sono tra le più insidiose pedine della tratta. Alcuni sfruttano direttamente ragazze e ragazzi, altri li mettono in mano ai trafficanti. Case di preghiera delle Chiese pentecostali africane sono presenti sul litorale Domizio e a Castel Volturno, l’enclave dei clan mafiosi nigeriani che gestiscono, dentro una comunità di 25 mila nigeriani e ghanesi, arrivi, traffico di droga e prostituzione.

Certi leader spirituali organizzano momenti di preghiera per la “liberazione”. I migranti raccontano che non ottenere il permesso di soggiorno è un maleficio e loro si offrono di toglierlo a pagamento. «Ce n’è uno considerato potente e allora, quando arriva, molti nigeriani si riversano lì anche da altre parti di’Italia. Vende braccialetti con la scritta Holy ghost fire», spiega Blessing Okoedion nel libro in cui racconta la sua storia.

L’intreccio tra religione cristiana, business e il rito ju-ju, che lega le ragazze ai propri sfruttatori, è un capitolo anche della sua storia personale. «Alice è stata molto furba, mi ha ingannata facendosi passare per una donna di Chiesa. Faceva di tutto per mostrarsi molto pia e devota ma non si è fatta scrupolo a raggirarmi e trafficarmi»

Blessing ha 33 anni ed ha appena superato l’esame di maturità in Italia: «Ho preso 64», racconta. Laureata in informatica, assembla e ripara computer a Benin City quando incontra una donna che le propone di trasferirsi a Napoli per lavorare nel nuovo negozio del fratello. Quando arriva a Castel Volturno però si ritrova una “mamam” che le spiega di accettare anche 15, 10 euro e di non rifiutare nessuno. Era il marzo 2013. Oggi lavora come interprete e mediatrice culturale e la sua nuova vita la deve alla Polizia e a Casa Rut, che negli anni di ragazze ne ha accolte 500, più 80 bambini.

Alcune lavorano nella cooperativa NewHope: accessori fatti con stoffe africane e negozio nella più bella via di Caserta, perché «la dignità si restituisce con la bellezza. Non le facciamo sentire delle bisognose, ma persone in grado di farsi valere per quello che sono, che pensano con la propria testa» dice suor Rita.

«Si tollerano le ragazze anche in zone centrali», dice don Carmine. «Lo stiamo notando anche dalla geografia delle abitazioni da cui partono e rientrano». La Caritas di Caserta le va a trovare in strada. Alle 20 parte l’auto con lui in tonaca e i volontari. Si chiede il permesso prima di scendere, e se c’è, ci si stringe la mano, sono festose. «Chiedo di potermi sedere con loro, poi iniziamo a parlare bevendo cioccolata o il tè caldo che abbiamo portato, o regaliamo loro una rosa». Solo dopo varie visite escono le loro storie. L’importante è non essere invadenti, non chiedere, meritare la loro fiducia. «Parlando, emerge che vivono in condizioni pietose. Poi arriva la telefonata di chi le controlla», racconta don Carmine. Quando qualche auto passa con insistenza vuol dire che il tempo è scaduto: si prega tutti insieme, benedizione e si risale in auto. Certe sere le ragazze sono più felici di altre: «Stasera gioca il Napoli». Vuol dire che per strada i clienti saranno pochissimi.

Le "Cose Nostre"

Ha la forma di una sirena, uno specchio in mano, i capelli lunghi, indossa perle e pettini preziosi. Mami Wata è una divinità recente, le organizzazioni criminali fanno giurare le ragazze su di lei, è creata per invocare e giustificare la ricerca sfrenata di benessere. Gli africani vogliono somigliare nello stile di vita all'Europa. E per raggiungerlo, fanno soldi con tutto, hanno perduto i loro valori antichi.

Le radici culturali della vendita di esseri umani parte proprio da questo concetto, fare soldi ad ogni costo senza guardare in faccia nessuno, nemmeno una figlia, una sorella, un'amica.

Abbiamo ricevuto minacce di morte per le indagini sui "fidanzati" dalla stessa comunità nigeriana: «Le cose nostre devono rimanere tra noi», hanno detto. «Donne e minori sono mercificati da genitori, familiari e persino leader della comunità e questo ha autorizzato la società a ignorare i loro diritti fondamentali. Questo è pericoloso per il benessere delle donne in qualsiasi Paese», spiega Joseph Chidiebere Osuigwe, che ha ideato e lanciato Talkam, un’app con cui si può segnalare ogni tipo di violazione dei diritti umani.

A inizio anno è stata resa nota l’esistenza di uno scambio di informazioni tra Fbi e Polizia italiana, i cui investigatori sono esperti delle modalità criminali e della ramificazione in Italia e in Europa dei clan mafiosi nigeriani. Per Osuigwe «è importante lo scambio di informazioni. La condanna di queste mafie dovrebbe comprendere anche la destinazione delle loro ricchezze alla cura dei sopravvissuti»

La maggioranza delle “sopravvissute” in Italia, si trova in carcere, o nel “sommerso”. La speranza arriva dalla seconda e terza generazione: «Non ha nulla a che vedere con questo fenomeno, bisogna valorizzarle, dare loro opportunità, altrimenti si innesca lo stesso meccanismo. Da troppo tempo gli africani pensano che si possa fare soldi con tutto. Cosa possono fare di più che vendere le proprie sorelle?»

Bonifica del Tronto. Operazione contro la mafia nigeriana, coinvolto anche un fiancheggiatore italiano

La scorsa settimana una vasta operazione della squadra mobile di Teramo ha eseguito sei misure cautelari. Arrestate 4 mamam e un italiano che affittava gli appartamenti. Una sesta donna nigeriana è sfuggita alla cattura e viene ricercata.

Bonifica del Tronto. Operazione contro la mafia nigeriana, coinvolto anche un fiancheggiatore italiano

Dodici le ragazze nigeriane sottoposte a sfruttamento che sono state liberate e affidate ai servizi sociali

A conclusione di una complessa attività di indagine sulla tratta di esseri umani, lo sfruttamento ed il favoreggiamento della prostituzione ed il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina condotta dalla Squadra Mobile di Teramo diretta dal V.Q.A. Dott.ssa Roberta Cicchetti con il coordinamento della Procura Distrettuale di L’Aquila nella persona del Sost. Proc. Dott. Mancini David e con l’applicazione del Sost. Proc. Dott. Giovagnoni Stefano, la scorsa settimana e stata data esecuzione all'ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di L’Aquila, nei confronti di 6 persone con la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 donne nigeriane e la misura degli arresti domiciliari nei confronti di un cittadino italiano. È ancora da eseguire un'altra misura applicativa della custodia cautelare in carcere a carico di una donna nigeriana al momento irreperibile.

Sei persone sottoposte a misure di custodia cautelare, 5 donne nigeriane e un italiano

I reati contestati a vario titolo agli arrestati sono sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e riduzione in schiavitù.

Le 4 mamam tratte in arresto sono:

  • Solomon Elizabeth Rashidat nata in Nigeria il 12.10.1978 residente a Martinsicuro,
  • Obanor Vera nata in Nigeria il 01.10.1975 residente a Martinsicuro (TE),
  • Adam Succes nata in Nigeria il 17.06.1987residente a Martinsicuro (TE),
  • Osazuwa Kate nata in Nigeria il 01/04/1984 residente a Monsampolo (AP).

Il destinatario italiano della misura cautelare degli arresti domiciliari per favoreggiamento della prostituzione è Di Sabatino Gerardo nato a Teramo il 03.11.1957 ed ivi residente, rispettivamente proprietario e comproprietario di due degli appartamenti di dimora di giovani prostitute nigeriane.

Dodici ragazze nigeriane salvate

Le indagini, corredate da attività tecniche, sono state avviate dalla Squadra Mobile di Teramo monitorando costantemente la zona della strada “Bonifica del Tronto” allo scopo di interrompere il costante flusso di giovanissime donne nigeriane, reclutate in patria con la promessa di un lavoro in Europa e poi fatte giungere clandestinamente attraverso disperati viaggi lungo la rotta mediterranea, sottoposte a riti woodoo a garanzia del pagamento del debito per il viaggio (pari 25.000 o 30.000 euro) ed, una volta arrivate in Italia, costrette con violenza, minacce a prostituirsi consegnando i proventi a chi le aveva reclutate in patria ed ai loro referenti in Italia.

Nel corso dell’attività investigativa sono state individuate ed identificate ben 12 giovani vittime dimoranti in 5 appartamenti di cui 4 ubicati a Martinsicuro (TE) ed uno a Monsampolo del Tronto (AP) affittate dai rispettivi proprietari alle loro connazionali destinatarie delle predette misure cautelari in carcere.

In particolare, si è accertato che Solomon Elizabeth Rashidat, Obanor Vera e Adam Success sfruttavano la prostituzione delle giovani donne nigeriane ospitate in casa in quanto ne percepivano i proventi ed in molti casi costituivano un vero e proprio terminale di supporto dell’organizzazione nigeriana che ne aveva curato il reclutamento, sottoposte ai rituali juju in Nigeria e quindi il viaggio in Italia.

Si accertava che alcune delle vittime si trovano ancora in una condizione di assoggettamento totale a Osazuwa Kate che le costringe a prostituirsi per estinguere il loro debito, picchiandole e minacciandole di procurare del male ai loro familiari in Nigeria.

Il percorso di assistenza alle giovani vittime ha consentito ad alcune di loro, nel corso delle indagini, a raccontare tra le lacrime, a personale della Squadra Mobile di Teramo, la storia di drammatica vulnerabilità vissuta fin dal momento del reclutamento ad opera dell’organizzazione in Nigeria, a Benin City, con la promessa di un lavoro e di un futuro migliore, fino in Italia.

Ad esempio, si narra specificamente della conduzione del rito da parte di un uomo anziano chiamato Witch Doctor a garanzia del pagamento del debito di 25.000 euro contratto per il viaggio, pena, in caso di mancato pagamento, la sua morte e ritorsioni verso i propri familiari. I singoli casi sono in realtà storie condivise da molte vittime.

Una delle vittime, partita nel marzo del 2016 da Benin City con altre persone, dopo aver attraversato il Niger, arriva a Tripoli 8 giorni dopo. La donna racconta che una compagna di viaggio aveva perso la vita durante il percorso, picchiata per le continue pretese di denaro è caduta dal pick-up, sul quale viaggiavano ammassati.

Dopo essere stata trattenuta per oltre due mesi in abitazioni vicino a Tripoli, in cui vi erano molti altri connazionali in attesa di intraprendere il viaggio verso le coste italiane, la vittima parte a bordo di un barcone dalle coste libiche, arriva in Italia nel luglio 2016. Subito dopo viene “presa in carico” dalla mamam Osazuwa Kate che la costringe a prostituirsi.

Le indagini proseguono

Le indagini proseguono per monitorare fenomeni analoghi che rappresentano una violazione della dignità umana e dei diritti fondamentali, oltre che un mezzo di realizzazione di profitti elevati per la mafia nigeriana, che non può essere in alcun modo tollerato.

Mafia Nigeriana. Sgominata cellula dei Maphite attiva in Emilia Romagna. Svelati i segreti della “Green Bible”

Provvedimenti restrittivi per gli appartenenti al culto 'Maphite', assoggettati a un rigido 'manuale di comportamento', oltre che a un rito di iniziazione codificato nella Bibbia Verde (Green Bible)

Mafia Nigeriana, Sgominata cellula dei Maphite attiva in Emilia Romagna. Gli investigatori della Questura di Bologna mentre danno l'annuncio alla stampa.

Sono 19 i fermi eseguiti dalla squadra mobile della Questura di Bologna, in collaborazione con i colleghi di altre province dell' Emilia Romagna e di Bergamo, in un'operazione contro la mafia nigeriana. Altre due persone che si trovano all'estero saranno raggiunte da un mandato d'arresto europeo. Agli indagati è contestata l'associazione di tipo mafioso.

I provvedimenti restrittivi e una serie di perquisizioni, emessi dalla Dda e dalla Procura della Repubblica di Bologna, colpiscono un elevato numero di appartenenti al culto 'Maphite' (o Green Circuit association), molto diffuso e potente, fino ad oggi rimasto all'ombra rispetto alle altre cosche. Le città coinvolte sono Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Forlì, Cesena, Ravenna e Bergamo.

Tra i destinatari non solo i semplici "soldati" ma anche soggetti che ricoprivano un ruolo di primo piano all'interno dell'organizzazione criminale. In particolare: coloro che decidevano le nuove iniziazioni, gestivano la prostituzione, mantenevano i rapporti di forza con le altre organizzazioni criminali e organizzavano lo spaccio di droga nelle piazze cittadine.

L'operazione di polizia ha impiegato più di trecento poliziotti

Così è strutturata la mafia nigeriana

L’indagine, avviata nel 2017, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ha consentito di ricostruire ruoli, gradi, gerarchie e regole di funzionamento all'interno dell’organizzazione criminale, nonché i diversi reati che hanno permesso all'organizzazione stessa la propria sopravvivenza e il dominio in alcuni ambiti criminali, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, uso indebito di strumenti di pagamento elettronico, oltre a frequentissimi e violenti scontri con organizzazioni criminali nigeriane contrapposte.

Tipico e conosciuto soltanto dagli adepti il modo di comunicare, i rituali, e un prestabilito modo di ingresso all'interno dell’organizzazione, di affiliazione, rigidissime le regole di comportamento e puntualmente codificate che ripercorrono in parte quelle più conosciute delle organizzazioni di tipo mafioso italiane.

Green Bible. Il codice della 'Bibbia Verde'

La mafia nigeriana aveva un codice chiamato la 'Green Bible'. Un vero e proprio manuale di istruzioni per gli affiliati, nel quale, per esempio, il piano di riciclaggio di denaro nei Paesi di origine era indicato come 'Mario Monti'. Grazie alla 'Bibbia Verde', contenuta in un pacco inviato dalla Nigeria all'Italia e intercettato a Torino, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la struttura del clan Maphite, le regole, le cariche e le investiture, i riti di iniziazione, le punizioni.

Il giuramento col fuoco per entrare nel clan

"Giuro di essere leale e fedele all'organizzazione dei Maphite. Se domani deciderò di svelare questi segreti, questo fuoco brucerà me e le cose che mi appartengono; ovunque mi trovi i Maphite mi faranno a pezzi sino alla morte". I nuovi affiliati che entravano a far parte della mafia nigeriana erano sottoposti ad una sorta di rito tribale, prima venivano picchiati dagli altri membri e poi dovevano tenere tra le mani dei pezzi di carta infuocati, per dimostrare il loro valore.

La spartizione dell'Italia tra diverse "famiglie"

Gli investigatori bolognesi sono riusciti a ricostruire la spartizione del territorio delle diverse famiglie che facevano parte del clan Maphite. La 'Famiglia Vaticana', oggetto dell'indagine, egemone oltre che in Emilia-Romagna anche in Toscana e Marche. La 'Famiglia Latino', nell'Italia nord-occidentale, la 'Famiglia Rome Empire', nel centro Italia e la 'Famiglia Light House of Sicily', presente in Sicilia e Sardegna.

Per rappresentare il potere sul territorio ed essere riconosciuti dai loro connazionali, gli affiliati del culto nigeriano Maphite indossavano baschi o abiti con il colore verde.

I rami dell'indagine

L'inchiesta ha riguardato anche il Piemonte, dove sono stati impegnati centinaia di agenti. L'operazione di polizia, che ha permesso di smantellare una cosca della mafia nigeriana, ha condotto all'esecuzione di decine di fermi anche a Torino.

"Simili alle organizzazioni mafiose italiane"

"È la prima volta in Emilia-Romagna, e una delle prime in Italia, che viene contestata l'associazione di tipo mafioso a una organizzazione nigeriana", ha detto il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato. "Nel corso delle indagini abbiamo apprezzato tutti i tratti caratteristici dell'associazione mafiosa, come l'intimidazione violenta e l'assoggettamento dei connazionali nigeriani. Abbiamo sgominato i vertici e acceso un faro su un fenomeno criminale importante, dotato di una struttura verticistica e di un organigramma che emula le nostre organizzazioni criminali, come la Mafia siciliana e la 'Ndrangheta. L'eroina gialla che in questi mesi ha creato grossi problemi per la salute pubblica e decessi per overdose è un prodotto che viene introdotto sul mercato proprio dalle associazioni criminali nigeriane"

Alla faccia di chi negava l'esistenza della Mafia Nigeriana in Italia
- La Mafia Nigeriana in Italia -

Maris Davis History

(Biografia)

La
Storia di Maris che fu schiava sessuale per nove anni, prima in Italia
e poi in Spagna

Maris
Davis
e la
sua storia personale
, vittima
di tratta e di schiavitù sessuale tra il 1995 e il 2003
,
prima in Italia e poi in Spagna. Fondatrice di Friends of Africa,
autrice di testi e articoli sull’Africa e sempre in prima linea nella
lotta alla Mafia Nigeriana

Freetown 1974, Maris nasce durante una guerra

Maris Davis
Joseph
, a cui è dedicata la nostra
Fondazione è nata a Freetown
(città
fondata da
ex-schiavi
) in Sierra Leone da genitori nigeriani
il 2 luglio 1974
(originale
del certificato di
nascita
). Il papà, militare
dell’esercito
nigeriano, fu trasferito in Sierra Leone al tempo della rivoluzione che
insaguinava quel Paese, in appoggio all’esercito governativo (la così detta Guerra
dei diamanti degli anni settanta
). Si può ben
dire che Maris nacque nel bel mezzo di una guerra, i genitori
ritornarono in Nigeria quasi subito dopo la sua
nascita e si
stabilirono in un villaggio intorno alla città di Benin City.

Il
papà aveva due mogli (la
bigamìa è consentita anche adesso
),
come molti
altri uomini in Nigeria. Famiglia povera, ma non poverissima, lo
stipendio di militare dell’esercito del babbo permetteva il
sostentamento. Maris era la maggiore dei 4 figli di sua mamma, poi
c’erano altri 5 fratelli e sorelle dell’altra moglie.

Benin City, la nonna e gli studi

Maris
però trascorse la sua
gioventù nella città di Benin City dalla
nonna,
che rimasta vedova, la accolse come una figlia e la fece studiare,
evento molto raro nella Nigeria dell’epoca perché le ragazze
erano discriminate nello studio a favore dei maschi, e un po’ lo sono
anche adesso. La nonna,
donna molto forte e determinata, viveva
commerciando frutta e verdura
, plasmò il
carattere di Maris
tant’è che anch’essa divenne una bravissima venditrice,
determinata e forte. Carattere che l’aiutò molto quando fu
costretta, prima in Italia e poi in Spagna, ad affrontare eventi
davvero terribili.

Conseguito il diploma, come tante sue
coetanee divenne una delle decine di migliaia di vittime della
tratta“,
forse venduta dal suo stesso papà che comunque la
incoraggiò a venire in Italia. Un traffico di ragazze, molto
attivo ancor oggi, giovani ragazze che dalla Nigeria partono con la
speranza di trovare in Europa un lavoro onesto ed invece diventano
schiave nelle mani della mafia nigeriana.

Erano
gli anni 1994 e 1995
, e da qui in
poi è Maris stessa che ha raccontato quello che le accaduto
prima in Italia e poi in Spagna, fino al suo definitivo rientro in
Italia nel 2006. Un’autobiografia che denuncia la sua condizione di
schiava
sessuale
” e pubblicata (in italiano)
nell’agosto del 2010
durante il suo primo viaggio a Toronto (Canada).

Aprile 1995.
L’arrivo in Italia

Prima città Torino, e quei
signori eleganti mi presero a forza e, alla presenza della mia prima
“mamam”, mi violentarono ripetutamente, per tre giorni di seguito, mi
dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i
miei 21 anni.

Parlo
di
me (Senza Paura)

Breve
Autobiografia scritta da lei stessa

Edizione
2017
ampliata e arricchita con nuovi documenti e
testimonianze

Edizione
2017

Acquista
su Amazon

Settembre
2003. Finalmente libera

Era
quasi la fine di Settembre del 2003
, e quella “maledetta” estate
era finalmente terminata. In quella malefica stanza di una delle tante
cittadine che stanno intorno a Madrid, i miei “carcerieri” non
avevano nessuna pietà di me, anche se stavo male, anche se
ero l’ombra di me stessa e ormai magrissima, senza speranza e senza
contatti con la mia famiglia ormai da più di un anno e
mezzo, ma loro continuavano a tenermi “segregata” in
quella stanza buia, dove ogni tanto arrivava qualche “cliente
a cui, anche se piangendo e piena di vergogna, dovevo soddisfare le sue
stronze
voglie di sesso. Pregavo,
pregavo in continuazione,
chiedevo a Dio di farmi
morire
, volevo
davvero morire
.

11-M Marid,
Atocha 11 marzo 2004. Io c’ero

Scampa
agli attentati di matrice islamica che a Madrid provocano quasi 200
morti e più di duemila feriti
. Un episodio che
ricordò lei stessa in un articolo apparso nel suo blog a
dieci anni da quei fatti.

Agosto 2004

Dopo
5 anni rivede quello che sarà il suo futuro marito
,
Florindo,
un friulano che aveva conosciuto a Udine poco prima del suo rapimento
nel 1999 e adesso arrivato in Spagna proprio per aiutare Maris ad
uscire da una situazione davvero difficile. Florindo sarà il
tramite tra Maris e il consolato italiano di Madrid
sia per recuperare i
documenti ma anche per ridare a Maris la necessaria
tranquillità economica e psicologica dopo la terribile
esperienza vissuta
.

Maris diventa collaboratrice di giustizia

Per due anni è costretta a vivere in regime di semi-protezione.

Maris
denuncia i suoi rapitori e i suoi sfruttatori
. Le
autorità di polizia spagnole, in collaborazione con quelle
italiane, dopo alcuni mesi dalle denunce di Maris, e dopo indagini
accurate arrestano alcuni nigeriani che operano tra Italia e Spagna, ma
non coloro che l’avevano tenuto prigioniera e l’avevano sfruttata. Si
accerterà in seguito che erano rientrati in Nigeria.

In
ottobre si trasferisce in nuova abitazione a Parla
, una cittadina
a 20 chilometri a sud di Madrid. È una soluzione per
proteggere Maris dalla mafia nigeriana e per prevenire altri atti di
vendetta nei suoi confronti.

Estate 2005

Maris
si ammala gravemente
, le
viene diagnosticato un cancro alle ovaie mai curato e per questo in uno
stato avanzato
. Subisce
una delicata operazione all’utero che le impedirà
per sempre di diventare mamma
.
Nel frattempo prosegue la collaborazione con le autorità
spagnole e il consolato italiano per la ricostruzione della sua vicenda
personale, l’acquisizione dei documenti personali e la denuncia ai suoi
ex-sfruttatatori.

Il
luogo, nei pressi di Madrid, dove Maris ha vissuto
sotto protezione tra
ottobre 2004 e dicembre 2006

Parla,
Calle Villaverde
(Comunidad de Madrid)

Madrid,
Ottobre 2006, Maris si sposa

Maris si sposa e poi rientra in Italia, in
Friuli, dove attualmente vive con suo marito.

Principali
avvenimenti 2006-2017

Oggi

Attualmente Maris vive con il marito a
Mortegliano
in provincia di Udine. È attiva nel
volontariato, si adopera come mediatrice culturale per aiutare ragazze
nigeriane in difficoltà, pubblica arti­coli
divulgativi sulla Africa e tematiche sociali contribuendo ad
in­formare sulle problematiche legate al contrasto della Mafia
Nige­riana.

Per conto di Foundation for Africa,
utilizzando
anche la sua laurea e le sue conoscenze informatiche, gestisce la parte
web dell’associazione, il sito internet principale, un nuovo sito
internet
dedicato alle Campagne
Informative
, il Blog, le News
dall’Africa
e i Social
Network
.

Copyright
© Maggio 2019