Anticipò
in un romanzo l’omicidio di una prostituta nigeriana. Ora è
latitante.
Daniele Ughetto Piampaschet,
uccise Anthonia Egbuna. Condanna a 25 anni confermata dalla Cassazione
Daniele
Ughetto Piampaschet, uccise Anthonia Egbuna,
nigeriana allora ventenne, e poi gettò il suo corpo nel
fiume Po’. Condannato
definitivamente a 25 anni, è sparito nel nulla.
Qualcuno lo ha soprannominato lo “scrittore assassino“,
e secondo la Cassazione lo è, visto che lo ha condannato in
via definitiva. Daniele
Ughetto Piampaschet è accusato di aver
anticipato in un libro i contorni del delitto, che poi avrebbe
commesso. Ora
l’aspirante romanziere torinese è latitante, non ha atteso le manette
ed è svanito nel nulla.
Deve
scontare 25 anni di carcere, ma dal 3 luglio ha
fatto perdere le sue tracce e le ricerche, fino ad ora,
sono state
senza esito. Il Piampaschet si è sempre dichiarato innocente
per
il delitto della ragazza nigeriana con cui ha avuto anche una breve
relazione.
La
ragazza fu trovata senza vita, con segni di numerose
coltellate, il 26
febbraio 2012 sul greto del Po’, nel torinese. Un
particolare già scritto in precedenza da Daniele Ughetto nel
suo
romanzo, e mai pubblicato, ‘La
rosa e il leone’. Coincidenza
inquietante, che aveva attirato su di lui i sospetti.
Una
lunga odissea giudiziaria
Ma
non tutti negli anni lo hanno ritenuto colpevole,
infatti la sua è stata una vera odissea giudiziaria. Fu
assolto
in primo grado, poi fu condannato in appello a 25 anni e 6 mesi per
omicidio volontario, era il 2015. Nel 2016 la Cassazione aveva
annullato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d’assise d’Appello.
Un via vai dalle aule fino allo scorso 2 giugno, quando è
arrivata la condanna definitiva.
“L’attesa
giudiziaria mi ha cambiato la vita. Ora vivo
in campagna con la mia famiglia. Conduco una vita raccolta, sto
ristrutturando un casolare e continuo a scrivere“, aveva
detto dopo uno
dei tanti processi. Ma il carcere no, e quando i carabinieri si sono
recati a Giaveno
(Torino)
per arrestarlo, lui non c’era. C’era
però il padre che li ha aggrediti rimediando un arresto per
resistenza a pubblico ufficiale.
Ora
di Daniele Ughetto Piampaschet non si sa nulla, il
telefono è staccato, e gli appelli degli investigatori e del
suo
avvocato difensore sono caduti nel vuoto. Chi lo conosce pensa si sia
nascosto in qualche cascinale, magari per scrivere un altro capitolo
della sua vita, cercando di evitare che siano i giudici a scriverlo per
lui.
Lo scorso anni, dopo la condanna in secondo grado,
il
pubblico ministero aveva chiesto l’arresto ma il giudice non
ritenne
fondato “il
pericolo di
fuga“
e il Piampashet rimase in libertà
in attesa della sentenza definitiva. Una motivazione clamorosamente
smentita dai fatti di questi giorni.
Raccontammo
la triste vicenda di Anthonia nel nostro libro “Storie Vere”
La
Storia di Maris che fu schiava sessuale per nove anni, prima in Italia
e poi in Spagna
Maris
Davis e la
sua storia personale, vittima
di tratta e di schiavitù sessuale tra il 1995 e il 2003,
prima in Italia e poi in Spagna. Fondatrice di Friends of Africa,
autrice di testi e articoli sull’Africa e sempre in prima linea nella
lotta alla Mafia Nigeriana
Freetown 1974, Maris nasce durante una guerra
Maris Davis
Joseph, a cui è dedicata la nostra
Fondazione è nata a Freetown
(città
fondata da
ex-schiavi) in Sierra Leone da genitori nigeriani
il 2 luglio 1974
(originale
del certificato di
nascita). Il papà, militare
dell’esercito
nigeriano, fu trasferito in Sierra Leone al tempo della rivoluzione che
insaguinava quel Paese, in appoggio all’esercito governativo (la così detta Guerra
dei diamanti degli anni settanta). Si può ben
dire che Maris nacque nel bel mezzo di una guerra, i genitori
ritornarono in Nigeria quasi subito dopo la sua
nascita e si
stabilirono in un villaggio intorno alla città di Benin City.
Il
papà aveva due mogli (la
bigamìa è consentita anche adesso),
come molti
altri uomini in Nigeria. Famiglia povera, ma non poverissima, lo
stipendio di militare dell’esercito del babbo permetteva il
sostentamento. Maris era la maggiore dei 4 figli di sua mamma, poi
c’erano altri 5 fratelli e sorelle dell’altra moglie.
Benin City, la nonna e gli studi
Maris
però trascorse la sua
gioventù nella città di Benin City dalla
nonna,
che rimasta vedova, la accolse come una figlia e la fece studiare,
evento molto raro nella Nigeria dell’epoca perché le ragazze
erano discriminate nello studio a favore dei maschi, e un po’ lo sono
anche adesso. La nonna,
donna molto forte e determinata, viveva
commerciando frutta e verdura, plasmò il
carattere di Maris
tant’è che anch’essa divenne una bravissima venditrice,
determinata e forte. Carattere che l’aiutò molto quando fu
costretta, prima in Italia e poi in Spagna, ad affrontare eventi
davvero terribili.
Conseguito il diploma, come tante sue
coetanee divenne una delle decine di migliaia di vittime della
“tratta“,
forse venduta dal suo stesso papà che comunque la
incoraggiò a venire in Italia. Un traffico di ragazze, molto
attivo ancor oggi, giovani ragazze che dalla Nigeria partono con la
speranza di trovare in Europa un lavoro onesto ed invece diventano
schiave nelle mani della mafia nigeriana.
Erano
gli anni 1994 e 1995, e da qui in
poi è Maris stessa che ha raccontato quello che le accaduto
prima in Italia e poi in Spagna, fino al suo definitivo rientro in
Italia nel 2006. Un’autobiografia che denuncia la sua condizione di
“schiava
sessuale” e pubblicata (in italiano)
nell’agosto del 2010
durante il suo primo viaggio a Toronto (Canada).
Aprile 1995.
L’arrivo in Italia
Prima città Torino, e quei
signori eleganti mi presero a forza e, alla presenza della mia prima
“mamam”, mi violentarono ripetutamente, per tre giorni di seguito, mi
dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i
miei 21 anni.
Parlo
di
me (Senza Paura)
Breve
Autobiografia scritta da lei stessa
Edizione
2017 ampliata e arricchita con nuovi documenti e
testimonianze
Era
quasi la fine di Settembre del 2003, e quella “maledetta” estate
era finalmente terminata. In quella malefica stanza di una delle tante
cittadine che stanno intorno a Madrid, i miei “carcerieri” non
avevano nessuna pietà di me, anche se stavo male, anche se
ero l’ombra di me stessa e ormai magrissima, senza speranza e senza
contatti con la mia famiglia ormai da più di un anno e
mezzo, ma loro continuavano a tenermi “segregata” in
quella stanza buia, dove ogni tanto arrivava qualche “cliente”
a cui, anche se piangendo e piena di vergogna, dovevo soddisfare le sue
“stronze”
voglie di sesso. Pregavo,
pregavo in continuazione,
chiedevo a Dio di farmi
morire, volevo
davvero morire.
11-M Marid,
Atocha 11 marzo 2004. Io c’ero
Scampa
agli attentati di matrice islamica che a Madrid provocano quasi 200
morti e più di duemila feriti. Un episodio che
ricordò lei stessa in un articolo apparso nel suo blog a
dieci anni da quei fatti.
Agosto 2004
Dopo
5 anni rivede quello che sarà il suo futuro marito,
Florindo,
un friulano che aveva conosciuto a Udine poco prima del suo rapimento
nel 1999 e adesso arrivato in Spagna proprio per aiutare Maris ad
uscire da una situazione davvero difficile. Florindo sarà il
tramite tra Maris e il consolato italiano di Madridsia per recuperare i
documenti ma anche per ridare a Maris la necessaria
tranquillità economica e psicologica dopo la terribile
esperienza vissuta.
Maris diventa collaboratrice di giustizia
Per due anni è costretta a vivere in regime di semi-protezione.
Maris
denuncia i suoi rapitori e i suoi sfruttatori. Le
autorità di polizia spagnole, in collaborazione con quelle
italiane, dopo alcuni mesi dalle denunce di Maris, e dopo indagini
accurate arrestano alcuni nigeriani che operano tra Italia e Spagna, ma
non coloro che l’avevano tenuto prigioniera e l’avevano sfruttata. Si
accerterà in seguito che erano rientrati in Nigeria.
In
ottobre si trasferisce in nuova abitazione a Parla, una cittadina
a 20 chilometri a sud di Madrid. È una soluzione per
proteggere Maris dalla mafia nigeriana e per prevenire altri atti di
vendetta nei suoi confronti.
Estate 2005
Maris
si ammala gravemente, le
viene diagnosticato un cancro alle ovaie mai curato e per questo in uno
stato avanzato. Subisce
una delicata operazione all’utero che le impedirà
per sempre di diventare mamma.
Nel frattempo prosegue la collaborazione con le autorità
spagnole e il consolato italiano per la ricostruzione della sua vicenda
personale, l’acquisizione dei documenti personali e la denuncia ai suoi
ex-sfruttatatori.
Il
luogo, nei pressi di Madrid, dove Maris ha vissuto
sotto protezione tra
ottobre 2004 e dicembre 2006
Parla,
Calle Villaverde
(Comunidad de Madrid)
Madrid,
Ottobre 2006, Maris si sposa
Maris si sposa e poi rientra in Italia, in
Friuli, dove attualmente vive con suo marito.
Principali
avvenimenti 2006-2017
Oggi
Attualmente Maris vive con il marito a
Mortegliano
in provincia di Udine. È attiva nel
volontariato, si adopera come mediatrice culturale per aiutare ragazze
nigeriane in difficoltà, pubblica articoli
divulgativi sulla Africa e tematiche sociali contribuendo ad
informare sulle problematiche legate al contrasto della Mafia
Nigeriana.