Violenza Donne

Troppe volte e per troppo tempo alla donna è stata associata l'idea sbagliata della sprovveduta, dell'ingenua e della vittima sacrificale

La violenza è il tuo nemico

Troppe volte e per troppo tempo alla donna è stata associata l'idea sbagliata della sprovveduta, dell'ingenua e della vittima di chi vuole solo approfittarsi di lei.

È accaduto, accadono questi fatti e purtroppo anche oggi molto spesso. Ma si deve dire basta, alle illusioni e alle belle parole devono seguire reali dimostrazioni. È finito il tempo dell'incanto, è giunto il momento della liberazione.

Non solo il femminicidio, che è solo la punta di un iceberg gigantesco che comprende anche reati odiosi che passano in secondo ordine, relegati o addirittura ignorati dalle cronache, o troppo spesso non denunciati: maltrattamenti domestici, mobbing sul lavoro, stalking, violenza sessuale, stupri, ecc..

In molti luoghi del mondo inoltre la donna è vittima della stessa società, della cultura e dell'ignoranza che "tollera" reati contro la donna odiosi, perché in quanto donna è considerata un essere "inferiore".

Tratta di esseri umani, sfruttamento lavorativo, schiavitù sessuale, violenze e stupri di massa, bigamia e sottomissione al marito, matrimoni combinati e precoci, mutilazioni genitali, bambine soldato, mortalità per problematiche legate alla gravidanza o al parto, ecc..

Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne, ecco perché si celebra il 25 novembre

Il 25 novembre ricorre la Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne, ricorrenza istituita il 17 dicembre 1999 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134. La data è stata scelta come giorno della ricorrenza in cui celebrare attività a sostegno delle donne, sempre più vittime di violenze, molestie, fenomeni di stalking e aggressioni tra le mura domestiche. Il 25 novembre non è una data casuale: quel giorno infatti, correva l’anno 1960, furono uccise le sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana.

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il caso Mirabal

Il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal fu fortemente sentito dall'opinione pubblica. Le tre donne sono considerate ancora oggi delle rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos.

Il 25 novembre del 1960 le tre donne si recarono a far visita ai loro mariti in carcere quando furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare che le portarono in un luogo nascosto. Qui furono torturate, stuprate, massacrate a colpi di bastone e strangolate a bordo della loro auto.

La storia delle sorelle Mirabal: bibliografia e filmografia

L’unica sopravvissuta fu la quarta delle sorelle Mirabal, Belgica Adele, che dedicò la sua vita a onorare il ricordo delle tre donne. Pubblicò successivamente un libro di memorie: Vivas in su jardin.

Le sorelle Mirabal sono conosciute anche con il nome “Mariposas”, poiché simili a delle farfalle in cerca di libertà. La loro storia venne raccontata anche dall’opera della scrittrice dominicana Julia Alvarez, Il tempo delle farfalle, in Italia edito da Giunti. Esistono anche due film che raccontano la loro biografia “In the Time of Butterflies” (2004) e “Trópico de Sangre” (2010).

No al Razzismo

"Odio intensamente le discriminazioni razziali in ogni loro manifestazione"
(Nelson Mandela)

Le discriminazioni su base etnica, religiosa o verso minoranze, o verso gruppi politici, sono purtroppo sempre presenti. Ancora oggi nel Mondo sono decine di milioni le persone, le popolazioni e gruppi discriminati a causa del colore della loro pelle, della loro religione, del fatto di essere minoritari nel loro ambito socio-culturale.

Il razzismo è presente anche nel web e nei social network. Su facebook proliferano moltissimi gruppi che si proclamano esplicitamente "razzisti", altri che sono palesemente discriminatori verso persone di colore, verso gli immigrati, verso questa o quella religione.

Abbiamo più volte denunciato il fatto che, proprio su facebook, in nome della libertà di espressione e di pensiero, molti gruppi "razzisti" vengono quantomeno "tollerati".

Nel Mondo, secondo una recente statistica che ha monitorato per alcuni anni in 87 Paesi il grado di "intolleranza" della popolazione verso le diversità etniche e religiose, ha elaborato una classifica dalla quale risulta che la maglia nera va ad Hong Kong, India e Bangladesh, mentre i più "tolleranti" sono gli Usa, la Gran Bretagna e il Canada.

L'Italia è classificata come Paese "non razzista" anche se nell'ultimo anno (2018-2019) gli atti discriminatori e di intolleranza verso gli immigrati e le persone di colore sono decisamente aumentate. Tra tutti i paesi europei quello più intollerante risulta essere la Francia.

Le discriminazioni non si misurano solo con le statistiche o con i sondaggi, ma si vedono anche nelle piccole cose quotidiane, nella vita di tutti i giorni, nei gesti, negli sguardi delle persone che ci circondano.

In Italia, l'Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali del Ministero dell'Interno (UNAR) del Dipartimento delle Pari Opportunità, ogni anno elabora un "Dossier Statistico" in base alle segnalazioni ricevute.

I casi di discriminazione segnalati vengono poi sddivisi in base a tipologie su base etnico-razziale (oltre il 60% delle segnalazioni), nei contesti di vita pubblica (20% circa), accesso al lavoro e ai servizi pubblici (meno del 10% delle segnalazioni), altre minori come l'accesso alla casa, in ambito scolastico, e discriminazioni delle forze dell'ordine.

Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo farò fino alla fine dei miei giorni

(Melson Mandela)

NEGRA, video per denunciare il razzismo subdolo. Brano autobiografico che parla delle difficoltà di tutti coloro che hanno un colore della pelle diverso in Italia. Lei è Cecile, una "negra" di 21 anni nata a Roma. (Brano presentato al festival di Sanremo 2016)

"Ma quando mi vedi nuda vado bene anche sono NEGRA"

Africa Libera

Via dall'Africa chi sfrutta l'Africa

Contro chi ci chiude i porti in faccia e sequestra le navi di chi salva i nostri figli.
Africa Libera

Prima ci avete "rubato" i nostri giovani e le nostre ragazze, e ci avete venduti come schiavi nel "Nuovo Mondo".

Poi siete venuti da noi e ci avete "sottomessi" imponendoci le vostre leggi, le vostre religioni, le vostre lingue, e ci avete sfruttati portando via le nostre ricchezze (colonialismo). Ci avete messi gli uni contro gli altri per i vostri interessi economici e politici.

Avete creato e finanziato guerre e massacri, avete corrotto i nostri governi per mandarci le vostre multinazionali a rubare ancora le nostre ricchezze, i nostri diamanti, i nostri minerali preziosi, il nostro petrolio, rubate le nostre terre, inquinate i nostri fiumi e la nostra natura, distruggete le nostre foreste e uccidete la nostra preziosa fauna selvatica.

Per la vostra sete di ricchezza avete ucciso i nostri figli, le nostre donne, i nostri ragazzi. Ma ora diciamo basta.

  • Non ne possiamo più di vedere i nostri figli e figlie trattati come zimbello dei paesi che fino a ieri hanno fatto man bassa delle nostre materie prime.
  • Non ne possiamo più di vedere i nostri figli e figlie essere cibo per i pesci del "Mare Nostrum".
  • Non ne possiamo più di vedere morire di fame i nostri figli perché il già ricco occidente "depreda" le nostre ricchezze, inquina i nostri terreni agricoli e le nostre acque.
  • Non ne possiamo più di questa Europa che prima ci ha reso schiavi e ora ci sfrutta, ma che continua a respingerci, a chiudere i porti, a sequestrare le navi che salvano dalla morte i nostri figli.

Via dall'Africa le multinazionali straniere che rubano all'Africa
Via dall'Africa le multinazionali straniere che sfruttano l'Africa
Via dall'Africa chi non ci rispetta, nessuno dovrà mai più rubare la nostra dignità

Africa Libera

Franco CFA. Il paradosso africano della moneta forte in un'economia debole, il neocolonialismo finanziario francese ai danni dei paesi francofoni dell'Africa sub sahariana.

Maris Davis History

(Biografia)

La
Storia di Maris che fu schiava sessuale per nove anni, prima in Italia
e poi in Spagna

Maris
Davis
e la
sua storia personale
, vittima
di tratta e di schiavitù sessuale tra il 1995 e il 2003
,
prima in Italia e poi in Spagna. Fondatrice di Friends of Africa,
autrice di testi e articoli sull’Africa e sempre in prima linea nella
lotta alla Mafia Nigeriana

Freetown 1974, Maris nasce durante una guerra

Maris Davis
Joseph
, a cui è dedicata la nostra
Fondazione è nata a Freetown
(città
fondata da
ex-schiavi
) in Sierra Leone da genitori nigeriani
il 2 luglio 1974
(originale
del certificato di
nascita
). Il papà, militare
dell’esercito
nigeriano, fu trasferito in Sierra Leone al tempo della rivoluzione che
insaguinava quel Paese, in appoggio all’esercito governativo (la così detta Guerra
dei diamanti degli anni settanta
). Si può ben
dire che Maris nacque nel bel mezzo di una guerra, i genitori
ritornarono in Nigeria quasi subito dopo la sua
nascita e si
stabilirono in un villaggio intorno alla città di Benin City.

Il
papà aveva due mogli (la
bigamìa è consentita anche adesso
),
come molti
altri uomini in Nigeria. Famiglia povera, ma non poverissima, lo
stipendio di militare dell’esercito del babbo permetteva il
sostentamento. Maris era la maggiore dei 4 figli di sua mamma, poi
c’erano altri 5 fratelli e sorelle dell’altra moglie.

Benin City, la nonna e gli studi

Maris
però trascorse la sua
gioventù nella città di Benin City dalla
nonna,
che rimasta vedova, la accolse come una figlia e la fece studiare,
evento molto raro nella Nigeria dell’epoca perché le ragazze
erano discriminate nello studio a favore dei maschi, e un po’ lo sono
anche adesso. La nonna,
donna molto forte e determinata, viveva
commerciando frutta e verdura
, plasmò il
carattere di Maris
tant’è che anch’essa divenne una bravissima venditrice,
determinata e forte. Carattere che l’aiutò molto quando fu
costretta, prima in Italia e poi in Spagna, ad affrontare eventi
davvero terribili.

Conseguito il diploma, come tante sue
coetanee divenne una delle decine di migliaia di vittime della
tratta“,
forse venduta dal suo stesso papà che comunque la
incoraggiò a venire in Italia. Un traffico di ragazze, molto
attivo ancor oggi, giovani ragazze che dalla Nigeria partono con la
speranza di trovare in Europa un lavoro onesto ed invece diventano
schiave nelle mani della mafia nigeriana.

Erano
gli anni 1994 e 1995
, e da qui in
poi è Maris stessa che ha raccontato quello che le accaduto
prima in Italia e poi in Spagna, fino al suo definitivo rientro in
Italia nel 2006. Un’autobiografia che denuncia la sua condizione di
schiava
sessuale
” e pubblicata (in italiano)
nell’agosto del 2010
durante il suo primo viaggio a Toronto (Canada).

Aprile 1995.
L’arrivo in Italia

Prima città Torino, e quei
signori eleganti mi presero a forza e, alla presenza della mia prima
“mamam”, mi violentarono ripetutamente, per tre giorni di seguito, mi
dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i
miei 21 anni.

Parlo
di
me (Senza Paura)

Breve
Autobiografia scritta da lei stessa

Edizione
2017
ampliata e arricchita con nuovi documenti e
testimonianze

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Settembre
2003. Finalmente libera

Era
quasi la fine di Settembre del 2003
, e quella “maledetta” estate
era finalmente terminata. In quella malefica stanza di una delle tante
cittadine che stanno intorno a Madrid, i miei “carcerieri” non
avevano nessuna pietà di me, anche se stavo male, anche se
ero l’ombra di me stessa e ormai magrissima, senza speranza e senza
contatti con la mia famiglia ormai da più di un anno e
mezzo, ma loro continuavano a tenermi “segregata” in
quella stanza buia, dove ogni tanto arrivava qualche “cliente
a cui, anche se piangendo e piena di vergogna, dovevo soddisfare le sue
stronze
voglie di sesso. Pregavo,
pregavo in continuazione,
chiedevo a Dio di farmi
morire
, volevo
davvero morire
.

11-M Marid,
Atocha 11 marzo 2004. Io c’ero

Scampa
agli attentati di matrice islamica che a Madrid provocano quasi 200
morti e più di duemila feriti
. Un episodio che
ricordò lei stessa in un articolo apparso nel suo blog a
dieci anni da quei fatti.

Agosto 2004

Dopo
5 anni rivede quello che sarà il suo futuro marito
,
Florindo,
un friulano che aveva conosciuto a Udine poco prima del suo rapimento
nel 1999 e adesso arrivato in Spagna proprio per aiutare Maris ad
uscire da una situazione davvero difficile. Florindo sarà il
tramite tra Maris e il consolato italiano di Madrid
sia per recuperare i
documenti ma anche per ridare a Maris la necessaria
tranquillità economica e psicologica dopo la terribile
esperienza vissuta
.

Maris diventa collaboratrice di giustizia

Per due anni è costretta a vivere in regime di semi-protezione.

Maris
denuncia i suoi rapitori e i suoi sfruttatori
. Le
autorità di polizia spagnole, in collaborazione con quelle
italiane, dopo alcuni mesi dalle denunce di Maris, e dopo indagini
accurate arrestano alcuni nigeriani che operano tra Italia e Spagna, ma
non coloro che l’avevano tenuto prigioniera e l’avevano sfruttata. Si
accerterà in seguito che erano rientrati in Nigeria.

In
ottobre si trasferisce in nuova abitazione a Parla
, una cittadina
a 20 chilometri a sud di Madrid. È una soluzione per
proteggere Maris dalla mafia nigeriana e per prevenire altri atti di
vendetta nei suoi confronti.

Estate 2005

Maris
si ammala gravemente
, le
viene diagnosticato un cancro alle ovaie mai curato e per questo in uno
stato avanzato
. Subisce
una delicata operazione all’utero che le impedirà
per sempre di diventare mamma
.
Nel frattempo prosegue la collaborazione con le autorità
spagnole e il consolato italiano per la ricostruzione della sua vicenda
personale, l’acquisizione dei documenti personali e la denuncia ai suoi
ex-sfruttatatori.

Il
luogo, nei pressi di Madrid, dove Maris ha vissuto
sotto protezione tra
ottobre 2004 e dicembre 2006

Parla,
Calle Villaverde
(Comunidad de Madrid)

Madrid,
Ottobre 2006, Maris si sposa

Maris si sposa e poi rientra in Italia, in
Friuli, dove attualmente vive con suo marito.

Principali
avvenimenti 2006-2017

Oggi

Attualmente Maris vive con il marito a
Mortegliano
in provincia di Udine. È attiva nel
volontariato, si adopera come mediatrice culturale per aiutare ragazze
nigeriane in difficoltà, pubblica arti­coli
divulgativi sulla Africa e tematiche sociali contribuendo ad
in­formare sulle problematiche legate al contrasto della Mafia
Nige­riana.

Per conto di Foundation for Africa,
utilizzando
anche la sua laurea e le sue conoscenze informatiche, gestisce la parte
web dell’associazione, il sito internet principale, un nuovo sito
internet
dedicato alle Campagne
Informative
, il Blog, le News
dall’Africa
e i Social
Network
.

Copyright
© Maggio 2019

Matrimoni Combinati e Precoci

Spose Bambine. È una vera e propria schiavitù, subdola e odiosa, a cui sono sottoposte ragazzine minorenni e bambine, una tradizione assurda radicata in molte culture

È un problema odioso radicato in molte culture, soprattutto islamiche, indù e tradizioni animiste del continente africano. Bambine di otto anni, con lo sguardo, la spontaneità, la voglia di giocare di qualsiasi coetanea. Solo che loro sono diverse, sono delle "baby spose".

È l'India a detenere il triste primato per quanto riguarda i diritti negati alle donne e alle bambine. Per la percentuale di ragazze che si sposano prima dei diciotto anni, agli ultimi posti della classifica anche Mali, Bangladesh, Nepal, Yemen e Burkina Faso. Il 47 per cento delle giovani che oggi hanno tra i 20 e i 24 anni si è infatti sposato ancora minorenne.

Nel Mondo

In Pakistan la percentuale di spose bambine è del 24 per cento, e in Paesi come il Sudan, la Nigeria e l’Afghanistan la percentuale è, rispettivamente del 34, 39 e 43 per cento. Tra i virtuosi ci sono Mongolia e Sri Lanka, con il 9 e 12 per cento dei matrimoni tra minorenni.

In Africa

Quello dei matrimoni combinati e precoci è un fenomeno piuttosto diffuso, nonostante le legislazioni dei paesi africani si siano adeguate e abbiano vietato i matrimoni con ragazze minorenni. Ma ancora un terzo delle ragazze si sposa precocemente o comunque ancora minorenne, quasi sempre interrompendo gli studi.

Una pratica che impedisce alle ragazze di avere una adeguata cultura e le relega alla precarietà, sottomesse al maschio e all'emancipazione. Le adolescenti sono il principale bersaglio di questa tradizione "antica" e molto radicata nei paesi a maggioranza islamica e con una cultura animista molto radicata.

Nei paesi occidentali

In Europa, nelle Americhe e nel continente australe, salvo rare eccezioni, i matrimoni con minorenni è generalmente vietato per legge. In Italia i minorenni non possono sposarsi. Esiste però una deroga. Per "gravi motivi", dai 16 anni in poi il tribunale per i minori può autorizzare le nozze. Alcuni casi di "spose bambine" si registrano all'interno di comunità straniere, in qualche caso il matrimonio è avvenuto (illegalmente) in Italia, in molti altri casi il matrimonio era già avvenuto nei paesi di origine.

Si Ius Soli

Si alla cittadinanza italiana a chi nasce in Italia

Circa un milione sono i minorenni, figli di genitori stranieri residenti regolarmente in Italia, nati in Italia, italiani in tutto e per tutto, ma non per la legge.

Infatti la legge n. 91 del 1992 che regola la cittadinanza italiana, non riconosce l'acquisizione della cittadinanza per lo "Ius Soli" (sei cittadino italiano se nasci in Italia), perché in Italia prevale lo "Ius Sanguinis" (acquisisci la cittadinanza dei tuoi genitori anche se nasci in Italia).

Questi minorenni nati in Italia da genitori stranieri potranno chiedere la cittadinanza italiana solo al compimento del 18° anno di età attraverso un complicato e costoso iter burocratico, dimostrando di aver vissuto ed essere sempre rimasti residenti in Italia ininterrottamente, fino ad allora devono rinnovare il permesso di soggiorno assieme ai genitori. Sono bambini e ragazzi che "rischiano" di perdere il diritto alla cittadinanza italiana solo per una gita scolastica fatta all'estero.

Se i loro genitori, per qualsiasi motivo dovessero perdere il permesso di soggiorno per qualsiasi motivo o intoppo, rischierebbero di essere espulsi verso un paese straniero che non conoscono e nel quale non ci sono mai stati.

Sono bambini e ragazzi che parlano italiano, anche con inflessioni dialettali, sono integrati, partecipano alla vita sociale dei luoghi in cui vivono, vanno a scuola esattamente come i loro coetanei "italiani". Ma loro, nati in Italia non sono italiani solo perché i loro genitori sono "stranieri". Ecco, queste sono le seconde generazioni di migranti.

Secondo un sondaggio ISPSOS il 64% degli italiani è "molto favorevole" allo Ius Soli, e a questa percentuale si aggiunge anche un ulteriore 15% "abbastanza favorevole". Una percentuale decisamente alta, una realtà del tutto diversa da quella che certi razzisti e pseudo-razzisti vorrebbero farci credere.

Siamo duri, durissimi, con i figli degli immigrati "regolari" nati in Italia e morbidi, troppo morbidi, con i clandestini che arrivano irregolarmente in Italia.

L'attuale legislazione italiana sulla cittadinanza è quella più rigida tra tutti i paesi europei. Una legislazione che non permette il diritto di cittadinanza nemmeno ai maggiorenni che hanno frequentato regolarmente le scuole italiane. Una legislazione al limite della violazione dei diritti umani.

La proposta di uno "Ius Soli temperato", si può diventare cittadini italiani dopo aver frequentato almeno un ciclo scolastico (Ius Culturae), ci sembra un buon punto di mediazione.

A ottobre 2015 la Camera dei Deputati ha approvato con 310 sì, 66 no e 83 astenuti il disegno di legge "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza" .. "Ius Soli temperato"

Attualmente la legge è ferma al Senato impantanata tra veti incrociati e ostruzionismo delle opposizioni che non vogliono l'approvazione della riforma sulla cittadinanza. Una legge che, stante l'attuale governo, Lega-5Stelle, NON vedrà MAI la sua approvazione definitiva. Anzi, l'attuale governo a dicembre ha provveduto ad inasprire ulteriormente la possibilità di richiedere la cittadinanza per gli stranieri residenti in Italia.

La nuova legge sulla cittadinanza 2018. Decreto Salvini

Ecco cosa prevede il nuovo D.L. sulla cittadinanza del ministro Salvini che integra e modifica la legge n. 91 del 1992 e la rende ancor più restrittiva.

  • (1) Per l'acquisizione della cittadinanza italiana si richiede una buona conoscenza della lingua italiana.
  • (2) Innnalza da 200 a 250 euro il contributo richiesto per la domanda di cittadinanza.
  • (3) Estende da 730 giorni a 48 mesi il termine per la conclusione dei procedimenti della cittadinanza per matrimonio e per residenza.
  • (4) Fissa il termine di sei mesi per il rilascio degli estratti e dei certificati di stato civile occorrenti ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana.
  • (5) Abroga la disposizione che preclude il rigetto dell'istanza di acquisizione della cittadinanza per matrimonio decorsi due anni dalla domanda.
  • (6) Revoca della cittadinanza in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo ed eversione.

Italiani in tutto e per tutto tranne che per la legge

Niger Delta

Uno dei luoghi più inquinati del mondo. Una devastazione causata solo dallo sfruttamento indiscriminato e dall'arroganza delle Compagnie Petrolifere

La regione petrolifera della Nigeria, un'area grande come la pianura Padana, devastata dall'inquinamento dei terreni, delle acque e dell'aria.

Il Delta del Niger

La regione del Delta del Niger è uno dei dieci luoghi più inquinati al mondo, ma per la sua estensione, la continuità con cui si sta inquinando, la mancanza di progetti per le bonifiche, fanno del Delta del Niger il più grave disastro ambientale di sempre, e tutto questo nell'indifferenza del mondo, in nome solo dei petro-dollari.

Le compagnie petrolifere hanno "militarizzato" quei luoghi. Shell ed ENI, ma anche Total, Erg, Chevron, Esso e altre.

La corruzione e l'arroganza di queste compagnie in nome del business ha permesso per decenni (dagli anni '70) a queste compagnie di estrarre la ricchezza della Nigeria senza alcun beneficio per la popolazione locale, a cui hanno sottratto terreni da coltivare e acque in cui pescare.

Il petrolio estratto non viene raffinato in Nigeria, ma viene subito caricato sulle petroliere e portato via. La raffinazione avviene in altri luoghi e così la Nigeria, paese ricco di petrolio, è però povero di benzina, dove si deve ancora fare la coda per una tanica di carburante.

Attraversata da centinaia di migliaia di chilometri di tubature (pipeline) che corrono in superfice per trasportare il greggio estratto fino alla costa, sono spesso fonte di incidenti causati dalla mancanza di manutenzione o dal tentativo della popolazione di "rubare" il petrolio. Sono una delle principali cause dell'inquinamento di acque e terreni.

Da anni Amnesty International sta combattendo contro queste "multinazionali" e ormai considera ciò che sta accadendo in questi luoghi un vero e proprio crimine contro l'umanità, ma che da 50 anni è il luogo di un "furto" continuo di ricchezza, di una aberrazione indescrivibile che i "vincitori" della Guerra del Biafra stanno facendo pagare a chi ha perso tutto, a chi non può più coltivare la propria terra una volta fertile, a chi non può più pescare in quelle acque che una volta erano azzurre.

Le multinazionali del petrolio hanno "rubato" non solo il nostro petrolio, ma anche la nostra terra.

Nel 2012 la Corte di Giustizia della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale ha giudicato la Nigeria responsabile della violazione della "Carta Africana" dei diritti umani e dei popoli riguardo alle condizioni di vita delle popolazioni del delta del fiume Niger.

La Corte ha stabilito che il governo federale nigeriano è responsabile del comportamento delle compagnie petrolifere e che ad esso spetta di chiamarle a rispondere dell'impatto ambientale gravemente compromesso a causa del loro operato.

Gas Flaring

Il "Gas Flaring" (un gas che si trova nella parte superiore dei giacimenti petroliferi) che brucia in continuazione provoca un panorama desolante, e la ricaduta al suolo delle sottilissime polveri bruciate provoca rossore permanente agli occhi, tumori della pelle, e gravi malattie legate alla respirazione.

Si stima che la trasformazione del gas flaring della Nigeria potrebbe fornire energia elettrica e metano all'Africa Sub-Sahariana e all'Africa Centrale per centinaia di anni, ma si preferisce "bruciarlo" piuttosto che costruire impianti per la sua trasformazione che, oltretutto, darebbe lavoro a migliaia di persone.

Guerre Dimenticate

Diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, eccidi, massacri, profughi, emigrazione, dittature cruente, tutto questo è il prodotto di secoli di sfruttamento dell'Africa

Per le guerre di oggi è più giusto dire "Guerre ignorate" .. Analizzando le due parole viene difficile capire come si possa "dimenticare" la propria contemporaneità, si scorda il passato non il presente, questo tutto al più lo si "ignora". Ma ignorare una guerra significa anche ignorare chi la vive e la subisce.

Il passato ed il presente ci hanno abituato a conflitti anche cruenti in Africa, spesso l'occidente li ha visti, e li vede, come semplici problemi interni, e che nulla avevano o hanno a che fare con il dorato mondo civile.

Diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, eccidi, massacri, profughi, emigrazione, dittature cruente, tutto questo è il prodotto di secoli di sfruttamento dell'Africa da parte di potenze europee, e non solo europee.

Il vero dramma dell'Africa è iniziato con la Conferenza di Berlino (1884-1885) quando le potenze europee di allora si sono spartite l'Africa, dando il via al processo di colonizzazione che si sarebbe concluso solo all'inizio degli anni sessanta.

Un secolo che ha privato l'Africa, non solo delle sue risorse naturali, ma ha privato l'Africa anche delle sue ricchezze culturali, naturali e politiche.

Ha privato generazioni e generazioni di africani di vivere della loro identità culturale, obbligandoli a seguire religioni non loro, a parlare lingue non loro, imponendo la cultura europea, alimentando conflitti tribali, riducendo in schiavitù giovani, uomini, bambini e donne.

La fine della colonizzazione "politica" del continente africano non ha però fatto cessare l'influenza economica dell'Europa sull'Africa. Il petrolio, i minerali preziosi, i minerali rari, i diamanti, immensi territori da adibire ad agricoltura sono sempre sotto il controllo e sfruttati da multinazionali europee e compagnie straniere, con la complicità di governi e autorità locali, che pur di mantenere il potere hanno sottomesso la loro stessa popolazione.

Darfur, regione sud-occidentale del Sudan, è una delle tante "guerre dimenticate dell'Africa". Venti anni di massacri e diritti violati, oltre mezzo milione di morti, almeno tre milioni, il 70% della popolazione costretta ad abbandonare i luoghi d'origine. Nel 2012 la Corte Penale dell'Aia condanna l'ex-presidente del Sudan, Omar al-Bashir, per crimini di guerra. Questo Video di Mattafix è stato girato in un campo profughi del Darfur. Prodotto da Mick Jagger per ricordare al mondo una tragedia ancora in atto ma di cui nessuno parla.

Adozioni a Distanza

L'Adozione a Distanza è un modo speciale per aiutare un bambino a studiare, a crescere, a vivere decorosamente, e soprattutto a non restare emarginato

In Africa decine di migliaia di bambini sono abbandonati o restano orfani a causa di guerre, violenze, malattie, disagio sociale e familiare. Si pensi, per esempio, all'epidemia di ebola che colpì l'Africa occidentale tra la fine del 2013 e il 2015, almeno 10.000 bambini sono rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori solo in Sierra Leone, uno dei paesi più colpiti dal virus.

L'Adozione a Distanza è un modo speciale per aiutare un bambino a studiare, a crescere, a vivere decorosamente, e soprattutto a non restare emarginato.

Un bambino adottato a distanza non viene sradicato dai luoghi di origine e chi adotta un bambino riceve periodicamente foto e notizie sui suoi progressi scolastici, educativi e di vita, ed è possibile perfino andarlo a trovare per abbracciarlo.

Sono migliaia le associazioni di volontariato e le onlus che operano in Africa e che utilizzano lo strumento delle Adozioni a Distanza. Adottare a distanza è tutto sommato economico, non più 20-30 euro al mese, una piccola rinuncia per noi, ma un grande aiuto per un bambino bisognoso.

Regala anche tu un sogno a chi non può sognare ma che, nonostante tutto, ti sorride

Come Foundation for Africa abbiamo adottato due bambini, Mum (Sud Sudan) e Duwai (Sierra Leone), che sono ospiti nei loro rispettivi Villaggi Sos gestiti dall'Unicef.

Mortalità Infantile

Le cause di morte nei bambini al di sotto dei cinque anni sono patologie spesso banali e facilmente curabili

Se il mondo non si concentrerà sulla drammatica situazione dei bambini più svantaggiati, entro il 2030 (data conclusiva degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) 69 milioni di bambini sotto i 5 anni moriranno per cause prevalentemente prevenibili, 167 milioni di bambini vivranno in povertà, 750 milioni di donne si dovranno sposare da bambine e oltre 60 milioni di bambini in età scolare saranno esclusi dall'insegnamento primario.

Sono circa 6,6 milioni i bambini ogni anno in tutto il mondo, 16.500 bambini ogni giorno, 700 ogni ora, che muoiono prima di aver compiuto il quinto anno di vita. Un dato che viene certificato dal "Rapporto Unicef" sulla mortalità infantile nel mondo.

La metà di questi bambini muore in Africa, e la causa sono malattie facilmente curabili o addirittura prevenibili come malattie da diarrea (causate principalmente dall'acqua non potabile), prematurità neo-natale e patologie da parto, affezioni polmonari, morbillo, malnutrizione, malaria, e non ultimo sieropositività al virus HIV.

Bambini che muoiono solo perché non hanno accesso ai farmaci necessari, muoiono a causa delle mancate vaccinazioni, oppure vivono in zone disagiate, o in zone di conflitto.

L'Africa Sub-Sahariana è l'unica area del pianeta dove i tassi di mortalità devono essere scritti a 3 cifre. Mentre in Italia il tasso è 4 ogni 1000 nati, in Sierra Leone è di 182 morti ogni 1000 nati vivi (il più alto tasso di mortalità infantile al mondo), e poi l'Angola (164/1000), il Ciad (150/1000), la Somalia (147/1000), la Repubblica Democratica del Congo (146/1000), tanto per parlare dei luoghi ove crescere è più difficile.

Le cause di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni sono patologie a volte banali, facilmente curabili, e soprattutto prevenibili.

Basterebbe un piccolo sforzo da parte di tutti per debellare questa terribile "disuguaglianza". Malattie che, al contrario, nei paesi ricchi e sviluppati sono facilmente curabili se non addirittura del tutto debellate.

Una più accurata prevenzione e accesso ai farmaci. Farmaci che, se nei paesi occidentali sono di facile accesso, in alcuni paesi e in alcune zone dell'Africa sono del tutto introvabili.

Islam Integralista

No alla persecuzione dei Cristiani e No all'Islam integralista

Bring Back Our Girls

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014, 276 studentesse sono state rapite dalla scuola nella città di Chibok, nello stato di Borno, in Nigeria. La responsabilità del rapimento è stata rivendicata da Boko Haram, un'organizzazione terroristica estremista islamica che opera nel nord-est della Nigeria. Fu il più grande rapimento di massa compiuto in Nigeria e destò  indignazione in tutto il mondo sia per l'alto numero delle ragazze rapite, ma soprattutto per la loro giovane età, tutte ragazzine tra i 13 e i 17 anni.

Boko Haram, è un'organizzazione terroristica di matrice islamica integralista che dal 2009, in Nigeria, provoca terrore, morte e distruzione. Il senso di quel rapimento in una scuola sta tutto nel nome stesso "Boko Haram" che nella lingua haussa significa "l'istruzione occidentale è peccato".

BringBackOurGirls (restituiteci le nostre ragazze) fu l'hastag che per molti mesi identificò nel web quel rapimento odioso e divenne anche per noi di Foundation for Africa il motto per dire "No all'Islam integralista e alla persecuzione dei cristiani".

No all'Islam integralista

È in atto in molti luoghi del Mondo una vera e propria discriminazione nei confronti dei cristiani, fino ad arrivare alle persecuzioni.

In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una escalation dell'integralismo islamico soprattutto nei confronti delle minoranze cristiane e dell'occidente.

La nascita dello Stato Islamico di Siria e Iraq sono stati solo il culmine dell'aberrazione umana che viene giustificata in nome di un Dio che si chiama Allah.

Nella nostra Nigeria dal 2009 assistiamo alla persecuzione della minoranza cristiana degli stati del nord da parte del gruppo integralista di ispirazione islamica Boko Haram. Si stima che in questi ultimi anni l'integralismo islamico solo in Nigeria abbia provocato 25 mila morti, e ad oggi 2,7 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi.

Rapimenti di ragazze, stupri e violenze, distruzione di Chiese e luoghi di culto cristiani, massacri nelle scuole, devastazione di interi villaggi e città. Duemilioni e settecentomila profughi, questo è quello che sta provocando l'Islam integralista nella nostra Nigeria.

Il mondo Islamico così detto moderato, di fronte agli orrori dell'Islam integralista, in tutti questi anni è rimasto "silente", colpevolmente ha taciuto, e in alcuni casi è stato anche complice e fiancheggiatore.

Le violenze causate dall'Islam integralista nello Stato Islamico, in Nigeria, in Sudan, in Somalia, in Medio Oriente, in Pakistan, ma anche nella Repubblica Centrafricana, in Afghanistan, in Libia, in Indonesia, ecc.. sono sotto gli occhi di tutti.

Ad oggi, non c'è un solo luogo al mondo dove ci sia un conflitto, una guerra, o una qualsiasi tensione sociale in cui l'Islam non sia coinvolto. Popolazioni islamiche le une contro le altre, Sciiti contro Sunnuti e viceversa, ma soprattutto l'Islam contro le minoranze "non islamiche", l'Islam contro i cristiani, l'Islam contro gli "infedeli", oppure genericamente l'Islam contro l'occidente.

E poi c'è la discriminazione nei confronti della donna, la distruzione della storia, della cultura del passato, come si è visto e come si vede ogni giorno nel luoghi che furono la culla dell'umanità. Una "barbarie" che questo "islam" indegno sta portando avanti proprio in questi tempi.

Per tutto questo e per molto altro ancora .. "Ecco perché diciamo No all'Islam" e No alla persecuzione dei cristiani

Il calvario di Rebecca è iniziato quando Boko Haram ha attaccato il suo villaggio all'inizio del 2015, Baga, situato nel nord-est della Nigeria. Ha dovuto fuggire correndo insieme al marito, Vitrus, e ai due figli, Zacharias di due anni e Jonathan di uno. Rebecca, 24 anni, essendo incinta, non riusciva a tenere il ritmo. La coppia ha deciso di separarsi perché il gruppo terroristico uccide subito gli uomini e sequestra le donne.

Boko Haram ha raggiunto la donna, cristiana, e i suoi due figli, e subito si è sentita una raffica di colpi di arma da fuoco. Rebecca ha pensato che avessero assassinato Vitrus, che a sua volta ha pensato che sua moglie fosse stata uccisa.

I terroristi di Boko Haram hanno lanciato il piccolo Zacharias, di appena due anni, nel lago Ciad, in cui è morto affogato, perché sua madre si rifiutava di avere rapporti sessuali con i miliziani. Era il secondo figlio che Rebecca ha perso dopo essere stata sequestrata dal gruppo terroristico. Era tale la violenza esercitata su di lei che le hanno rotto i denti e ha perso il bambino che aspettava.

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Bambini e Bambine Soldato

Nel mondo ci sono circa 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati. Sono decine di migliaia anche le bambine costrette da milizie armate ed eserciti a diventare schiave sessuali

Nel mondo risultano più di 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati, anche se è difficile fare stime esatte e il numero effettivo è probabilmente più alto.

Il rapporto ONU 2014 ha individuato 22 paesi nel mondo che hanno posto in essere almeno uno dei 6 (sei) crimini gravi contro i bambini durante i conflitti armati.

  • 1. Uccisione e mutilazione di bambini
  • 2. Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati
  • 3. Violenza sessuale contro i bambini e le bambine
  • 4. Attacchi contro scuole o ospedali
  • 5. Impedimento dell'assistenza umanitaria ai bambini
  • 6. Sequestro di bambini

Sono 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sul coinvolgimento di minori nei conflitti armati.

I dati resi noti sono più che allarmanti perché si tratta di oltre 250.000 bambini e adolescenti utilizzati in guerre, principalmente in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Myanmar, Filippine, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Costa d'Avorio, Libia.

I bambini e adolescenti usati nelle guerre sono per la maggioranza sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie o addirittura rapiti dai loro villaggi. Vengono usati come scudi umani o spie, per il trasporto dei rifornimenti o per combattere. Una piaga che sta minando psicologicamente intere future generazioni.

In questo dramma sono coinvolte anche moltissime bambine, spesso abusate e rese schiave sessuali. Spesso sono costretti ad assumere droghe per renderli sottomessi.

Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori nelle guerre

Mappa delle violazioni

Nella mappa sono indicati i Paesi in cui si rileva almeno una delle sei gravi violazioni formulate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere i bambini durante i conflitti armati e individuare i responsabili.

Unicef

Bambini Soldato

Un bambino soldato è una persona sotto i 18 anni di età, che fa parte di qualunque forza armata o gruppo armato, regolare o irregolare che sia, a qualsiasi titolo - tra cui i combattenti, i cuochi, facchini, messaggeri e chiunque si accompagni a tali gruppi, diversi dai membri della propria famiglia. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati.

Per l'UNICEF, la protezione dei bambini vittime di violenza, sfruttamento e abusi è parte integrante della difesa del diritto di ogni bambino alla sopravvivenza, alla vita e allo sviluppo.

Ecco perchè, negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha realizzato in numerosi paesi programmi per assistere e aiutare nel reinserimento i bambini soldato: Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Sri Lanka.

Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, approvato nel 2000, aumenta l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (articolo 2).

Lo Statuto della Corte penale internazionale, approvato nel 1998 pone come crimine di guerra l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni in forze armate nazionali e il loro utilizzo nella partecipazione attiva alle ostilità in conflitti sia internazionali sia interni.

La Convenzione n. 182 dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), approvata nel 1999, definisce il reclutamento forzato e obbligatorio di bambini una delle "peggiori forme di lavoro minorile" e lo vieta.

La mancata protezione dei bambini dall'utilizzo da parte di gruppi armati ostacola il raggiungimento di almeno tre degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:

  • l'istruzione primaria universale (OSM 2). Infatti il bambino soldato spesso è tagliato fuori dalla possibilità di frequentare la scuola;
  • la riduzione della mortalità infantile (OSM 4). I bambini coinvolti nei conflitti armati spesso non hanno accesso all'assistenza sanitaria e sono esposti a situazioni di pericolo di vita;
  • la lotta contro l'HIV/AIDS, malaria e altre malattie (OSM 6). I bambini nei gruppi armati sono soggetti ad abusi sessuali e sfruttamento.

Gli scopi dell'azione dell'UNICEF

  • allontanare dei bambini dai gruppi armati o dagli eserciti
  • assicurare loro l'accesso ai servizi sanitari e sociali di base
  • consentire il reinserimento familiare e sociale degli ex bambini soldato
  • offrire loro alternative concrete attraverso percorsi di scolarizzazione, formazione psico-attitudinale, supporto psicologico, mediazione familiare e supporto alle comunità di provenienza
  • proporre progetti specifici rivolti alle bambine e ragazze vittime di violenza sessuale e alle giovani madri.

Fatti chiave

Si stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.

Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Ma l'impatto dei conflitti armati sui bambini è difficile da stimare a causa della mancanza di informazioni affidabili e aggiornate. Si stima siano 14,2 milioni i rifugiati in tutto il mondo, di cui il 41 % di età inferiore a 18 anni. E sono 24,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti, di cui il 36 % sono minorenni. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.

I principi guida dell'intervento internazionale

Per intervenire con efficacia, occorre analizzare i motivi sociali che portano al reclutamento di bambini: se sono reclutati forzatamente oppure si uniscono "volontariamente" a gruppi armati, al fine di sfuggire alla povertà e alla fame o per sostenere attivamente una causa. Occorre anche coprire l'intera gamma dei bambini coinvolti nelle forze armate, comprese le bambine,  senza limitare l'intervento ai soli bambini arruolati formalmente.

È anche necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e recupero: senza un sostegno duraturo da parte della comunità internazionale, i progetti di smobilitazione rischiano di essere inefficaci e puramente "di facciata"

Monitorare efficacemente la situazione aiuta a mostrare l'effettiva estensione e gravità delle violazioni commesse. Dobbiamo costringere chi colpisce, abusa o sfrutta i bambini a renderne conto.