Greta,
Carola.
Con me o contro di me
Il
mondo è cambiato il 7 ottobre 2001. Quando George W. Bush, non
certo un filosofo illuminato, né statista, né
politico, annunciò l’invasione
dell’Afghanistan, pronunciò una frase che ci ha
contaminato. “Siete con
noi, oppure contro di noi”. Quello che intendeva
Bush è che dopo l’affronto delle Torri Gemelle,
non poteva esistere alcun pensiero intermedio. Il messaggio sottointeso
era bruciante: “Se
non approvi i nostri bombardamenti, vuol dire che fiancheggi i
terroristi”
Bush, che prima di decidere di entrare
in guerra, si era “consultato”
con Dio nella sua chiesetta nel Texas, ha portato di peso
l’integralismo della ragione in mezzo alle discussioni di
tutti i giorni. Le
parole,
più
che i bombardamenti, hanno
raso al suolo il pensiero intermedio. Il ragionamento.
Hanno reso i fatti (armi
di distruzione di massa?) marginabili, marginali rispetto
alle parole gridate. I
fatti possono, anzi devono, essere ignorati.
Sono molto colpita dal livore con cui
in parecchi, inclusi molti giornalisti (o cosiddetti), si
rivolgono a Greta
Thunberg.
Anche
di fronte a fatti conclamati oggi prevale
la scelta di parte. Se non credi al cambiamento climatico,
non fai
nulla per informarti. Questo atteggiamento produce molto più
godimento e successo, scagliarsi
arbitrariamente contro l’altro è
liberatorio. Questo
fenomeno produce ignoranza, credenze popolari, e
supporta campagne politiche che portano a sfracelli.
Brexit
Prendete
la Brexit. Quelli che l’hanno promossa hanno
diffuso con rabbia il concetto secondo cui i migranti minacciavano la
sopravvivenza del Regno Unito. Una
grande stronzata. Il Regno Unito ha il sistema di
frontiere e immigrazione tra i migliori al mondo.
Migranti
Passiamo
ai migranti in Italia. Quando espongo dei fatti
comprovati, di solito mi becco della “comunista”
della “pidiota”
e anche molto peggio (dunque
risparmiatevi, siete prevedibili e anche poco intelligenti).
La logica del
con-me-contro-di-me oltre a incattivire vende falsi idoli.
L’idea che l’Italia sia “il campo profughi
d’Europa” è una bufala
gigante. In Grecia nel 2019 sono arrivati 19mila profughi. In Spagna
15mila. Da noi poco meno di 6mila. Quelli portati dalle “pericolosissime”
ONG? Meno di 600.
Non si riempie neppure una chiesa.
Eppure
vi raccontano che la Capitana Carola è peggio di Osama Bin
Laden. Leggendo
commenti anche di persone sulla carta educate, è evidente
che la strada intrapresa è pessima. I migranti in Italia
sono un problema? Certo, non sono stupida. Ma è una questione
umanitaria e di politica internazionale, non certo
sociale. L’Europa
ci gioca, questo è certo, ma
seimila profughi per un Paese di 60 milioni non sono nulla.
Ma socialmente, nella vita di tutti i giorni, peggio sono i 109
miliardi di evasione endemica. Quello si che richiederebbe campagne
feroci.
Giornalisti
faziosi. A leggerre certi titoloni di giornali chiaramente schierati,
contro Greta, contro Carola. Roba da far rizzare i capelli, spazzatura
e basta
A
me sembra che l’unica via d’uscita è
quella di scappare adesso, subito, da questo pericoloso laccio.
Giorni fa una stimata giornalista che lavora a Rai2 sbeffeggiava i
giovani scesi in piazza a protestare sul cambiamento climatico, dicendo
che appena finito s’infilavano tutti a mangiare da McDonalds,
smentendo così la loro stessa missione sanatrice del
pianeta. Il
messaggio implicito? Sono manipolati e in fondo solo dei
buffoni. Greta è in mano a qualche oscura lobby politica e,
naturalmente, il cambiamento climatico non è
un’urgenza come vogliono farti credere.
È
deludente che chi lavora nell’informazione, certo non è lei,
quella giornalista di Rai2, la sola, si presti a una logica
così banale e anche un po’ rozza. Da bar, per
così dire. Di certo aiuta a far crescere
consensi, ma sono consensi, mi si perdoni, poco evoluti. Se
andiamo avanti a colpi di slogan, finiremo vittime di un algoritmo.
Greta
Thunberg
Personalmente
non ho sentimenti particolari nei confronti di Greta Thunberg.
Anzi, posso dire che sono poco interessata al fenomeno. Il
cambiamento climatico è un fatto piuttosto concreto e
assodato. Già dodici anni fa diversi
scienziati ed esperti molto qualificati andavano dicendo che risulta
chiaro che il pianeta ha qualche problemino.
Forse
per salvarlo non servirà smettere di mangiare carne,
ma qualcosa va
fatto. Vi sono luoghi del mondo (purtroppo non abbastanza vicini
alla Rai o alle sedi di molte sedi di giornali) in cui
già adesso si muore (o si
emigra) a causa del cambio climatico.
In Marocco dove migliaia di berberi
dovranno abbandonare il deserto perché le temperature sono
cresciute di 4° negli ultimi 40 anni e le tempeste di sabbia
ricoprono villaggi interi. Roba
vera. O
nell'Africa Sub-Sahariana, nelle zone che adesso vengono
chiamate savana, dove
il deserto avanza mangiandosi ogni anno decine di chilometri quadrati
di terre adesso
dedicate all'agricoltura o all'allevamento. Dove
migreranno? Saliranno a bordo di una ONG capitanata da Carola? Faranno
guadagnare voti a Salvini? Anche
a tutto questo non sono particolarmente interessata.
Quello
che mi piacerebbe sapere e di cui vorrei discutere con
educazione, è cosa
pensiamo di fare con quel 30% di umanità che non ha accesso
all’acqua? Con
lo scioglimento preoccupante dei ghiacciai? Con la distruzione sistematica
delle foreste? Con la scomparsa dei coralli? Con i milioni
di persone esposte a cataclismi climatici sempre più aspri?
Cose
reali, fatti veri
Sono
tutte cose che stanno avvenendo, di cui sarebbe interessante
discutere, su
cui tutti ma proprio tutti, a cominciare da chi fa
informazione, dovrebbe farsi un’opinione educata. Fatti che richiedono soluzioni.
Proviamo a trovarle sul serio o andiamo avanti a insultarci a vicenda
mentre ci cadono in testa le montagne (Courmayeur mi pare non sia
nell’Artico).
Con
me oppure contro di me, oltre ad essere ormai
una forma molto noiosa di comunicazione, rivela spesso la
stupidità di chi se ne fa portatore. Citando H.G. Wells,
“La
storia del genere umano diventa sempre più una gara fra
l’istruzione e la catastrofe”. Non so
quanto la catastrofe sia vicina, ma se posso contribuire ad
allontanarla anche solo un pochino, ci provo. Astenersi
perditempo.